Terre di Canossa, sulle orme della regina Matilde - Ruoteclassiche
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16/04/2019 | di Himara Bottini
Terre di Canossa, sulle orme della regina Matilde
Tra le gare più glamour e internazionali ,la nona edizione del Gran Premio Terre di Canossa è stata vinta dagli argentini Tonconogy-Ruffini.
16/04/2019 | di Himara Bottini

Annoverata tra le superclassiche più glamour e tra quelle dove si assapora maggiormente un’atmosfera internazionale, per via del numero di equipaggi stranieri iscritti, alla nona edizione del Gran Premio Terre di Canossa gli argentini Tonconogy-Ruffini hanno strappato la corona alla coppia Vesco-Guerini.

Il Gran Premio Terre di Canossa è stato un po’ il mio battesimo in questo stravagante ambiente della regolarità. Correva se non sbaglio l’anno 2014. A quei tempi le premiazioni si tenevano nella Sala Tricolore del palazzo comunale di Reggio Emilia, che già di per sè ti suggestiona e ti imprime un’idea di grandezza, ed io me ne stavo seduta e come una bambina con occhi sognanti ammiravo le persone che venivano chiamate sul palco per ritirare premi prestigiosi. Credo di averne saltate solo due di edizioni, e quest’anno che il Terre di Canossa è giunto alla nona, posso scrivere con orgoglio ed emozione di essere salita anch’io sul palco, quello del noto atelier di Ruote da Sogno - una delle location più alla moda del momento, di fronte al almeno 200 persone, sotto i riflettori e accompagnata da fragorosi applausi, facendoti dimenticare dove ti trovi - per ritirare insieme alla mia navigatrice d’eccezione, Carolina Toia, la coppa per l’undicesima posizione assoluta e quella per il primo equipaggio femminile.

Argentina - Italia: 1 - 6. Prima di me si sono classificati i grandi nomi della regolarità italiana ma non solo, dato che è stata la coppia argentina composta da Juan Tonconogy e Barbara Ruffini ad aggiudicarsi il primo posto assoluto con la Bugatti Type 40 del 1927, interrompendo l’egemonia del duo bresciano, Andrea Vesco e Andrea Guerini, su Bmw 328 del 1939, che vincevano al Gran Premio Terre di Canossa da ben sei anni. Una sfida entusiasmante che li ha visti alternarsi alla testa della classifica per tutti e tre i giorni di gara, fino al sorpasso finale dell’argentino su Vesco nelle ultime battute dell’ultima tappa. Si è difeso bene anche Mario Passanante, navigato dalla moglie Annamaria Pisciotta, che con la loro Fiat 1100/103 del 1955 sono riusciti a riprendersi il terzo gradino del podio dopo una seconda tappa con qualche sbavatura. Peccato per Eugenio Piccinelli e Marco Gatta, che dopo alcuni problemi alla loro Amilcar CGSS 1926 sono slittati in quindicesima posizione, e per Alberto Aliverti che viaggiava molto bene finchè la sua Fiat 508 C del 1937 non lo ha abbandonato nel corso delle ultime prove dell’ultima tappa.

Lotta contro il tempo. Il Gran Premio Terre di Canossa, che è molto cresciuto anche dal punto di vista sportivo, si è dimostrata una gara molto intensa e gli equipaggi infatti hanno dovuto affrontare ben 6 prove di media e 65 prove cronometrate, mai uguali ma anzi, alcune in pista, altre su strada, a volte in salita a volte in discesa, veloci o panoramiche, ma tutte molto tecniche. Mentre le “storiche” se la sono dovuta vedere col tempo decisamente pazzerello, assolutamente volubile e in certi casi del tutto inaspettato, come quando abbiamo trovato la neve sul passo del Cerreto, con temperature tutt’altro che primaverili. Tra gli altri premi, la classifica dedicata alle prove di media ha visto al primo posto Costa-Strigini su Porsche 911 S del 1969, mentre per la classifica scuderie ha vinto il Team Brescia Corse. La classifica riservata alle Ferrari moderne, infine, ha visto vincitori Serventi-Andrade su una California T del 2015.

Benvenuti a Salsomaggiore Terme. Svoltosi dall’11 al 14 Aprile, il Gran Premio Terre di Canossa ha visto impegnato anche quest’anno lo staff di Canossa Events, egregiamente condotto dal presidente Luigi Orlandini. Il percorso di oltre 650 chilometri ha invitato i partecipanti a guidare lungo le strade millenarie di Emilia, Liguria e Toscana, con il solito giusto mix di sportività, cultura, turismo ed enogastronomia. La giornata di giovedì ha riproposto la partenza da Salsomaggiore Terme, splendida città liberty che ha ospitato le verifiche sportive e tecniche. La serata è proseguita invece al Palazzo dei Congressi, gioiello liberty inaugurato nel 1901 come Grand Hotel des Thermes: nella suggestiva cornice del Salone Moresco, voluto nel 1925 come salone delle feste e che ricorda nello stile la sensualità misteriosa dell’Alhambra - non a caso fu scelto dal regista Bernardo Bertolucci per girare alcune scene del film premio oscar “L’Ultimo Imperatore” – è stata servita la cena come da tradizione firmata dallo chef stellato Massimo Spigaroli.

La prima tappa è tutta da guidare. Dalla Piazza Berzieri di Salsomaggiore Terme, venerdì 12 aprile, è partito ufficialmente il Gran Premio Terre di Canossa 2019. Dopo lo svolgimento del primo gruppo di prove all’autodromo Riccardo Paletti di Varano, la carovana ha affrontato il passo della Cisa per poi ristorarsi a Villa del Ferlaro, uno splendido edificio del 1808 dall’inconfondibile profilo neoclassico parmense. Il pomeriggio ha proposto le strade dell’appennino verso Berceto e Borgo Val di Taro, che anche quest’anno ha accolto gli equipaggi aprendo le porte del suo centro storico, e poi il panoramico Passo della Cappelletta, teatro di altre prove a cronometro, prima dell’arrivo nella spettacolare Piazza degli Aranci a Massa. É Palazzo Ducale a ospitare il Gran Premio Terre di Canossa per la cena, detto anche Palazzo Rosso per volere di Teresa Panfili, nipote del Papa Innocenzo X che lo fece dipingere con i colori pontifici del rosso e del bianco.

Le città d'arte ci accolgono. Il pernottamento a Forte dei Marmi prima della partenza della seconda giornata di gara, ha anticipato la partenza da Piazzale Marconi per una giornata all’insegna delle città d’arte della Toscana. Prima tappa a Pisa, con una sfilata nel centro storico e un controllo a timbro in Piazza dei Cavalieri, sede della prestigiosa università “Scuola Normale”, prima del passaggio sotto l’arco dell’edificio intitolato al Conte Ugolino, di memoria dantesca. Seconda tappa a Lucca, passando prima da Piazza Anfiteatro, davanti alla chiesa di San Michele, e poi in Piazza Napoleone, con gli sbandieratori che hanno accolto le auto in arrivo, prima della passerella sulle antiche mura della città, patrimonio dell’UNESCO. Sono poi le montagne ad attendere gli equipaggi, quelle delle Garfagnana, con un pranzo tra le verdi colline di Barga e poi via verso Castelnuovo Garfagnana, antico borgo medioevale, e attraverso il Passo del Vestito e Isola Santa, fino alla discesa verso Carrara e il suo centro storico, nota a tutto il mondo per i bianchi marmi che hanno dato vita alle più belle opere di Michelangelo. Il rientro a Forte dei marmi anticipa uno dei momenti più attesi di questa manifestazione: il beach party al Bambaissa Beach Club.

L'inaspettata neve sul Cerreto. L’ultima giornata di gara del Gran Premio Terre di Canossa è stata la più breve, ovviamente, ma la più intensa per via delle condizioni meteo, dalla pioggia che ha salutato gli equipaggi in partenza da Forte dei Marmi e al momento dell’arrivo a Reggio Emilia, alla neve e al freddo che ha sorpreso tutti sui 1.261 metri del Passo del Cerreto, dove tra l’altro si sono svolte le ultime due prove di media e le ultime prove cronometrate, quelle che hanno determinato la classifica assoluta. Molto carino anche il passaggio per il centro storico di Sarzana. E così nel rinomato atelier di Ruote da Sogno si è conclusa anche questa nona edizione di quello che da tuttiviene ormai definito, in tono amichevole, Terre di Canossa.

Un ringraziamento a Carolina. Non credo di aver mai affrontato questa gara con lo stesso navigatore per più di una partecipazione, ma, oltre alla mia navigatrice ufficiale Rosemary, Carolina è stata sicuramente la più capace e veloce nell’apprendimento. E vi assicuro che non è facile navigare per la prima volta in una Superclassica. Lei, però, si è calata fin da subito nel suo ruolo, cercando di capire e di imparare, e questo ha fatto sì che nell’abitacolo si creasse un buon equilibrio, portandoci a ottenere risultati insperati. Spero che quest’esperienza le abbia regalato delle emozioni e, chissà, la voglia di provarci ancora.

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