Nel 1951 l’Alfa Romeo abbandona le corse di Formula 1 dopo aver vinto i primi due Mondiali nella storia del Campionato. Ma le competizioni appartengono al DNA della Casa del Portello che, pur impegnatissima nello sviluppo della produzione di grande serie con la 1900, mantiene in piedi il reparto corse che sarà impegnato ancora per qualche anno nelle competizioni Sport. A capo della progettazione c’è Gioachino Colombo, che parte dalla base meccanica della 1900 per realizzare una sportiva a due posti, che sarà costruita in due versioni: coupé e spider (anche se sarebbe più corretto definirle “berlinetta” e “barchetta”). Colombo aveva collaborato con l’Alfa Romeo fin dal 1924 ed era tornato al Portello nel 1950 dopo una parentesi in Ferrari, dove aveva costruito il primo motore V12 del Cavallino rampante. Il motore 4 cilindri in linea a doppio albero a camme in testa viene elaborato pesantemente fino a raggiungere una potenza di 158 CV dai circa 100 della 1900 TI, la versione più sportiva di serie dotata di alimentazione “singola” (due carburatori doppio corpo), che corre nella categoria Turismo.
Il motore. Anche il monoblocco in ghisa, adatto a una produzione di serie perché più robusto delle leghe leggere, viene sostituito dall’alluminio, materiale soggetto a maggiori dilatazioni, ma più leggero; la cilindrata viene inoltre elevata mediante l’incremento dell’alesaggio da 1884 a 1997 cm3. Una scelta, quella di Colombo, osteggiata dal reparto progettazione interno dell’Alfa Romeo a causa dei costi e degli scarsi vantaggi ottenibili rispetto alla soluzione più tradizionale della ghisa: così si espresse anni dopo Giuseppe Busso, il motorista che ha realizzato il mitico bialbero Alfa Romeo. Quanta verità ci fosse in queste parole, forse viziate dalla rivalità, non lo si saprà mai. Quel che è certo è che il 4 cilindri con blocco in ghisa negli anni seguenti ha dato prova di robustezza e longevità straordinarie, e di essere in grado di esprimere potenze elevatissime pur senza utilizzare materiali avanzati.
Capolavoro Touring. Motore a parte, la 1900 C52 (la sigla significa ovviamente Competizione 1952) è una Sport non priva di originalità, soprattutto nell’estetica. Sopra al telaio che, a differenza della 1900 di serie, prima Alfa Romeo con scocca portante, è di tipo separato dalla carrozzeria, ed è realizzato dalla carrozzeria Touring secondo i concetti del brevetto Superleggera, è montata una pelle le cui forme sono il frutto di avanzati studi aerodinamici (all’epoca si parla di un coefficiente di penetrazione di 0,25, mai raggiunto in precedenza su un’auto derivata dalla serie e regolarmente omologata per l’utilizzo stradale). La sagoma della C52 è lenticolare convessa, molto bassa e tondeggiante, con i fianchi smisuratamente allargati e bombati e le ruote quasi integralmente nascoste dal corpo vettura. Si tratta di una barchetta molto leggera, il cui peso supera di poco i 700 kg. La versione berlinetta, pressoché identica fino alla linea di cintura, esalta ulteriormente le forme aerodinamiche con una copertura a cupola che degrada verso la coda, molto rastremata, e caratterizzata da un ampio lunotto avvolgente.
Come un Ufo. È l’epoca della corsa alla conquista dello spazio, che solletica la fantasia anche attraverso un’ampia produzione cinematografica dedicata alla fantascienza. Le suggestioni dell’era spaziale sono tali che si moltiplicano gli avvistamenti di esseri provenienti da altri mondi che, naturalmente, per raggiungere il pianeta Terra utilizzano mirabolanti mezzi di trasporto non identificabili, che presto tutti si abituano a chiamare Ufo (Unidentified Flying Object). I dischi volanti, insomma, fanno parte della cultura popolare degli anni Cinquanta. Ed è logico che, quando viene svelata la C52, tutti la battezzino Disco Volante. Non scatena soltanto la fantasia degli appassionati, ma attira anche l’attenzione dei potenziali compratori, che a gran voce insistono perché venga prodotta in piccola serie, come suggerisce Max Hoffman, l’importatore americano delle più prestigiose auto sportive europee (e che sarà, di lì a qualche anno, l’ispiratore della Giulietta Spider, dell’Aurelia B24, della Mercedes 300 SL e della Porsche 356 Speedster), il quale assicura che produrre un lotto di qualche centinaio di esemplari avrebbe portato lauti guadagni alla Casa del Portello, non soltanto in termini di immagine.
Bocciata la produzione in serie. Ma i vertici aziendali non prendono nemmeno in considerazione l’ipotesi di una costruzione di piccola serie, concentrati come sono nello sviluppo commerciale della 1900 e derivate, oltre che nella progettazione dell’allargamento della gamma su un segmento più popolare (la futura Giulietta). Nonostante il divo di Hollywood Tyrone Power si faccia fotografare accanto alla Disco Volante e dichiari la sua volontà d’acquisto immediato. Ancora più celebre è lo scatto che mostra l’astronauta Charles Conrad, che anni dopo sarà tra i primi uomini a posare il piede sulla Luna, con la Disco Volante. La C52 è solo un’auto destinata alla sperimentazione. L’utilizzo in corsa è quasi inesistente, se non nei successivi sviluppi.
Solo cinque esemplari. Della C52 vengono realizzati complessivamente cinque esemplari: la spider a fianchi larghi originale (telaio 1359.00001), la spider cosiddetta “a fianchi stretti” con parafanghi di dimensioni ridotte e più convenzionali (telaio 1359.00002), la berlinetta (telaio 1359.00003) e due spider con motore 6 cilindri in linea inizialmente di 3 litri. Di una delle due si perdono presto le tracce (telaio 1359.00012), mentre l’altra è esposta al Museo dell’Automobile di Torino (telaio 1359.00011). La “fianchi stretti”, invece, è al Museo di Mulhouse, mentre le due Disco Volante d’origine, la barchetta e le berlinetta, appartengono al Museo Storico Alfa Romeo di Arese. L’esperienza delle Disco Volante conduce alla realizzazione della 6C 3000 CM, con la quale Juan Manuel Fangio arriva secondo alla Mille Miglia del 1953, alle spalle della Ferrari 340 MM di Giannino Marzotto.
TECNICA
Motore | Cilindrata | Potenza | Velocità | Trazione | Dimensione | Esemplari Prodotti | Periodo di Produzione |
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anteriore, 4 cilindri in linea | cm3 1997 | CV 158 | km/h oltre 220 | posteriore | mm (LxLxH) 3950x1680x1270 | 5 | 1952-53 |