La C111, celebre auto sperimentale della Mercedes, caratterizzata da un design originale e soluzioni tecniche fuori dagli schemi, veniva presentata per la prima volta in pubblico esattamente cinquant’anni fa.
In occasione del Salone di Francoforte 2019, attualmente in corso, la Mercedes ha tracciato in maniera nitida la propria visione del futuro, improntata su una mobilità sempre più elettrificata. Esattamente cinquant’anni fa, proprio durante la kermesse tedesca, la Stella presentava una vettura sperimentale particolarmente insolita e innovativa sotto tutti i punti di vista, dall’aspetto estetico alle soluzioni meccaniche. Stiamo parlando della C111, capace di fornire innumerevoli spunti di riflessione per ispirare le successive evoluzioni dei modelli di serie.
Personalità carismatica. Fin dal primo momento la C111 attira profondamente l’attenzione degli addetti ai lavori e non solo, tanto che alcuni facoltosi clienti senza pensarci sopra due volte inviano ai responsabili vendite del marchio degli assegni in bianco, con la speranza di mettersi in garage un’auto così particolare. Il modello di serie, però, non arriverà mai. La storia di questa vettura si limiterà alla produzione - tra il ’69 e il ’70 - di dodici prototipi. I motivi della forte attrazione generata dalla C111 sono molteplici, a partire dalle line anticonformiste. Qualcuno si spinge addirittura oltre nelle prime considerazioni, definendola come la legittima erede della 300 SL "gullwing" (W198) del 1954, dalla quale riprende l’apertura delle portiere ad ali di gabbiano.
Primo step. Quel che è certo è che il team guidato da Joseph Gallitzendörfer crea un design di rottura, complice l’estro di Bruno Sacco. Le sue linee non attirano solamente l’attenzione, ma risultano un efficiente mix in grado di conferire all’auto una buona aerodinamicità. Dopo un’accurata elaborazione del progetto, i test iniziali si svolgono nel luglio del ‘69 all’Hockenheimring. La prima versione della C111, basata su una moderna scocca con componenti in fibra di vetro, è spinta da un motore Wankel a tre rotori e iniezione diretta, con una cilindrata di 1800 cc (280 cv).
Tempo di evoluzioni. Solamente qualche mese più tardi, il "laboratorio su ruote" di Mercedes presenta un’importante evoluzione. I tecnici cercano maggiore potenza, così aggiungono un ulteriore rotore al motore Wankel, con relativo aumento di cilindrata a 2400 cc. La nuova unità è così composta da quattro rotori, in grado di erogare una potenza di 350 cavalli, con una coppia maggiorata del 33% rispetto alla versione precedente. Nonostante il peso aumentato di 90 Kg, la C111 è ora in grado di raggiungere una velocità massima di 300 km/h, impiegando soli 4,8 secondi nella progressione da 0 a 100 km/h.
La seconda vita. Successivamente, a partire dal 1976, la seconda carriera della C111 avviene all’insegna dei record con motori alternativi. Vengono infatti create due versioni con motori turbodiesel a cinque cilindri (C111-II D nel 1976 e C111-III nel 1978), affiancate dalla C111-IV con motore V8 a benzina nel 1979. Sulla pista ad alta velocità di Nardò le nuove C111 stabiliscono numerosi record. Su tutti il record mondiale del circuito di 403.978 km/h, fatti registrare dalla C111-IV il 5 maggio del 1979.