Chris Rea non è mai stato un musicista qualunque e neppure un semplice appassionato di automobili. La sua vita è stata un continuo viaggio, un percorso scandito da accordi di chitarra e dal ritmo delle curve che si susseguono come strofe di una canzone. Nato nel 1951 a Middlesbrough da padre italiano e madre irlandese, Rea ha trasformato la strada in metafora, la macchina in compagna di viaggio, il motore in poesia. Ci ha lasciato ieri, proprio mentre tutte le radio del mondo programmano il suo classico natalizio “Driving home for Christmas”.
Una Mini per Natale
Una delle sue canzoni più amate è nata da un viaggio invernale su una Austin Mini, con la neve, il traffico e le luci dei semafori a scandire il tempo e cattura l’essenza della strada come esperienza universale. Un canto di speranza mentre si avanza lento verso casa, ascoltando i battiti del motore e il respiro della notte, a bordo di una piccola utilitaria che per Chris Rea era un simbolo di libertà sospesa tra ricordo e desiderio: l’auto della quotidianità, della semplicità, della complicità con chi ti sta accanto. Il mondo della musica e quello delle quattro ruote si incrociano qui, lungo la corsia dell’autostrada, dove asfalto e armonia si fondono nell’esperienza condivisa di chi guida e ascolta.
La passione per le Ferrari e per le corse
Ma l’amore di Rea per le auto aveva origini profonde: come lui stesso aveva raccontato in un’intervista, da bambino mentre era nella sala d’attesa del dentista, gli capitò tra le mani una rivista di automobilismo dove vide le immagini della leggendaria Ferrari 156 “Sharknose”. Una vera folgorazione che lo portò a costruirne una da zero per il film “La passione” da lui scritto e prodotto, dedicato al suo eroe Wolfgang von Trips, ma anche una 250 TRI/61 vittoriosa a Le Mans, altra auto che aveva lasciato il segno nel piccolo Rea. L’amore per la Ferrari – le origini italiane non mentono, suo padre Camillo era un gelataio trasferitosi nel nord dell’Inghilterra – lo portò anche a partecipare al Ferrari Challenge inglese con la sua 308 GT4, dopo anni al volante di Caterham 7 e Lotus nelle gare minori inglesi, a dimostrazione di una passione viscerale, meccanica e fisica, non da collezionista arricchito. Fu anche meccanico in pit lane per la Jordan al Gran Premio di Monaco del 1995 e guidò in un test a Silverstone la Jordan 193, grazie alla sua amicizia con il fondatore della scuderia.
Ferrari e Mini da collezione
Ciò non toglie che amò possedere auto d’epoca e soprattutto usarle: un suo splendido esemplare di F355 è curiosamente andato all’asta esattamente due anni prima della sua morte e l’anno scorso anche una 308 GT4 della sua collezione. Sempre all’asta – ma per beneficenza – è invece andata la Mini costruita appositamente per lui da BMW con Mini Sport e Recharged Heritage: una conversione elettrica basata su una una Mini 30th Anniversary del 1989, con personalizzazioni dedicate all’artista, dalla sua firma a una curiosa copertura sul motore elettrico che riproduce le strofe della sua hit natalizia che aveva proprio come protagonista la piccola e geniale utilitaria inglese.
Un romantico petrolhead
La musica di Rea, come le auto che amava, ha sempre cercato di unire il paesaggio alla colonna sonora dell’anima: percorsi dove l’asfalto diventa metafora delle scelte e delle deviazioni della vita. Nel rombo di un motore, nelle luci dei fari e nel ritmo del cambio di marcia, Rea ha trovato l’accordo perfetto tra la musica e la macchina: la strada come palcoscenico infinito, dove ogni curva racconta una storia e ogni chilometro è un verso. Chris Rea non ha solo cantato la strada e i motori: li ha vissuti, guidati, trasformati in note che restano un tributo appassionato alla bellezza del viaggio.
