Winter Marathon: vince la Porsche di Barcella-Ghidotti - Ruoteclassiche
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26/01/2019 | di Luca Gastaldi
Winter Marathon: vince la Porsche di Barcella-Ghidotti
Barcella-Ghidotti, su Porsche 356 C Coupé, vincono la Winter Marathon davanti a Spagnoli-Parisi su Fiat 508 C e Aghem-Conti su Lancia Fulvia Coupé
26/01/2019 | di Luca Gastaldi

L'equipaggio Barcella-Ghidotti, su Porsche 356 C Coupé del 1963, vincono la Winter Marathon 2019. La coppia bergamasca ha preceduto Spagnoli-Parisi su Fiat 508 C e Aghem-Conti su Lancia Fulvia Coupé.

Il format della Winter Marathon è uno dei più originali nel panorama delle gare di regolarità italiane. Si svolge su tre giornate, dal giovedì al sabato, con il prologo in notturna della prima tappa, con la seconda frazione che impegna anch'essa fino a notte e, per i più bravi, con lo spettacolare epilogo sulla pista ghiacciata nel centro di Madonna di Campiglio, la località che da 31 edizioni ospita la kermesse motoristica dedicata alle auto storiche costruite entro il 1968 (più una selezione di esemplari fino al 1976). La formula è quella della regolarità classica, alla quale sono state aggiunte sei prove di velocità media per dare vita ad una graduatoria separata.

Il podio. Tre gare in una, quindi, che in quest'ultima edizione del 24-26 gennaio hanno incoronato altrettanti equipaggi vincitori. Nell'ordine, il Trofeo UBI Banca della regolarità è andato a Guido Barcella e Ombretta Ghidotti (Porsche 356 Coupé del 1963), che sono riusciti a portare a casa la vittoria. Sul secondo gradino del podio sono saliti Franco Spagnoli e Giuseppe Parisi (Fiat 508 C del 1938), che hanno dominato la gara fino a un errore commesso nel finale su una prova dell'impegnativo passo Pordoi; terzi, infine, Gianmaria Aghem e Rossella Conti (Lancia Fulvia Coupé del 1965).

Gli altri... bravissimi. I migliori nelle prove a media sono stati Ezio Sala con Gianluca Cioffi (Lancia Aprilia del 1937), seguiti da Piona-Colpani (Porsche 356A del 1956) e da Argenti-Amorosa (Porsche 911 T del 1969) a pari merito. Il gran finale sulla pista ghiacciata - al quale, come da tradizione, hanno accesso solo i primi 32 classificati per aggiudicarsi il Trofeo Eberhard - ha visto primeggiare Alberto Riboldi e Paolo Sabbadini che, su Fiat Balilla Sport del 1933, hanno dominato sia per il premio della rinomata "maison" degli orologi, sia nella speciale classifica riservata alle vetture anteguerra che hanno battagliato per il Trofeo Digitech: qui, la coppia bresciana si è imposta con un"netto" precedendo Salvaterra-Pizzi e Sala-Cioffi. Nel Trofeo Eberhard, alle spalle di Riboldi-Sabbadini, si sono classificati Riccardo e Federico Riboldi (fratello e figlio del vincitore) e Marco Gatta con Luigi Maffina. La coppa delle dame, infine, è andata all'equipaggio composto da Emanuela Cinelli ed Elisabetta Roselli, 32esime assolute, che hanno gareggiato con una Fiat Osca 1500 Cabriolet per i colori della scuderia Franciacorta Motori.

Scarica la classifica finale

Niente neve né ghiaccio. Il percorso della Winter Marathon 2019 si è sviluppato su oltre 400 chilometri, 40 dei quali affrontati nella prima notte di gara tra Madonna di Campiglio, Carisolo, Pinzolo e Bocenago. Il secondo giorno, invece, è stata la volta del "tappone" da 380 chilometri, con il passaggio su otto passi dolomitici: nell'ordine, Mendola (andata e ritorno), Costalunga, Sella, Gardena, Campolongo, Pordoi, Pramadiccio e Lavazè. Un giro impegnativo, sul quale sono state allestite 65 prove a cronometro e le sei a media già citate. Condizioni metereologiche primaverili (anche se con temperature piuttosto basse) hanno scongiurato la presenza di neve e ghiaccio sulle strade: un vero peccato, perché una Winter Marathon a ritmo di traversi ha tutto un altro sapore. Sarà per la prossima volta, perché noi vorremmo proprio ritornare.

Regolarità... questa sconosciuta. La nostra partecipazione, organizzata di tutto punto con tanto di gomme chiodate montate su una Lancia Fulvia HF 1.6 del 1972 messaci a disposizione dalla Promotor Classic di Ferrara, ha avuto solo un paio di pecche: la totale mancanza di strumentazione che ci consentisse qualche minima chance di competitività (ormai il livello tecnologico dei cronometri è qualcosa di super raffinato) e un pilota che avesse una vaga idea di cosa fosse la regolarità... Avete mai provato a convincere ad andare piano uno che di solito corre in pista con le Gruppo C e con le Formula 1 storiche...? Noi sì, ma ovviamente non ci siamo riusciti! Il nostro driver, Stefano Rosina, è nato (automobilisticamente parlando) nei rally degli anni Ottanta per poi passare alla pista con le storiche da oltre 500 cavalli. Dunque, ha fatto un po' fatica a digerire la regolarità, ma con la piccola "Fulvietta" si è divertito lo stesso. E anche noi, stando al suo fianco a leggere le note.

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