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Alfa Romeo 156, l’Alfa del Terzo Millennio

Autunno 1997, le concessionarie vennero letteralmente invase da curiosi e potenziali clienti, desiderosi di prendere contatto con la nuova berlina del Biscione: un’auto che concentrava in sé uno stile emozionale e importanti novità tecniche. Intanto, a pochi mesi dal lancio, furono oltre 100 mila ordini per la nuova nata in Casa Alfa.

L’inedita berlina di segmento D venne presentata in anteprima per la stampa, nella primavera del 1997 a Lisbona presso il suggestivo “Centro Cultural de Belém”. Accompagnata da un hype fortissimo e dopo molteplici indiscrezioni trapelate a metà degli anni 90, l’Alfa Romeo 156 è stata un modello importantissimo per la Casa del Biscione, in quanto doveva riaffermare il marchio in un mercato molto competitivo. E ci riuscì: la 156 colpì nel segno innanzitutto con un design particolarmente riuscito, in cui si fondevano gli stilemi classici del marchio e linee contemporanee in grado di evocare dinamismo e sensualità. C’era poi una dinamica eccellente che richiamava la tradizionale grinta Alfa Romeo. La 156 si configurava così come una delle migliori auto a trazione anteriore disponibili sul mercato e una delle più affascinanti berline del suo tempo.

Lo sviluppo. Il piano di rilancio, in realtà, comprendeva un’intera gamma di modelli. Nel 1995 Alfa Romeo concorreva nell’agguerrito segmento “C” con la 145, una nuova compatta due volumi mentre, l’anno successivo, le venne affiancata la 146, versione due volumi e mezzo cinque porte. Vi erano poi le sportive GTV e Spider, realizzate in collaborazione con Pininfarina ma la vera svolta ci fu nel ’97 con l’Alfa Romeo 156.
Durante lo sviluppo del modello venne ridefinito il ruolo del Centro Stile Alfa Romeo ad Arese (MI) e qui vennero utilizzate le migliori tecnologie disponibili: sistemi per la progettazione virtuale, materiali per la prototipazione. Il team del Centro Stile, capeggiato da Walter de’ Silva, venne integrato nei vari processi progettuali, partecipando alla definizione delle scelte tecnologiche: in questo modo forma e contenuti viaggiavano di pari passo, un principio cardine che si riallacciava a quell’idea di “bellezza necessaria” che accompagnò le gloriose Alfa Romeo del passato.

Il design. Lo stile dell’Alfa Romeo 156 coniugava, magistralmente ,innovazione e classicità. Lo scudetto al centro del frontale è l’elemento principale del frontale, da cui si diramavano le due nervature sul cofano. Le superfici vetrate e l’andamento dei montanti, abbastanza sottili, invece avvicinavano la silhouette della nuova berlina a quella delle coupé. Sulle porte anteriori vennero montate delle solide maniglie in metallo, vagamente rétro, mentre quelle posteriori vennero integrate in modo quasi invisibile nella cornice dei finestrini. Una soluzione inusuale che fece scuola degli anni a venire, contribuendo a dare alla 156 un profilo slanciato e grintoso. La fiancata, scevra da ogni ornamento o applicazione posticcia, spiccava per le superfici centinate ed era evidenziata da una sottile nervatura che donava slancio e dinamismo. In tal senso dichiarò Walter de’ Silva: “Sembra che si muova anche quando è ferma!”

Azzurro Nuvola. Nella fase di ricerca stilistica dell’Alfa 156, il Color&Trim si riallacciava anche alla ricerca cromatica avviata con le Alfa Romeo Carabo e Montreal tra la fine degli anni 60 e i primi 70. I designer Alfa Romeo, a metà anni 90, trovarono ispirazione nel colore della 8C 2900 B del 1938 inventando l’Azzurro Nuvola: una tinta anticipata dall’omonimo prototipo Alfa Romeo Nuvola del 1996, verniciato con una speciale vernice micalizzata a più strati dai riflessi iridescenti. Questo colore, molto particolare, venne ripreso anche per il lancio della 156.
Un altro omaggio al passato era dato poi dalla strumentazione raccolta sotto due cannoncini e il volante con la corona in legno: un chiaro rimando alle vecchie glorie che hanno popolato le pagine più belle dell’epopea Alfa Romeo.

Il quadrilatero alto. Dal punto di vista tecnico l’Alfa Romeo 156 introduceva il concetto di “sportività evoluta”, ottenuto combinando potenza, leggerezza e controllo. Una formula ispirata dal feeling di guida dei modelli classici Alfa Romeo. Nello sviluppo della componentistica vennero introdotti nuovi materiali come il magnesio e gli acciai “tailored blank”.  Molto raffinate anche le sospensioni: la 156 introduceva lo schema a quadrilatero alto anteriore per esaltare l’handling e la precisione delle traiettorie. La nuova nata in Casa Alfa Romeo si poneva così al vertice della categoria per il piacere di guida, un primato che trovava conferme nella sua variante da competizione, vincitrice di ben 13 titoli in 10 anni nel campionato Turismo.

Rivoluzione a gasolio. Nel 1997 la 156 era disponibile in sei motorizzazioni. Sul fronte dei benzina vi erano tre moderni propulsori “Twin Spark” nelle cilindrate 1.6 da 120 CV, 1.8 da 144 CV e 2.0 da 155 CV che, per la prima volta, combinavano la doppia accensione (una tecnologia sviluppata da Giuseppe Merosi nel 1914) alla tecnologia a quattro valvole per cilindro. Al vertice vi era lo storico V6 “Busso” proposto nella configurazione da 2.5 litri 24 valvole da 190 CV.
A fine anni ’90  i benzina prevalevano per prestazioni e piacevolezza di guida ma le regole stavano per cambiare: la 156 fu la prima auto al mondo ad adottare un motore a gasolio con tecnologia “common rail”. Infatti, i giornalisti che provarono le versioni 1.9 (105 CV) e 2.4 JTD (136 CV) a Lisbona rimasero stupefatti, poiché i nuovi motori diesel offrivano prestazioni e silenziosità comparabili a quelle degli omologhi a benzina. Per i motori diesel iniziava una nuova era.

La gamma. L’Alfa Romeo 156 venne proposta in tre linee di allestimento: Impression, Progression e Distinctive. E, dal 2000, venne declinata anche in variante station wagon. Due le trasmissioni, manuale cinque marce e Selespeed (elettroattuato a cinque marce).
In un quadro tanto positivo stonava però la scelta di alcuni materiali, di qualità non eccelsa e, pertanto, tra il 2001 e il 2002 la 156 venne sottoposta ad un lieve aggiornamento in cui vennero riviste le finiture e le dotazioni: l’airbag passeggero venne proposto come dotazione di serie. La gamma delle motorizzazioni si ampliava con la 2.0 JTS da 166 CV e la top di gamma 3.2 V6 GTA. Quest’ultima riportava in auge la leggenda delle Alfa Romeo GTA con l’ultima evoluzione del motore Busso, capace di erogare 250 CV. Intanto anche gli altri motori vennero leggermente rivisti per rispettare la normativa Euro 3. I diesel 1.9 JTD otto valvole, passati da 105 a 110 CV l’anno precedente, toccavano quota 115 CV mentre il cinque cilindri 2.4 JTD, già accreditato di 140 CV, dal 2002, passava a 150 CV.
 
Lo zampino di Giugiaro. Nel 2003 la 156 beneficiò di un restyling completo, ad opera di Italdesign Giugiaro. Il frontale venne leggermente modificato, così come il posteriore mentre all’interno le finiture vennero ulteriormente impreziosite con nuovi rivestimenti e cornici cromate. Inediti anche i cerchi in lega (e i copriruota per i modelli d’ingresso). Sul fronte delle motorizzazioni, l’offerta si ampliava con i nuovi diesel 1.9 Multijet (150 CV) e 2.4 Multijet 20V da 175 CV, con cambio manuale a sei marce o automatico Sportronic a cinque rapporti.   
Dal 2004, la 156 Sportwagon venne proposta anche nella variante “Crosswagon” contraddistinta dall’assetto rialzato e le protezioni in plastica grezza. Per questo modello era disponibile solo il 1.9 Multijet da 150 CV.

Il motorsport. L’Alfa 156 iniziò a gareggiare nel Campionato Italiano Superturismo a partire dal 1998 e ottenne i suoi principali successi sportivi nell’ETCC (Campionato Europeo Turismo), conquistando quattro titoli europei consecutivi: Fabrizio Giovanardi dominò nel triennio 2000-2002 con la 156 D2 (1.997 cc da 310 CV) mentre, nel 2003, svettava la 156 GTA Super 2000 (1.998 ccda 260 CV) di Gabriele Tarquini.
Nel 2005 l’Alfa 156 debuttò nel Campionato Mondiale Turismo (WTCC) conquistando la seconda posizione nel campionato costruttori ma alla fine della stagione l’Alfa Romeo decise di ritirarsi come team ufficiale. Le ultime 156, preparate dalla Autodelta Squadra Corse, hanno corso tra il 2006 e il 2007 ma con quasi otto anni alle spalle le grintose italiane dovettero cedere il passo a rivali più moderne e agguerrite.

Successo annunciato. L’Alfa Romeo 156 divenne ben presto una delle vetture di maggior successo del marchio e, tra il 1997 e il 2005, venne prodotta in quasi 700 mila esemplari. La berlina del Biscione convinse sin da subito il pubblico e la critica: nel 1998 fu la prima Alfa Romeo a vincere insignita dell’ambito riconoscimento internazionale “Auto dell’Anno”. Pochi anni dopo, anche la sorella minore 147, conquistò lo stesso premio nel 2001.

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