Si è conclusa dopo 440 chilometri, nove passi e 51 prove cronometrate la 29a edizione della classica invernale, gara che di fatto ha aperto la stagione dei grandi appuntamenti della regolarità. Ecco come è andata e l'elenco dei vincitori
Fa una certa impressione ritrovarsi a superare il Passo Sella nel cuore di una notte di gennaio, tra prati brulli e sporadiche chiazze di neve ghiacciata, mentre tutt’intorno i cannoni illuminano le piste e sparano la neve artificiale. Tutto questo proprio mentre nelle stesse ore, dall’altro capo dell’Italia, in Abruzzo, si lotta contro le drammatiche conseguenze delle pesanti nevicate. Follie di un clima che toglie ogni certezza.
Anche senza neve, però, è sempre una certezza la Winter Marathon, la classica invernale che con la sua formula del “tutto in una notte” ha portato anche quest’anno oltre un centinaio di equipaggi in una cavalcata di 440 chilometri e 12 ore lungo le strade più belle delle Dolomiti, con partenza e rientro a Madonna di Campiglio. Un percorso che ha visto qualche modifica rispetto alle edizioni passate, ma che, con i suoi nove passi da scavalcare in sequenza, resta bellissimo. E provante, per i piloti e per le auto: sono state una quindicina quelle che non sono riuscite a terminare la gara.
Percorso provante
Nonostante le strade asciutte e le temperature non così rigide come in certe epiche edizioni passate (-8° la minima registrata), la Winter Marathon si è confermata una competizione davvero impegnativa: le 51 prove hanno tenuto sempre alto il ritmo degli equipaggi, l’andatura imposta dalla tabella di marcia non ammetteva indugi e non lasciava margini in caso di intoppi. E il buio, calato poche ore dopo la partenza, avvenuta alle 14 in punto, ha reso tutto ancora più complicato. Ma in fondo, è proprio per questo che piace, la Winter, alla quale i top driver accorrono sempre in massa: erano un quarto dei partecipanti, quest’anno.
Al via c’era anche una vera gloria come Miki Biasion, due volte campione del mondo Rally, che si è divertito a cimentarsi con la regolarità su una Lancia Fulvia Coupé S 1300 Safari del 1976, in coppia con Laura Ciarallo. Il livello del parterre si è rispecchiato nella regia delle prove, molto tecniche, con passaggi brevissimi alternati a tratti lunghi, con traguardi spesso in curva e le fotocellule di rilevamento dei tempi che si scorgevano solo all’ultimo momento, per sfidare le doti dei regolaristi più esperti. E con le ultime crono da affrontare alla fine della gara, quando la stanchezza di tante ore al volante si fa sentire.
Arrivare in fondo a una gara così è già un buon risultato, come accaduto a noi di Ruoteclassiche, con la nostra Volvo P121 del 1968 della Scuderia Volvo Italia (ve la racconteremo sul numero di febbraio).
Chi l’ha spuntata
E a conferma del carattere duro della Winter Marathon, anche tra i big non sono mancate le difficoltà: un mostro sacro come Giuliano Canè, in coppia con Lorenzo Rossi, con la sua Lancia Aprilia del 1938 si è dovuto accontentare del decimo posto, a causa di una serie di errori. Anche Nino Margiotta, regolarista siciliano con palmarés di rilievo, navigato da Bruno Perno su Volvo P120 del 1958, si è fermato all’ottavo posto, mentre Franco Spagnoli e Giuseppe Parisi, vincitori della scorsa edizione, con la loro Fiat 520 Torpedo del 1928 (che pure godeva del vantaggio del 7% sulle penalità riservato agli equipaggi eroici che disputano la gara su vetture aperte), non sono andati oltre il quinto posto.
Ad avere la meglio su tutti sono stati Alberto Aliverti e Alberto Maffi su Fiat 508 C del 1937, che hanno condotto una gara impeccabile, senza nemmeno montare gomme chiodate, che pure su certi tornanti ghiacciati garantivano una tenuta maggiore e dunque una marcia più fluida. Secondi, Andrea Belometti ed Emanuele Peli su Fiat Siata 508 S del 1932, davanti a Luca Patron e Massimo Casale su Bentley 3 Litre del 1925, vettura davvero impegnativa da guidare in alta montagna, al gelo. Prime tra gli equipaggi femminili si sono classificate Gabriella Scarioni e Ornella Pietropaolo su Porsche 356 B Coupé del 1960.
L’epilogo al laghetto
Ma la Winter Marathon non finisce con il traguardo tagliato a tarda notte (gli ultimi equipaggi sono ritornati a Madonna di Campiglio intorno alle 3.30 del mattino). Il sabato pomeriggio, infatti, sul laghetto ghiacciato della località trentina sono andate in scena due appassionanti sfide a eliminazione diretta: il Trofeo Ma-Fra, riservato alle vetture anteguerra, e il Trofeo Eberhard, al quale accedevano i primi 32 equipaggi classificati alla competizione notturna.
Ad aggiudicarsi il primo sono stati Francesco e Giuseppe Di Pietra, con la loro Fiat 508 C del 1938, che si sono consolati così di una prestazione non brillante in gara. A vincere il Trofeo Eberhard, invece, dopo una lotta sul filo dei centesimi di secondo, sono stati Belometti-Peli con la loro Fiat Siata, davanti a Guido Barcella e Ombretta Ghidotti su Porsche 356 C Coupé del 1963 e a Spagnoli-Parisi su Fiat 520 Torpedo. A tutti e tre gli equipaggi è andato un cronografo della Eberhard & Co.
Sempre il laghetto era stato teatro, il giovedì sera, del prologo della gara, il Trofeo Apt riservato ai primi 32 equipaggi iscritti alla manifestazione: ad aggiudicarselo sono stati Alessandro e Francesca Molgora su Triumph TR2 del 1954.
Le classifiche
Assoluta
1° Aliverti-Maffi Fiat 508 C 1937 #6
2° Belometti-Peli Fiat Siata 508 S 1932 #3
3° Paron-Casale Bentley 3 Litre 1925 #2
Equipaggi femminili
1° Scarioni-Pietropaolo Porsche 356 B Coupé 1960 #26
Trofeo Ma-Fra
1° Di Pietra-Di Pietra Fiat 508 C 1938 #8
2° Belometti-Peli Fiat Siata 508 S 1932 #3
3° Battagliola-Branca Fiat 508 S Balilla 1936 #4
Trofeo Eberhard
1° Belometti-Peli Fiat Siata 508 S 1932 #3
2° Barcella-Ghidotti Porsche 356 C Coupé 1963 #17
3° Spagnoli-Parisi Fiat 520 Torpedo 1928 #1
Trofeo Apt
1° Molgora-Molgora Triumph TR2 1954 #37
2° Turelli-Turelli Lancia Aprilia 1937
3° Battagliola-Branca Fiat 508 S Balilla Sport 1936
Laura Confalonieri