Contestualmente allo sviluppo della Lancia Aurelia berlina si sviluppò l’idea di una versione più sportiva, capace di sfruttare appieno le doti dinamiche e motoristiche del nuovo progetto. Sviluppata nel 1950 e poi commercializzata l’anno dopo, nacque, subito con motore 2.0, l’Aurelia B20 e fu la prima vettura gran turismo della storia. Il progetto ebbe un tale successo che venne prodotta in sei serie, per nove anni e con un totale di più di 3.800 unità.
Le prime corse
Fin dagli albori l’Aurelia B20 dimostrò il suo carattere sportivo, inizialmente privatamente in mano a gentlemen drivers. Alla Mille Miglia 1951, l’esemplare telaio B20-1010 guidato da Giovanni Bracco e Umberto Maglioli concluse secondo assoluto dietro Villoresi, un risultato clamoroso per una coupé 2.0 litri. Nello stesso anno a Le Mans, la stessa Aurelia si piazzò dodicesima assoluta e prima di classe Turismo 2.0, solo per citare due delle conquiste più famose. Con il susseguirsi delle vittorie, però non facenti parte di un team ufficiale della casa, Gianni Lancia si convinse della partecipazione in maniera più consistente alle competizioni. Vennero prodotte sette esemplari di B20 seconda serie da competizione, profondamente modificati, sia esteticamente sia meccanicamente. Carrozzeria di alluminio, vetri di plexiglas, quattro carburatori, serbatoi maggiorati, assenza delle pinne tipiche della seconda serie e della seconda coppia di fari anteriori, sono sia più potenti che più leggere. Anche il motore fu potenziato, grazie a valvole maggiorate e condotti modificati, portando la potenza a 110 CV e il cambio, di serie al volante, attraverso la famosa “modifica nardi” permetteva di avere la più tradizionale leva ancorata al pavimento. Purtroppo, nessuna di queste splendide vetture è sopravvissuta sino ai giorni nostri.
La cilindrata sale a 2.5
Oltre ai Biellesi Bracco e Maglioli che furono tra i primi a vincere con la B20 un terzo biellese “d’adozione”, Luigi Fagioli fu proprietario di una B20 competizione (telaio 1510) con cui nel 1952 vinse la classe e arrivò terzo assoluto alla Mille Miglia del 1952, vinta invece da Bracco su Ferrari. Appena un mese dopo, purtroppo, su questa stessa auto perse la vita durante le prove del Gran Premio di Monaco. Successivamente alla 2 litri venne sviluppato il motore 2.5 da 118 HP destinato alla terza serie, vettura esteticamente fortemente rivista, ma anche più pesante. Fu proprio una vettura della terza serie con cui Louis Chiron vinse il rally di Montecarlo del 1954. Con questo motore verranno anche equipaggiate auto seconda serie per gareggiare. Successivamente la quarta serie vedrà anch’essa un ampio uso nelle competizioni, fu la prima ad introdurre il ponte de Dion al posteriore e a richiesta poteva avere la guida a sinistra (B20s), il cambio a pavimento, ruote a raggi, carburatori e collettori Nardi e scarico speciale. L’ultima vittoria della B20 degna di nota fu, con Villoresi al volante, il rally dell’Acropoli del 1958.
Apprezzata anche da Fangio
Juan Manuel Fangio fu anche lui un grande estimatore del modello e riguardo ad essa scrisse: “Quello che voglio dire è che la Lancia Aurelia G.T. è esattamente come una tazza di mate: ispira fiducia, un senso di sicurezza ed euforia, quella sottile euforia indefinibile che scaturisce da un essere perfetto. In realtà è un'auto in cui impetuosità, buon senso, immaginazione e audacia si fondono magnificamente. La Lancia 2500 B20 è l'auto che sogneremmo di aver costruito se fossimo stati ingegneri, se fossimo stati in grado di dare forma ai desideri che ci attraversano la mente, magari durante un lungo viaggio”.
I prototipi
Nel 1953 la B20 2.5 litri confermò la bontà del progetto, le vendite nonostante il prezzo elevato andavano bene, e intanto parallelamente Lancia sviluppava prototipi più radicali. Vittorio Jano sotto richiesta di Gianni Lancia inizia a sviluppare, partendo concettualmente dall’ Aurelia, un progetto nuovo, denominato D20. Le vetture costruite, con configurazione chiusa ebbero però vita breve, ma ottennero due vittorie, tra cui la Targa Florio, con alla guida Umberto Maglioli. Ne derivarono poi la D23, D24 e D25. Il percorso evolutivo dell'Aurelia nelle corse si spense coi prototipi sportivi. Questi, insieme alla Lancia D50 furono il canto del cigno per la Lancia. Con problemi finanziari e la scomparsa del loro pilota Ascari, nel 1955, 70 anni fa la casa automobilistica che forse più di ogni altra ha portato innovazioni vedrà la sua fine della sua indipendenza, avendo regalato al mondo alcune tra le auto più influenti di sempre.