Rimettere in forma una Porsche storica è un po’ come ravvivare un capo vintage: il taglio c’è, il fascino pure, ma serve il tessuto giusto. E così Porsche rispolvera dal proprio guardaroba tre icone intramontabili, Pepita, Tartan e Pasha, riportandole alla qualità originale. Non semplici stoffe, ma veri marchi di fabbrica che hanno vestito generazioni di 356, 911 e compagnia bella. Adesso tornano ordinabili nei Centri Porsche e sull’Online Shop, pronti a ridare agli interni quell’aria da salotto sportivo degli anni d’oro.
Recuperare la storia e l’originalità
Tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno seguito il restauro di un’auto d’epoca sanno perfettamente quanto sia insidioso e complicato ripristinare la tappezzeria originale se non si riesce a trovare il tessuto utilizzato all’epoca. C’è anche un altro aspetto da considerare: il design Porsche non si ferma alle curve della carrozzeria, perché una coppia di sedili parla di stile quanto uno scarico sportivo parla di prestazioni, e questo il reparto Classic lo sa bene, abituato com’è ad avere a che fare con clienti decisi a riportare le proprie auto alle condizioni di fabbrica, senza compromessi. Ulrike Lutz, che lo guida, non le manda a dire: in giro ci sono troppe imitazioni che sembrano autentiche solo fino alla prima estate passata al sole e che non rispettano gli standard qualitativi del marchio. Da qui l’idea di rifare tutto “come mamma Porsche comanda”.
Il sedile nascosto in un armadio
Per ricostruire i tessuti alla perfezione, gli specialisti hanno frugato negli archivi come archeologi in cerca del reperto perduto e alla fine il reperto c’era davvero: un sedile di 911 Tartan verde del 1975, mai montato su un’auto e custodito come una reliquia in un armadio a prova di luce negli USA. Una scoperta degna di Indiana Jones, che si è rivelata una manna per ricreare colori, trame e sensazioni al tatto esattamente come allora. Perché gli standard sono quelli severi della casa: durata, fedeltà cromatica, resistenza all’usura, alle abrasioni e persino al fuoco. E se il tappezziere deve rifare solo il sedile guida? Nessun problema: l’obiettivo è che il nuovo si confonda con il vecchio come se fossero usciti insieme dalla linea di produzione.
Pepita, Tartan e Pasha, icone storiche
I rotoli, venduti in misure da 1,5 x 2 metri, possono riportare in vita interni consumati o – ancora peggio – rimaneggiati in epoche poco sensibili all’originalità, il tutto seguendo le specifiche certificate dei modelli classici. Ma veniamo ai protagonisti: Pepita, disponibile dal 1963 sulla 356 e poi sulla 911, è quel motivo a piccoli quadretti collegati da righe diagonali: elegante, un po’ parigino, con un nome che viene addirittura da una ballerina spagnola dell’Ottocento poi resa famosa da Dior nel 1947. Un tessuto che più “heritage” di così è difficile. I Tartan, invece, portano nell’abitacolo un tocco di aristocrazia scozzese: nel 1974 Porsche ne offre tre versioni sulla neonata 911 Turbo, e da lì il successo si allarga, andando a equipaggiare anche le 911 normali. Poi c’è Pasha, il più “psichedelico” del gruppo, introdotto nel 1977 sulla 928 e ispirato a un poster anni 70 dell’artista Erich Strenger: geometrie in movimento, un effetto ottico degno di una bandiera a scacchi in corsa, e un nome che richiama comodità regali. È forse il motivo più iconico ed è stato usato anche di recente sulla serie limitata a 1.500 esemplari della 911 Spirit 70. Insomma, Porsche non si limita a restaurare: riporta in vita una parte di cultura automobilistica, perché certe stoffe non sono solo tessuti, sono memorie, emozioni e un dettaglio di stile che fa la differenza e appaga la vista.
