Al Salone di Parigi del 1992, la Aixam svelava nel clamore generale la Mega Track: una lussuosa granturismo con assetto rialzato in grado di avventurarsi anche su percorsi accidentati. Si trattava, praticamente, dell’antesignana delle attuali SUV-Coupé ad alte prestazioni, ma con uno stile decisamente più sensazionale.
Se al giorno d’oggi la Mega Track appare come un concentrato di pura follia, figurarsi nei primi anni 90, quando il mondo dell’auto era ancora suddiviso nei segmenti “classici”: berline, familiari, coupé, cabrio e spider, fuoristrada (con telaio a longheroni, per la maggiore) e monovolume. Di lì a poco le carte in tavola sarebbero state mischiate dando origine a una serie di intersezioni tra segmenti, che in modi e tempi diversi hanno dato vita alla grande famiglia dei crossover. Un termine piuttosto abusato, che sintetizza la tendenza delle case produttrici di abbinare le caratteristiche proprie di una certa tipologia di vetture con quelle di un’altra al fine di esaltarne la praticità e la versatilità. A volte però i crossover non seguono delle finalità prettamente utilitaristiche ma si configurano come una seducente incarnazione dello spirito innovativo che anima (o che dovrebbe animare) il comparto automotive: è il caso della Mega Track.
Al netto delle riflessioni filosofiche, la Aixam Mega Track entra di diritto nella schiera delle supercar dimenticate, modelli innovativi giunti in anticipo sui tempi e non supportati da aziende con spalle abbastanza forti da sobbarcarsi la cosiddetta macchina da guerra necessaria alla loro promozione e realizzazione. C'è qualcosa di straordinario in questa ipertrofica GT che tenta di trascendere alla sua natura per trasformarsi in qualcosa di diverso, di… “più”. La formula inusitata della Mega Track, resta un unicum tra le vetture di produzione in quanto è tutt’oggi l’unica sportiva V12 con reali capacità off-road.
L’azienda. Il nome Aixam rimanda principalmente alle microcar, ma nel background della Casa francese ci sono stati progetti ambiziosi, affidati al dipartimento “Mega” che per quasi vent’anni (tra il 1992 e il 2011) ha seguito la costruzione di supercar artigianali e auto da competizione. La Casa francese, all’inizio degli anni 90 decise di fare il salto di qualità, proponendosi nel mercato di nicchia dei piccoli costruttori artigianali. Pur non avendo ingenti risorse per curare lo sviluppo, ex novo, di propulsori e trasmissioni, il primo modello della Mega poté contare su specifiche e componentistica di alto livello.
La formula. Il layout della Mega Track prevedeva un motore V12 installato in posizione centrale, quattro posti sufficientemente comodi e sospensioni pneumatiche regolabili elettricamente. Mega fece sul serio e, in tempi non sospetti, dichiarò che la Track potesse affrontare senza patemi d’animo la massacrante Pechino-Parigi. L’assetto poteva variare da una luce minima dal suolo di 203 mm a 330 mm, per garantire una mobilità adeguata su tutti i terreni. Per una frenata sempre sicura, vennero adottati dischi freno da 376 mm, mentre i pneumatici (Michelin 285/55x20 anteriori e 325/50x20 posteriori) furono appositamente sviluppati e realizzati per la Mega Track.
Le dotazioni. Quando si progetta una supercar, il focus si concentra sulla dinamica di guida, mentre la praticità precipita in fondo alla lista. La Mega Track, partendo dall’idea del coupé quattro posti offriva una maggior attenzione per il comfort e il benessere degli occupanti a bordo. In un abitacolo rivestito con ettari di pellami pregiati e rifinito con inserti in radice, non mancavano le dotazioni tipiche delle ammiraglie coeve: climatizzatore automatico, sedili anteriori regolabili elettricamente, volante regolabile in altezza e profondità, sistema audio-video Blaupunkt, lettore CD e telefono veicolare. Inoltre, considerata la visibilità posteriore (praticamente nulla), la Track venne equipaggiata con una delle primissime retrocamere per facilitare le manovre di parcheggio.
Fornitori prestigiosi. La maggior parte dei produttori di supercar spende gran parte delle risorse nello sviluppo del telaio e della trasmissione, mentre la componentistica (che necessita di costosi processi di omologazione) viene spesso “riciclata” da modelli di grande serie. Non è un caso che molte supersportive adottino specchietti retrovisori, maniglie e fanaleria di vetture molto più economiche. La Mega Track non fa eccezione. Per garantire un ottimo livello qualitativo, Aixam si rivolse ad alcuni top player dell’industria tedesca: Audi le fornì la fanaleria della S2 (Serie B4), Porsche quella anteriore (di origine 928) e, infine, Mercedes-Benz che prestò il potente 12 cilindri montato sui modelli di punta di Classe S, SL e S Coupé.
Le specifiche. La Mega Track raggiungeva così una potenza di 408 CV e una coppia massima di 570Nm, sufficienti per far toccare alla vettura, pesante quasi 2.300 kg, i 100 all’ora in meno di sei secondi (5,8 s). La velocità massima, come sui modelli Mercedes, era limitata elettronicamente a 250 km/h.
La Track risultava molto più grande di qualsiasi altra sportiva del tempo: la lussuosa Mercedes-Benz Classe S Coupé (C140), con una lunghezza di 5.065 mm era due cm più corta della Mega, impressionante anche la larghezza, un Hummer H1 aveva una larghezza di 2.200 mm mentre la Track arrivava a 2.220. Mentre la sua altezza era di 1.400 mm.
Di necessità, virtù. Il modello presentato al Salone di Parigi proponeva una trazione integrale permanente in grado di ripartire la coppia al 34% sull'asse anteriore e al 66% su quello posteriore ma la versione di produzione non disponeva della trazione integrale. L’Aixam, che non era una grande azienda dovette scendere a compromessi per limitare i costi di sviluppo: per aggirare la complessità della trasmissione e per non dover apportare modifiche al cambio automatico (a quattro marce) i tecnici decisero che la vettura sarebbe stata a trazione posteriore. Tuttavia, l'auto poteva vantare ancora impressionanti capacità off-road. Del resto, anche leggende del mondo rally come la Lancia Stratos, la 037 e la Alpine A110 si avvalevano della trazione posteriore.
Rarissima. La Mega Track definitiva venne presentata al Salone della Val d’Isère del 1995 e commercializzata nello stesso anno. Prodotta fino al 2000 in pochissime unità (stimate tra i cinque e i dodici esemplari), la Mega Track aveva un prezzo di circa due milioni di franchi (o 300.000 dollari). In prospettiva una Lamborghini Diablo aveva un prezzo base inferiore, 240.000 dollari, ma poteva contare sulle prestazioni e un blasone nettamente superiori.
Considerata la rarità, ci sono pochissime possibilità di incontrarne una di persona. A meno di non essere a Monte Carlo dove, più volte, i “car spotters” ne hanno avvistata una con targa austriaca.