La tendenza emerge da Scottsdale e probabilmente influenzerà sempre di più le dinamiche di mercato delle auto storiche. I ragazzi nati tra il 1985 e il 2000 iniziano a visitare le aste ed acquistare auto d'epoca, supercar e instant classic; amano i suv e sono più interessati alle auto moderne e giapponesi. Anche con lievi modifiche.
I “millenial”, detti anche “generazione y”, si affacciano come nuovi adepti e acquirenti nel mondo delle classiche: è una delle notizie emerse tra le pieghe delle aste di Scottsdale, tanto che il quotidiano USA Today ha dedicato un servizio al tema, intervistando operatori ed esperti del settore su questo nuovo fenomeno.
Ma chi sono, cosa fanno e perché dovrebbero influenzare il mondo delle auto classiche gli appartenenti alla generazione nati tra il 1985 e il 2000? Partiamo da alcune considerazioni numeriche: secondo dati Goldman Sachs e altre analisi demografiche, con 91 milioni di unità i “millenial” rappresentano già oggi la generazione dominante a livello numerico negli USA.
Nel mondo invece sono al secondo posto (con oltre 1,8 miliardi di appartenenti) dietro i “baby boomer”, la generazione più popolosa, quella dei nati tra il 1945 e il 1965, protagonista del boom economico e per lungo tempo “opinion leader” del mondo occidentale come siamo abituati a conoscerlo. Secondo le stime, tuttavia, già nel 2018 i “millenial” supereranno definitivamente per numero complessivo genitori e nonni. In mezzo ci sono i ragazzi della “generazione x”, un tempo giovani e ormai tra i 35 e i 55 anni.
Cosa c’entra tutto questo con le classiche? Abbastanza se, stando alle dichiarazioni dell’Amministratore Delegato Hagerty, la nota società di assicurazione Usa, i “millenial” sono ormai da considerarsi pienamente inseriti nel mercato. Oltre ai freddi numeri, infatti, c’è da tenere in considerazione il maggior interesse verso il consumo che separa i “nuovi arrivati” dai loro predecessori.
Sempre secondo i dati Hagerty, nel 2016 le richieste di preventivi assicurativi per auto classiche formulati da appartenenti alla nuova generazione sono cresciuti del 21%. Un indicatore che non lascia spazio a dubbi sulla tendenza e su quali saranno i clienti del futuro con maggior tasso di crescita. In sintesi, si potrebbe dire che i “millenial” sono molto interessati alle supercar e alle instant classic, e che, rispetto ai predecessori, sono più interessati alle auto giapponesi. Inoltre, non badano a spese per avere quello che pensano possa rappresentare il loro status.
Diversi sarebbero anche i metodi di informazione e l’influenza dei media e social network che prevalgono rispetto al passaparola o alle discussioni al bar o al club rispetto alle generazioni più vecchie. Sempre Usa Today ha registrato le osservazioni di un partecipante a una delle aste di Scottsdale che lamentava le carenze informative delle auto esposte. Probabilmente la nuova generazione è affamata di notizie che non ha avuto o non sono state tramandate dai fratelli maggiori o genitori come accadeva in passato.
E poi si arriva alle preferenze sulla tipologia di auto. Le generazioni più giovani sono state esposte a Suv e auto giapponesi, anche modificate, come quelle protagoniste in Fast and Furious, telefilm e vari videogame e quindi, anche quando cercano una storica, se ne ricordano. Ad esempio la Toyota Supra è molto apprezzata.
In questo quadro giocano un ruolo importante anche gli idoli e i personaggi guida di ogni generazione: se i “baby boomers” venivano influenzati dalle auto scelte o rese famose da Elvis Presley, non ci si può stupire che a Scottsdale le discussioni siano state occupate dalla Ferrari in vendita appartenuta al cantante canadese Justin Bieber.
Come dire che se qualcuno volesse pensare ad un algoritmo per indovinare le classiche più ricercate nei prossimi anni dovrebbe farsi aiutare (anche) da un giovane ragazzo non solo per scriverne il codice ma anche per capire gusti e mode che segnano la differenza tra una generazione e l’altra. Un tema di cui si trova traccia a macchia di leopardo anche nel mondo dell’informazione e nell’analisi degli esperti: Fortune – già nel 2014 lanciava l’allarme addebitando il crollo dei valori delle auto classiche americane degli anni ’50 alla perdita di interesse dei nuovi clienti verso questa tipologia di veicolo.
Luca Pezzoni