L’Audi S8 è la variante più sportiva della A8. Nata nei primi anni 90 sotto la guida di Ferdinand Piëch, che dalla presidenza del gruppo VAG rese il marchio Audi la “testa di ponte” per l’affermazione del gruppo Volkswagen nelle fasce più alte del mercato.
Il progetto risale al 1982, quando Ferdinand Piëch firmò un accordo con l’Alcoa (Aluminum Company of America) con l'obiettivo di sviluppare una vettura di alta gamma che sarebbe stata notevolmente più leggera delle sue concorrenti (per compensare il fatto che la trazione integrale di serie fosse di circa 100 kg più pesante della trazione posteriore delle rivali). La prima vettura della casa a beneficiare del nuovo telaio sarebbe stata il modello successore dell’Audi V8, la prima ammiraglia a trazione integrale introdotta nel 1988. Nel 1991 venne scelta la proposta di Chris Bird e Dirk van Braeckel e già nel 1992 venne avviato il progetto per la produzione della futura berlina d’alta gamma. Nel settembre 1993, al Salone dell'automobile di Francoforte venne presentata l'Audi Space Frame: una showcar con carrozzeria in alluminio lucidato che prefigurava in maniera quasi definitiva la futura Audi A8. Il modello di serie venne presentato ufficialmente nel giugno 1994 e la A8 diventa la prima vera ammiraglia della Casa sviluppata ex novo. Il gruppo Volkswagen, detentore del marchio Audi era nel pieno di una svolta imperialistica: la casa dei quattro anelli fu tra le principali esponenti di un periodo caratterizzato da una continua sperimentazione tecnica e stilistica.
Rivoluzione nell'alto di gamma. L’Audi A8 (serie D2) introduce in anteprima un telaio di tipo space frame interamente in alluminio: una soluzione inedita tra le auto di grande produzione. Ma la nuova Audi A8 rivoluzionava il segmento proponendo per prima anche il cambio automatico Tiptronic con modalità sequenziale e soprattutto la trazione integrale “quattro”, una soluzione che nessun’altra ammiraglia fino a quel momento aveva adottato. Le linee non sono particolarmente estrose, ma l’A8 con la tipica pulizia stilistica di quel periodo coniuga magistralmente un’eleganza e una modernità contemporanea, che la rendono piacevole anche a oltre 25 anni dal lancio. I motori sono inizialmente i V8 a benzina 3.7 litri da 230 CV e 4.2 litri da 300 CV. Nel 1996 vengono lanciate anche le motorizzazioni V6: benzina 2.8 litri da 174 CV e turbodiesel 2.5 V6 da 150 CV disponibili anche con trazione anteriore. Nello stesso anno debutta la versione sportiva S8, dotata del V8 4.2 potenziato a 340 CV. Nella lunga lista di accessori offerto di serie figuravano il cambio automatico, i rivestimenti in pelle, climatizzatore automatico bi-zona, airbag guidatore e passeggero, ABS e controllo di trazione.
Sempre meglio. Nel 1999 l’Audi A8 venne sottoposta ad un restyling, che oltre lievi modifiche estetiche vide l'introduzione di fari allo xeno più grandi e un nuovo volante a 4 razze più in linea con la tipologia di vettura (quello sportivo opzionale), venne offerto di serie anche il controllo elettronico di stabilità e sulle versioni di punta anche il navigatore satellitare. Con l’occasione venne presentata anche la A8L 4.2 con passo allungato di 13 cm. Intanto i motori V6 e V8 a benzina adottarono le 5 valvole per cilindro e di conseguenza il 2.8 vide la potenza aumentata a 193 CV, mentre per il 3.7 e il 4.2 rispettivamente a 260 CV e 310 CV. Anche i motori turbodiesel vennero aggiornati con il 2.5 TDI da 180 CV e l'introduzione dell’inedito 3.3 V8 turbodiesel common-rail da 224 CV. Nel 2001 debutta anche il prestigioso 6 litri da 420 CV: un innovativo 12 cilindri con disposizione a “W”. Un’altra primizia sviluppata dal gruppo Volkswagen sempre più determinato ad affermarsi nel mondo automotive come pioniere di nuove soluzioni tecniche. L’Audi A8 W12 venne proposta a passo normale e lungo, ma considerato il ruolo di rappresentanza e il grande prestigio del modello, gran parte delle W12 vennero sviluppate sulla base del modello a passo lungo. La più sportiva S8 era basata invece sul modello normale e dopo il restyling il suo 4.2 V8 raggiunse i 364 CV.
S come sportiva. Prodotta dal 1996 al 2002, l’Audi S8 D2 seguiva la nomenclatura degli altri modelli ad alte prestazioni Audi con la "S" che precedeva il numero in luogo della “A”. Una denominazione introdotta con l’S6 (derivata dalla prima generazione della A6) e simile a quanto in uso presso la concorrenza: BMW con i modelli M e Mercedes-Benz con le varianti AMG. Dal punto di vista estetico, Audi differenziò la S8 dalla A8 con piccoli interventi che rendevano l’S8 immediatamente riconoscibile: in primis gli specchietti retrovisori esterni in alluminio, le finiture della calandra anteriore a maglie larghe, e i doppi tubi di scarico lucidati, insieme alla targhetta "S8". All’interno erano di serie sedili sportivi anteriori regolabili elettricamente in 14 posizioni dotati di riscaldamento e funzione di memoria, così come i sedili posteriori riscaldati. I cerchi in lega standard erano da 18 pollici nel tipico disegno "Avus" a sei razze. Dopo il lifting del 1999, vennero proposti anche i più sportivi cerchi “RS”, grandi ruote da 20 pollici con nove razze. Disponibili a richiesta, nell’ultimo anno di produzione nei mesi che precedettero l’uscita di scena dell’S8 (settembre 2002) i cerchi RS divennero un'opzione a costo zero.
Ammiraglia ma con grinta. L’S8 era essenzialmente una versione potenziata a 340 CV del V8 da 4,2 litri con quattro valvole per cilindro, che nel 1999 prevedeva la nuova configurazione a cinque valvole per cilindro, che si tradussero in 364 CV e 430Nm di coppia massima erogati tramite una trazione integrale permanente In alcuni mercati come il Regno Unito, la S8 era disponibile solo con il cambio automatico, mentre su altri era possibile scegliere anche un cambio manuale. I modelli per il mercato europeo erano equipaggiati di serie con un cambio manuale a sei marce, mentre dal 1997 per buona parte degli altri mercati, a partire dal Regno Unito venne proposta una versione più reattiva del cambio automatico Tiptronic a 5 marce (tipo ZF 5HP24) con "Dynamic Shift Program" (DSP). L’Audi S8 prevedeva poi sospensioni sportive ribassate di 20 millimetri con molle più rigide del 30% e un 40% in più di smorzamento in compressione negli ammortizzatori. Di serie anche il servosterzo ad assistenza variabile "Servotronic" che variava la servoassistenza in funzione della velocità. Contemporaneamente al lifting dell'A8, alla fine del 1999, l'S8 ha ricevuto gli stessi aggiornamenti estetici e in questa occasione, l’Audi S8 debuttò sul mercato nordamericano. L’incremento di potenza consentiva a questa ammiraglia ad alte prestazioni di accelerare da 0 a 100 km/h in 5,4” (contro i precedenti 6,6) con una velocità di punta limitata elettronicamente a 250 kmh/h.
Strada spianata verso il successo. Con queste prerogative l’Audi S8 poteva vantare una tenuta di strada formidabile, specialmente su fondi a scarsa aderenza dove la collaudata trazione quattro riusciva a fare la differenza rispetto alla concorrenza che soltanto in un secondo momento dotò le sue ammiraglie di sistemi a trazione integrale. Anche il telaio in alluminio e un’architettura leggermente più bassa e compatta permisero all’A8 di solleticare gli appetiti di una clientela che desiderava il prestigio e i contenuti del segmento più alto senza rinunciare alle prestazioni e alla sicurezza. L’Audi S8 D2 incarnava pienamente il nuovo slogan della casa dei quattro anelli “All’avanguardia della tecnica” e rappresentò un passaggio importante per affermare definitivamente il marchio Audi tra i principali competitors nell’esclusivo (e combattuto) mondo delle auto di lusso. Ma alla notorietà del modello contribuì sicuramente il film d’azione “Ronin” dove l’Audi S8 supportata da un cast stellare dà prova delle sue qualità in alcuni inseguimenti che hanno fatto la storia del cinema.