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11/04/2002 | di Redazione Ruoteclassiche
SMALTO SUGLI ARTIGLI
L’unica incertezza è sul bagnato, dove la Jaguar mostra reazioni improvvise, da vero felino. Oppure quando, arrivando forte in una curva, inizialmente la coupé, pesante com’è, tende ad andare dritta, per poi intraversarsi in uscita. Lo sterzo, leggero, non trasmette subito questa bizzarria di comportamento e il cuore arriva a battere forte in gola.Per il […]
11/04/2002 | di Redazione Ruoteclassiche

L'unica incertezza è sul bagnato, dove la Jaguar mostra reazioni improvvise, da vero felino. Oppure quando, arrivando forte in una curva, inizialmente la coupé, pesante com'è, tende ad andare dritta, per poi intraversarsi in uscita. Lo sterzo, leggero, non trasmette subito questa bizzarria di comportamento e il cuore arriva a battere forte in gola.

Per il resto, possedere una Jaguar "XJC 5.3" a dodici cilindri, è come toccare il cielo con un dito quanto a confort, piacere di guida, eleganza complessiva. Non bisogna certo essere troppo attenti al portafogli, a quanto costa un pieno di benzina: i due serbatoi (91 litri complessivi) consentono un'autonomia di soli 400 chilometri. Se poi si viaggia troppo sulle strade di città, con un litro di benzina non si percorrono più di tre chilometri. Con il sei cilindri della "XJC 4.2" le cose vanno meglio, ma non di tanto. Una volta a bordo, apprezzati i sedili in morbida pelle, l'ottima strumentazione e soprattutto il volante regolabile in profondità, davanti alla leva del cambio ecco i comandi della climatizzazione automatica e dell'autoradio. Il tunnel della trasmissione è imponente, emana calore ma non disturba, lo spazio a disposizione è davvero tanto, anche per i passeggeri posteriori. Nonostante le grandi porte, salire e scendere non è molto agevole. Su strada, il comportamento della "4.2" può essere paragonabile, con i suoi 170 cavalli, a quello di una moderna due litri, mentre con la "5.3" le prestazioni sono da vera supercar: da 0 a 100 in 8,2 secondi. Merito soprattutto di un'ottima trasmissione automatica dagli innesti precisi, quasi sportivi. I freni, servoassistiti, perdono un poco di brillantezza solo al termine di una lunga, impervia strada di montagna. Ma bisogna anche pensare che la Jaguar, con le sue quasi due tonnellate di peso, è una specie di corazzata viaggiante e fermarne l'esuberanza sportiva a volte è davvero difficile. In produzione per soli due anni, dal 1973 al 1975, la coupé era in pratica identica alla berlina, ma con soltanto due porte e il tetto rivestito di vinile nella parte posteriore. In Italia ne vennero consegnate meno di duecento su un totale di 8378 esemplari prodotti, di cui 1873 con motore a dodici cilindri.

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