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22/01/2015 | di Redazione Ruoteclassiche
23 gennaio 1955: esordiva il 4+2 Ferrari
L’Ingegner Aurelio Lampredi aveva creato un nuovo motore 6 cilindri in linea da 3,7 litri, durante l’anno cresciuto a 4,4 litri. Purtroppo contro lo strapotere Mercedes e Jaguar fu inutile.
22/01/2015 | di Redazione Ruoteclassiche

Esattamente 60 anni fa, l’Ingegner Aurelio Lampredi creava un nuovo motore 6 cilindri in linea da 3,7 litri, durante l’anno cresciuto a 4,4 litri. Ma contro lo strapotere Mercedes e Jaguar si rivelò inutile.

Il Campionato Mondiale Marche 1955 per vetture Sport prese ufficialmente il via il 23 gennaio con la Mille Chilometri di Buenos Aires. Al primo appuntamento della stagione, tra molte non meglio precisate “Ford V8” si presentavano anche le Maserati A6 GCS, le Porsche 550 RS e poi Jaguar C, Cisitalia 202, Allard e numerose Ferrari, con in testa le poderose 375 (MM e Plus) con motore 12 cilindri da 4,5 litri.

A quell’edizione la Ferrari teneva a battesimo una nuova macchina da corsa per la stagione, equipaggiata con un nuovo, invero inusuale nella sua tradizione, motore: la 118 LM / 376 S portava all’esordio un inedito 6 cilindri in linea progettato dall’ingegner Aurelio Lampredi e ricavato a partire dai piccoli 4 cilindri 2 litri che equipaggiavano la serie delle Ferrari 500 (F2, Mondial, Testarossa).

Nel ’54 Lampredi, per cercare una soluzione alla rivalità espressa dai 6 cilindri in linea inglesi di Jaguar e Aston Martin, aveva realizzato il prototipo di una nuova unità con frazionamento a 6 cilindri. Questo altro non era se non un 4 cilindri al quale furono aggiunti due cilindri per una cilindrata complessiva di 3 litri. Contraddistinto dalla sigla tipo 306 fu fondamentale per la definizione dei principi del progetto definitivo, con cilindra da 3,7 litri.

L’architettura del motore Tipo 118 prevedeva alesaggio di 94 mm e corsa di 90, con una cilindrata complessiva di 3747 cm³. La distribuzione era a 2 alberi a camme per l’unica testata, agenti su 2 valvole per ogni cilindro. L’accensione, con due magneti, era affidata a due candele e l’alimentazione era assicurata da tre carburatori doppio corpo Weber 45 DC0E. La potenza massima raggiunta era pari a circa 280 CV a 6400 giri.

Il 6 cilindri tipo 118 fu montato all’interno di un telaio tubolare di derivazione 750 Monza e della quale riprendeva, complessivamente, i tratti somatici modellati dall’esperto Scaglietti. La vettura fu ufficialmente nota come Ferrari 376 S (3,7 litri, 6 cilindri).

La prima 118 LM / 376 S con motore 6 cilindri, il telaio 0484LM, fu affidata per la corsa argentina a Froilan Gonzalez e Maurice Trintignant. Questa era l’unica Rossa ufficiale, affiancata da altre sette Ferrari private. L’esordio di gara sembrava promettere al meglio: Froilan Gonzales, scatenato, stabilì anche il giro più veloce in gara. Ma, purtroppo, a causa di una manovra errata in corsia box, fu squalificato.

Al suo ritorno in Italia la 118 LM / 376 S fu già aggiornata con un’evoluzione del suo motore, ribattezzato Tipo 121, per potenziare la squadra ufficiale: il 6 cilindri, aumentando “violentemente” l’alesaggio da 94 a 102 mm fu portato a 4,4 litri e, grazie a una nuova batterie di carburatori, la potenza crebbe fino a ben 330 cavalli. Il nuovo modello ricevette la denominazione di 446 S (4,4 litri, 6 cilindri).

Taruffi, con la 376 S, nel frattempo, vinse il Giro di Sicilia. Alla successiva Mille Miglia la squadra Ferrari si presentò con un esercito di vetture contro le nuove Mercedes 300 SLR. Tra queste ben tre 118 LM e una 121 LM / 446 S (affidata a Eugenio Castellotti). L’ingegnere-pilota romano, anni dopo, ricordando quell’edizione della corsa, racconterà che a Roma Stirling Moss con la Mercedes aveva quasi 2 minuti di vantaggio su di lui ma ancora non aveva fatto rifornimento. La gara era ormai un duello personale tra lui e l’inglese. Paolo Marzotto, sulla 118 LM / 376 S ufficiale, era stato messo fuori dai giochi già a Vicenza per problemi alle gomme. Castellotti con la 4,4 litri, aveva subito lo stesso destino lungo l’autostrada Adriatica. A Viterbo, durante la sosta al “box” Ferrari, Taruffi si sentì dire dall’Ing. Lampredi: “sei primo!”. Ripartì immediatamente sognando la vittoria ma dopo quaranta chilometri, la trasmissione cedette. Umberto Maglioli, sull’unica Ferrari 6 cilindri superstite, riuscì a limitare i danni arrivando terzo assoluto dietro Moss e a Fangio con l’altra 300 SLR.

Le 121 LM / 446 S, nel resto della stagione non brillarono come sperato: due esemplari ufficiali schierati alla 24 Ore di Le Mans (Hill/Maglioli e Schell/Trintignant) furono costretti al ritiro da guai meccanici. La stagione fu monopolizzata dalle Jaguar D e dalle Mercedes 300 SLR (che portarono a Stoccarda il titolo). Gli unici risultati messi a segno furono la vittoria di Umberto Maglioli alla Aosta-Gran San Bernardo e il terzo posto assoluto di Castellotti al Gran Premio di Svezia.

A fine stagione sia la 118 LM sia la 121 furono anzitempo pensionate. Gli esemplari prodotti presero tutti la via degli Stati Uniti dove oggi risiedono in importanti collezioni. Complessivamente, risultano tre telai 376 S con 6 cilindri 3.7 e quattro 446 S con 6 cilindri 4.4.

Alvise-Marco Seno

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