Sessant'anni dopo torna alla ribalta l'"Isetta". La celebre vetturetta della Iso di Bresso ha ispirato la Microlino, microcar elettrica a impatto zero. Il prototipo, presentato dalla Micro al Salone di Ginevra del 2016, oggi è un'auto di serie. Costruita in Italia, a Imola, è già un simbolo della mobilità 2.0.
Di automobili storiche che si caricano alla presa della corrente e corrono via veloci senza far rumore, abbiamo parlato il mese scorso. Conservano il "corpo" delle gemelle classiche ma sotto il cofano, al posto del motore a combustione interna, hanno un motore elettrico trifase: diventano d'un tratto super ecologiche e, quindi, non più soggette alle limitazioni del traffico vigenti in gran parte delle nostre città. Inutile dire che che gli appassionati più intransigenti, vedendo profondamente snaturato lo spirito di un'auto d'epoca, gridano allo scandalo.
Se forse è ancora un po' presto per immaginare costruttori di automobili e urbanisti seduti allo stesso tavolo per studiare ex novo la struttura delle metropoli del futuro, sfruttando tutte le possibilità di connessione tra auto e infrastrutture, sono già molte le aziende che grazie alla conversione in elettrico delle storiche fanno affari d'oro. E non c'è molto da stupirsi, se si pensa che da diversi anni ormai imprenditori e manager visionari identificano l'automobile come uno dei core products di un mondo che sarà sempre più digitale.
Sull'onda di questa nuova sensibilità verso la mobilità sostenibile la Micro Mobility Systems Ltd, azienda svizzera già specializzata nella produzione di monopattini elettrici, lo scorso anno ha realizzato un prototipo elettrico che ha tutti i presupposti per diventare un simbolo della mobilità del futuro. Si chiama Microlino e s'ispira chiaramente a un modello del passato. L'architettura di questa microcar, infatti, si sviluppa reinterpretando in chiave moderna gli stilemi propri della piccola e sbarazzina Iso Isetta, iconica vetturetta anni 50.
L'azienda del Canton Zurigo, a distanza di 60 anni, fa rivivere così il mito Isetta, un'auto "tascabile" di nome e di fatto coi suoi 2,25 metri di lunghezza. Progettata in Italia e costruita in 1500 esemplari nello stabilimento di Bresso, in provincia di Milano, l'Isetta ebbe certamente più successo all'estero, dove le aziende licenziatarie ne produssero circa 200.000 (oltre 161.000 quelle marchiate BMW). Oggi il vecchio bicilindrico 2 tempi da 9,5 CV lascia spazio a un efficiente motore elettrico da 20,4 CV alimentato a batterie agli ioni di litio. L'autonomia promessa dalla Casa è di 100 km e la velocità massima dichiarata, 90 km/h, non è molto distante dagli 85 della sua illustre progenitrice. Da notare come lo schema di massima rimanga assolutamente fedele all'originale, con l'accesso ai sedili anteriori che si effettua tramite il caratteristico sportello frontale.
Questa simpatica Isetta a impatto zero oggi viene costruita in serie grazie a un accordo di produzione con la Tazzari Ev di Imola. La Micro, che si occuperà delle vendite sul mercato europeo, è certa che la sua piccola "ricaricabile" conquisterà sempre di più il favore degli automobilisti. Dalla sua, anche il prezzo: costa esattamente come una moderna city car a benzina (circa 12.000 euro).
Alberto Amedeo Isidoro