La scoperta, come accade sempre in queste occasioni, è capitata per caso nella sede storica della direzione di gara, a Brescia, sfogliando un album di vecchie foto d’archivio della Mille Miglia del 1956. “Fermi tutti” deve aver detto qualcuno tra i presenti, “ma questa non è una Mercedes 190 SL? Come mai ha il numero di gara sulla fiancata se non risulta che una 190 SL abbia mai partecipato alla Mille Miglia?”. Già, come è possibile che un modello fino a oggi rifiutato alla rievocazione storica della famosa gara (in quanto mai presente tra gli iscritti nelle edizioni ufficiali che si sono tenute dal 1927 al 1957) sia in realtà iscrivibile?
La ricerca storica è scattata immediatamente e alla fine il mistero è stato risolto: ebbene sì, tra le nove vetture con la Stella sul cofano che nel 1956 hanno partecipato a titolo privato alla Mille Miglia, non c’erano solo le 300 SL Ali di Gabbiano e le 220 Ponton ma anche una 190 SL, modello aveva debuttato che nel 1954 insieme alla 300 SL Gullwing.
La vettura in questione apparteneva alla coppia di piloti francesi Michel Bianco e Jean Loup Pellecuer; aveva il numero di partenza 347 (che corrispondeva all’orario di partenza delle 3:47 del mattino) e si era classificata al 121° posto dopo un tempo di percorrenza di 16 ore, 6 minuti e 15 secondi. Solo che invece di essere iscritta come Mercedes 190 SL, nei registri ufficiali dell’Automobil Club di Brescia dell’epoca figurava come Mercedes generica, senza indicazione di nome e di modello.
Un riconoscimento tardivo che non mancherà di irritare quanti fino a oggi sono stati esclusi dalla partecipazione alle varie rievocazioni storiche della gara più famosa del mondo, ma che ricompenserà i numerosi proprietari con una sicura rivalutazione delle quotazioni: come avvenuto per altre vetture ammissibili a gare importanti (vedi la London-Brighton) il fatto di aver ottenuto il via libera alla partecipazione alla Mille Miglia sarà sicuramente un valido motivo per far crescere le richieste di questo modello. Peraltro già salite molto negli ultimi due anni.
Gilberto Milano