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04/06/2019 | di Redazione Ruoteclassiche
Mitteleuropean Race, una gara in 3D
Va in archivio la quarta edizione della Mitteleuropean Race. Vincono la classica di regolarità friuliana Luca Patron e Massimo Casale su Fiat 514 MM.
04/06/2019 | di Redazione Ruoteclassiche

Va in archivio la quarta edizione della Mitteleuropean Race. Vincono Luca Patron e Massimo Casale su Fiat 514 MM.

La prima dimensione della Mitteleuropean Race è quella sportiva, anzi agonistica. E per descriverla possiamo cominciare col dare qualche numero: 88 prove cronometrate, 6 di media, 10 controlli orari, 476 chilometri divisi in due tappe. Quaranta le vetture al via (6 anteguerra,17 italiane, 13 inglesi, 8 tedesche, 1 americana e 1 svedese), dodici gli equipaggi giunti dall’estero: 9 argentini, 3 tedeschi, 1 giapponese e 1 Croato/serbo e 1 lussemburghese.

Una gara per piloti veri. Tutto si è giocato secondo le ferree regole del cronometro, arbitro inflessibile di tutte le prove meno una: quella della fatica, misurabile però con una precisione estrema attraverso i volti dei concorrenti a ogni controllo orario. E non solo quelli in lizza per la vittoria finale: il sole, l’asfalto bollente, le insidie della corsa hanno messo a dura prova la resistenza fisica di tutti gli equipaggi in gara. Chi pensava che la quarta edizione della Mitteleuropean Race – manifestazione che s’ispira ai grandi eventi della Regione Alpe Adria – fosse una passeggiata al sole, insomma, si sbagliava. E non di poco. Dopo una manciata di chilometri, anche i concorrenti più “vacanzieri” si sono dovuti ricredere e cambiare registro. Le prove concatenate, tutte diverse tra loro per conformazione e varietà paesaggistica del percorso, hanno imposto un ritmo di gara serratissimo, obbligando piloti e copiloti a mantenere sempre alto il livello di concentrazione.

La cultura prima di tutto. Un’altra dimensione emersa alla Mitteleuropean Race è quella racchiusa nell’incantevole cornice che la ospita. Ai concorrenti è bastato sfogliare le prime pagine del road book per rendersi conto della grande bellezza che avrebbero incontrato lungo il percorso: le cantine dei grandi vini, i sentieri della memoria della Grande Guerra, e poi ville, abbazie, grotte e musei. Il potenziale per estendere il perimetro della dimensione turistica della gara c’è tutto ed è sotto gli occhi di appassionati e addetti ai lavori: la chiave di volta per confermare (e ampliare) il successo della gara secondo gli organizzatori, sta nel bilanciare in parti eguali la carica agonistica e l’aspetto più “folcloristico” della manifestazione. Questa la ricetta per fare proselitismo anche tra i regolaristi stranieri.

Un’esperienza difficile da dimenticare. Da brividi nella schiena la partenza in piazza della Borsa, a Trieste, dove il pubblico ha partecipato con calore ed entusiasmo alla festa delle storiche, alle quali si sono aggiunte le Alfa Romeo 4C impegnate nella concomitante di Trieste in mezzo alla gente che, e non è scontato, ha ancora il piacere di applaudire le vetture storiche e non solo, vista la presenza delle Alfa Romeo 4 C che partecipavano alla Mitrace Cup. Emozioni che crescono d’intensità dopo il passaggio dallo storico confine di stato della Casa Rossa, con la sosta a Gorizia e con il controllo a timbro proprio di fronte al Sacrario di Redipuglia e poi, ancora, con lo specialissimo omaggio ad Aquileia, che fu capitale della decima regione augustea e metropoli della chiesa cristiana. Ma la gara, il grande viaggio della Mitteleuropean Race, sono anche profumi, sensazioni, odori. Come le esalazioni della benzina e quelle della laguna e delle oasi sulla foce dell’Isonzo. E poi perdersi nel verde del Castello di Spessa o del Golf Club Grado, guardare gli orizzonti giuliani dall’abbazia di Rosazzo. Realizzare, con un certo stupore, che il tracciato della cronoscalata Trieste Opicina non è solo la Monza delle salite, ma storia della mobilità.

Le iniziative per il sociale. La terza dimensione, per finire. Quella umana. Riccardo Novacco, Maurizio de Marco e Susanna Serri, le anime della manifestazione. Hanno coinvolto come meglio non avrebbero potuto le istituzioni (dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, al sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza), ma hanno anche offerto diversi spunti di riflessione ai partecipanti. Come il lancio del Progetto Scuderia Mite con ben due vetture i cui navigatori, ipovedenti, leggevano il roadbook in braille. E con l’invito a una trentina di allievi dei corsi di meccanica a toccare con mano, per un’analisi approfondita, le vetture iscritte. Non ultimo il supporto al progetto “Dopo di Noi”, avviato dal Rotary International, che punta a garantire un futuro migliore alle persone disabili prive di sostegno familiare.

Le Classifiche. Sì, c’è anche la cronaca di gara, che alla fine vede un equipaggio svettare su tutti. Un risultato più che meritato quello di Luca Patron e Massimo Casale con la loro Fiat 514 MM, che andrebbero insigniti anche di un premio speciale per la loro innata eleganza e signorilità. Dietro di loro, sul podio sono saliti Ezio Sala e Gianluca Cioffi, con una Lancia Aprilia, e Tiziano Baldissera ed Edoardo Covaz, con una Lancia Fulvia Montecarlo. Il premio per il miglior equipaggio femminile è andato nelle mani delle campionesse italiane 2018, Federica Bignetti Bignetti e Luisa Ciatti. A ottenere lo speciale trofeo intitolato alla memoria dei regolaristi Luciano e Antonio Viaro, infine, è stato l’equipaggio composto da Gianmario Fontanella e Annamaria Covelli.

Mauro Gentile

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