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11/04/2002 | di Redazione Ruoteclassiche
ALLA FINE CI SCAPPÒ IL MONDIALE
Sembrava che l’Alfa Romeo non volesse saperne delle corse Sport. Invece, a fine anni Sessanta, ecco spuntare un prototipo, sviluppato dall’Autodelta di Chiti, che venne persino prodotto, in pochi esemplari, in una bella versione stradale disegnata da Scaglione. Dapprima brillò solo nella sua classe. Poi, cresciuta in cilindri e cilindrata, si aggiudicò due titoli iridati.L’Alfa […]
11/04/2002 | di Redazione Ruoteclassiche

Sembrava che l'Alfa Romeo non volesse saperne delle corse Sport. Invece, a fine anni Sessanta, ecco spuntare un prototipo, sviluppato dall'Autodelta di Chiti, che venne persino prodotto, in pochi esemplari, in una bella versione stradale disegnata da Scaglione. Dapprima brillò solo nella sua classe. Poi, cresciuta in cilindri e cilindrata, si aggiudicò due titoli iridati.

L'Alfa Romeo "33" esordì sulla pista "Junior" di Monza sabato 7 gennaio 1967. Un debutto col "botto": il collaudatore Teodoro Zeccoli mise due ruote sul ghiaccio a bordò pista, andò dritto e si esibì in un looping perfetto, fortunatamente senza gravi conseguenze, almeno per lui. La "33" era nata per sostituire la "TZ" e da essa derivò un modello stradale che fu prodotto, dal novembre 1967 al marzo 1969, in soli diciotto esemplari, a volte molto diversi uno dall'altro. Quello ritratto in queste pagine (del Museo Alfa di Arese), per esempio, è l'ultimo con i doppi fari e il primo col tergicristallo infulcrato in basso. Come sulle vetture da corsa, il motore otto cilindri a V di 2 litri era abbinato a un cambio a sei marce, entrambi alloggiati dietro l'abitacolo. Il curriculum sportivo della "33" si arricchì subito di vittorie prestigiose: alla 24 Ore di Daytona del 1968 tre esemplari si piazzarono ai primi tre posti nella classe due litri Prototipi.

Da qui la denominazione "Daytona" delle prime trenta "33/2" costruite dall'Autodelta in versione coupé e roadster per le gare della categoria. Per la Targa Florio, sempre del 1968, il motore venne portato a 2,5 litri per contrastare più efficacemente le Porsche "3000". Dopo il salto nella classe "tre litri", avvenuto nel '69, l'evoluzione dell'8 cilindri proseguì anche nella prima parte degli anni Settanta, sempre contrassegnata da importanti successi in campo internazionale. Ma il trofeo più ambito, la conquista del Campionato mondiale Marche arrivò solo nel '75, con la "33 TT 12", che aveva fatto il suo debutto un paio d'anni prima e nella cui sigla "TT" indicava il telaio tubolare e "12" il numero dei cilindri (contrapposti). La potenza era di 500 CV a 11.500 giri e la velocità di punta di 330 km/h. Venne poi la "SC 12" (a telaio scatolato), con la quale nel 1977, l'Alfa conquistò il secondo titolo iridato, e, infine, la versione turbo con motore di 2,1 litri (640 CV a 11.000 giri/min) in grado di superare i 350 chilometri l'ora.

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