A quasi sette anni dal debutto in società, nel 1978, l’Alfasud risulta una delle più interessanti proposte della sua classe. I miglioramenti apportati al modello sono tangibili nella rinnovata versione Super
Fin dalla sua presentazione, avvenuta nel 1971, l’Alfasud è stata una delle automobili italiane più discusse. La sua produzione doveva rappresentare una sorta di simbolo per l’industria automobilistica italiana, nonché un progetto cardine per l’economia del Sud. Nonostante i buoni propositi, però, all’atto pratico i risvolti ottenuti non furono così rosei come le aspettative iniziali. La vettura fu sottoposta a numerose critiche, inerenti soprattutto a dei difetti di finitura della carrozzeria. Proprio per questo motivo, verso la fine degli anni Settanta, un upgrade del modello introduce nuovi trattamenti delle lamiere e della scocca, mirati a eliminare l’annoso problema della ruggine. La versione Super, inoltre, viene affinata in alcuni particolari, per elevare la qualità complessiva del prodotto. Così aggiornata l’Alfasud ha, tecnicamente, le carte in regola per reggere dignitosamente il confronto con le dirette rivali, anche di produzione più recente.
Upgrade mirato. Disegnata da Giugiaro, segue la formula delle “medie” dalle dimensioni contenute, con linea aerodinamica e coda tronca. Ancora valida stilisticamente nella parte anteriore, che si distingue per la sua personalità, non convince a pieno nella zona posteriore. La coda, infatti, rappresenta il punto debole, sia dal punto di vista stilistico (apparendo poco armoniosa) sia della visibilità: il lunotto alto e inclinato e i grossi montanti disturbano parecchio in manovra. Gl’interni vantano una buona abitabilità, specialmente per quattro persone. Nella Super, particolare cura è stata posta nelle finiture. I sedili sono meglio profilati, più imbottiti e rivestiti con tessuti migliori. La moquette sul pavimento è robusta. La plancia è funzionale e ben imbottita in poliuretano morbido. Le parti metalliche sono bene rivestite. La dotazione rientra nella norma. Per quel che riguarda l’aspetto tecnico, l’auto è una trazione anteriore, con motore boxer (1.2 litri, 63 cv) ad albero a camme in testa e cambio a cinque rapporti. L’impianto frenante presenta inoltre uno schema raffinato, da vettura di classe superiore. Ci sono infatti quattro freni a disco, con servofreno e dispositivo anti-bloccaggio al retrotreno.
La prova di Quattroruote. Decisamente soddisfacente l’esito della prova su strada, effettuata dalla “nostra” rivista. La potenza fornita dal motore boxer Alfa è notevole per un 1.2 litri da famiglia. Rispetto alla precedente versione, appare meglio distribuita: si ha perciò una gamma di utilizzo maggiore e una discreta potenza anche alle basse velocità. In definitiva viene considerato come un buon motore. Anche il cambio dell’Alfasud mantiene le ottime caratteristiche dei cambi Alfa. Buona la sincronizzazione della trasmissione: unita all’ottima manovrabilità e precisione d’innesti della leva consente cambi veloci, tipicamente sportivi. A freddo, a volte s’indurisce un po', ma basta percorrere qualche chilometro per ritrovare la sua manovrabilità ottimale. Particolarmente positivo pure il giudizio dello sterzo, pronto e preciso, definito come uno dei migliori della classe.
La quotazione attuale. Indipendentemente dalla versione scelta, le Alfasud prodotte dal 1972 al 1984 hanno una valutazione che può variare da un minimo di duemila euro a un massimo di seimila, per un modello in perfette condizioni.
Diteci la vostra. E voi, cosa ne pensate dell’Alfasud? L’avreste comprata oppure avreste preferito un altro modello del marchio? Cambiando costruttore, invece, quale sarebbe stata, secondo voi, una valida alternativa all’italiana? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia interessante sul suo conto, potete scriverci una mail all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.