Il solo profilo è sufficiente a riconoscerla: la linea, frutto della matita di Leonardo Fioravanti, è bassa e sinuosa, con la fiancata liscia, interrotta solo dalla presa d’aria, necessaria per far respirare l’otto cilindri montato in posizione centrale. Non è la Testarossa bianca di Miami Vice o la 308 GTS di Magnum P.I., ma con la Ferrari 328 è assicurata la stessa aria anni 80. Rispetto alla sua predecessora aumentano potenza e affidabilità e diminuiscono i costi di manutenzione, a tutto vantaggio dei fortunati proprietari che si trovano in mano una vettura più fruibile. Anche perché, a differenza della 308, ora, per sostituire la cinghia della distribuzione non è più necessario estrarre il motore dalla macchina. I punti forti, invece, restano, come la posizione di guida distesa, peculiarità delle Ferrari di quegli anni, e i fari a scomparsa, bellissimi, specie se visti da dentro l’abitacolo, sdraiati sui sedili in pelle e con il volante a tre razze tra le mani.
V8 trasversale
Prodotta dal 1985 al 1989, con la 328 si conclude la fase delle berlinette Ferrari due posti in cui il V8 centrale è montato trasversalmente, a ridosso degli schienali dei sedili. Nello specifico, si tratta di un 3.2 quattro valvole aspirato da 270 CV, alimentato a iniezione meccanica Bosch K-Jetronic e capace di spingere i circa 13 quintali e mezzo della vettura in ordine di marcia fino a oltre 260 chilometri orari. La carrozzeria nasconde un telaio tubolare di acciaio e sospensioni a quadrilateri orizzontali sia all’anteriore che al posteriore. A tenere a bada la bestia ci sono quattro freni a disco, celati dai cerchi da 16 pollici dal caratteristico disegno a stella.
Interni scenografici
Dal punto di vista stilistico la 328 eredita gli stilemi della 308, mutuandone linea e proporzioni e mantenendo intatti alcuni tratti distintivi come i quattro fari rotondi al posteriore. Tra le differenze, il muso, ora più aerodinamico e moderno, è racchiuso in una mascherina che integra anche paraurti, fari e prese d’aria. Dentro il piccolo abitacolo ad attirare lo sguardo è la lunga leva del cambio con il classico selettore a griglia cromata, vera peculiarità delle Ferrari a trasmissione manuale. Il volante è inclinato e minimalista, dietro campeggia la bellissima strumentazione Veglia Borletti composta di contagiri, tachimetro e termometri di acqua e olio. La posizione di guida è semidistesa e la pedaliera disassata costringe il pilota a stare “di traverso”, un piccolo tributo per godersi il rombo del V8 e il rumore metallico degli innesti del cambio.
L’ultima di un’epoca
La 328 era disponibile in due varianti: la versione berlinetta GTB era affiancata dalla versione scoperta GTS in configurazione “targa” con tetto rigido asportabile e roll bar integrato nella carrozzeria. Oltre che per il tettuccio, la GTS differiva dalla coupé per i piccoli finestrini dietro alla portiera che, come nella 308 GTS, erano coperti da griglie nere a lamelle verticali, analoghe a quelle sul cofano posteriore. Con lei si chiude la schiera delle auto derivate dalla 308 a cui appartengono anche la 208, e le GTB/GTS Turbo. Nel 1989, infatti, arriva l’inedita 348 TB e TS, dove la T per trasversale nella sigla indica la disposizione del cambio, appunto trasversale, ma abbinato al V8 longitudinale.