La griglia, il massiccio paraurti, i quattro fanali sovrapposti. Le note di chitarra elettrica, brillanti come i dettagli supercromati, dicono che i due personaggi in viaggio sulla Cadillac DeVille convertibile del ’66 sono molto speciali. Il Re siede giustamente sul sedile posteriore. È americano e nero come il suo smoking. Il suo autista è un Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. La Fender Stratocaster, lo stile e il viso nel retrovisore sono quelli di Eric Clapton, uno dei più grandi chitarristi inglesi di sempre e ferrarista di lungo corso.
A B.B. King era unito da una smisurata ammirazione e dalla passione per il blues, che li ha resi due leggende viventi. “Every woman, child and man. Gets a Cadillac and a great big diamond ring. Don’t you know you’re riding with the King?”. Questo godibilissimo duetto è un omaggio ai 60 anni di carriera musicale del grande B.B. King. Da quando era quel ragazzino terribile di 10 anni che nel clip si aggiusta da il cappello troppo grande e l’abito da due soldi, in uno dei miserabili cessi segregati del “chitlin’ circuit”, i locali per soli neri del Sud degli Stati Uniti – King era del Mississippi, la culla del Blues.
Clapton appartiene alla generazione di giovani inglesi che negli anni Sessanta salvò B.B. King e gli altri bluesmen dall’oblio. Quando era il chitarrista dei Cream, nel 1967 Clapton lo invitò a suonare insieme per la prima volta al Cafe Au Go Go di New York City. King aveva il doppio della sua età e dovette aspettare trent'anni per registrare un disco con il suo discepolo inglese, il superclassico “Rock Me Baby”. B.B. ha continuato a suonare Lucille, la sua leggendaria Gibson ES-335 custom, fino al 14 maggio 2015.
Paolo Sormani