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Alfa Romeo: guardie e ladri

I motori grintosi e un comportamento stradale eccellente rendevano le auto Alfa Romeo perfette per gli inseguimenti. 

Alfa Romeo, auto agili e potenti: guardia o ladro, è importante poter contare su un mezzo che sia sempre all’altezza della situazione… Anche il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, rinviato ad ottobre dedica uno spazio ai modelli Alfa Romeo protagonisti dell’eterna lotta tra Stato e criminalità con un’esposizione intitolata proprio “Guardie e Ladri”. Ripercorriamo insieme i modelli che hanno ispirato un genere cinematografico intramontabile.

Anni di piombo. Gli anni ’70 aprono una stagione tristemente nota, fatta di sparatorie e attentati che hanno insanguinato la Storia d’Italia. In questi anni, tanto violenti quanto affascinanti, le automobili sono state spesso protagoniste inconsapevoli. Le Alfa Romeo in particolare, hanno assunto un ruolo di primo piano in molti fatti di cronaca e sono divenute l’emblema di quel periodo, narrato dai polizieschi all’italiana (e non solo).

La pantera nera. Nel 1952 l’Alfa Romeo 1900 TI è il primo modello utilizzato come volante dal “Corpo delle guardie di pubblica sicurezza”. La grande berlina dalle forme sensuali, era agile, potente e verniciata di nero. Come una… pantera! L’equipaggiamento prevede il parabrezza antiproiettile, tetto apribile in tela in corrispondenza dei sedili posteriori per consentire agli agenti rispondere al fuoco; due porta mitragliatori montati dietro gli schienali dei sedili anteriori. Infine, le ruote anteriori sono protette da maglie d’acciaio per deviare i proiettili, impedendo così la foratura dei pneumatici. A partire da questo modello, le volanti della Polizia verranno comunemente indicate come “Pantera”. Con l’avvento dell’Alfa Romeo Giulia cambia la livrea della Squadra Volante della Polizia di Stato, che dal nero passa al verde. Nel 1976 invece viene introdotto lo schema attuale: corpo vettura azzurro con fasce bianche sulla fiancata. Le auto utilizzate dalle forze dell’ordine sono principalmente Alfa Romeo, dall’Alfetta alla Giulietta. Non mancano poi l’Alfasud e le 33, così come le apprezzatissime 75, 155 (in servizio negli anni ’90) e le 159 in tempi più recenti.

Le Alfa dei Carabinieri. L’Arma utilizzava globalmente gli stessi modelli in dotazione alla Polizia di Stato. L’Alfa Romeo “AR 51” (auto da ricognizione) nel 1953 e la più economica Fiat Campagnola, sostituivano ufficialmente le Jeep utilizzate nel dopoguerra, rimaste in Italia dopo il ritiro delle truppe americane. Dal 1963 al ’68 sono le Giulia TI a prestare servizio nell’Arma dei Carabinieri. Nel 1971 con l’elegante livrea blu scuro con tetto bianco. Nel 1965 entra in servizio la Giulia Super, e con l’occasione la fornitura di autovetture passa da 1500 a 2000. Le Giulia sono apprezzatissime e forse incarnano pienamente l’immagine della vettura “in divisa” per antonomasia, ma l’Alfetta (1973) segna un grande passo avanti in termini di handling e prestazioni.

Pronte all’azione. Le nuove “gazzelle” sono spinte da un motore 1.8 bialbero da 122 cv (evoluzione del classico 1750) e possono contare su un raffinato assale posteriore De Dion con schema transaxle per cambio e differenziale, a garanzia di una perfetta ripartizione dei pesi. Una soluzione ripresa dalla Lancia Aurelia, come pure quella di montare i dischi freno posteriori direttamente alle flange del semiasse sul differenziale. Le Alfetta in servizio introducevano anche il doppio lampeggiante blu sul tetto in favore della sirena singola. Tra il 1985 e l’88, l’Alfa 90 (evoluzione dell’Alfetta) viene impiegata sia dal Nucleo Operativo Radiomobile che come auto d’ordinanza per gli ufficiali. Negli anni ’90, ritroviamo anche in questo caso le Alfa 75 e 155. L’introduzione della 156 segna un’importante novità anche sul fronte degli equipaggiamenti: è la prima gazzella allestita con divisorio blindato tra comparto anteriore e posteriore. L’Alfa Romeo 156 è dotata anche di un display pittografico esterno per la segnalazione in caso di scarsa visibilità. Dal 2016 anche la nuova Giulia veste la “divisa” e 3 Giulia Quadrifoglio si aggiungono al parco auto dell’Arma dei Carabinieri: sono le gazzelle Alfa Romeo più potenti mai realizzate.

Il fascino del lato oscuro. Maurizio Merli, Charles Bronson, Mario Adorf , questi i grandi nomi del poliziesco all’italiana: drammatizzano un’Italia ormai lontana e dai contorni noir. Portano sullo schermo il lato crudo del Paese, sono gli “Anni di Piombo” e il passare dei giorni è scandito dal quotidiano bollettino di guerra. Le sirene squarciano una quiete fittizia di città che sembrano muoversi al rallentatore. La velocità è prerogativa di inseguitori ed inseguiti, stridio di pneumatici continuo, ma di cinture di sicurezza neanche l’ombra… Qua e là si intravede qualche plancia rifinita in legno mentre i cattivi (rapinatori, rapitori e assassini di ogni sorta) sparano affacciandosi dal finestrino. Le auto protagoniste degli inseguimenti sono quasi sempre le stesse, ma di fazioni opposte. Il ruggito del Bialbero è inconfondibile, accomuna le volanti della polizia e le auto dei fuggitivi: l’eterna lotta tra bene e male parla la stessa lingua, canta la stessa musica. Cambiate veloci e qualche sventurata bancarella finisce sempre per aria. Il clichè prevede la sfida giocata sul campo delle 2 litri, quando non sono Alfa Romeo, i cattivi scelgono Bmw 2000 (e le loro derivate), le Lancia Flavia, Fiat 124 e 132. Gli agenti o l’ispettore di turno sono quasi sempre al volante del Biscione.

Da Nord a Sud. Milano Calibro 9; Torino Violenta; Roma, l’altra faccia della Violenza; Napoli Spara!; Italia a mano armata… Titoli che hanno fatto la storia del poliziesco, con dinamiche e inquadrature da western. Non ci sono saloon, cavalli e diligenze: le città pullulano di vetture italiane e il traffico, quasi letargico vede principalmente Fiat 500, 600 e 1100. Di tanto in tanto sfila qualche placida Citroen DS che non sembra risentire troppo del trambusto; in secondo piano le Opel Kadett e Rekord insieme alle berline Mercedes, generalmente destinate ai pezzi grossi di una malavita sempre più spietata. I rinnovati e tragici fatti di cronaca dei primi anni ’90 riportano in auge questo genere, e vengono presentati film come “La scorta”, “Palermo-Milano solo andata” e le varie fiction sui protagonisti della guerra Stato-Mafia. L’intento è diverso, talvolta più profondo, ma tutti questi film vedono ancora le Alfa Romeo protagoniste delle scene più intense. Persino in Germania, nel telefilm “Un caso per due” il detective Matula, nei 32 anni di trasmissione guida solo modelli Alfa Romeo: dalla nuova Giulia Super alla 75, poi Alfa 156 e 159; evidentemente lo stile del Biscione fa sempre la differenza. Un poliziesco senza Alfa Romeo manca di qualcosa, un fascino verace e inimitabile.

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