Patrimoni e collezioni: anche l'anno scorso le auto classiche in testa alla classifica delle rivalutazioni. Crescita meno forte che in passato ma su scala decennale siamo al +490%. E in futuro la globalizzazione dei collezionisti e dei gusti potrebbe creare nuove tendenze...
Anche nel 2015 le auto classiche hanno battuto la concorrenza di arte, monete antiche e altri beni da collezione come per esempio i vini d'annata. Le classiche (vedi tabella) hanno fatto registrare nell'anno appena passato un robusto +17%, dato meno elevato rispetto alle crescite record degli anni scorsi ma comunque in “doppia cifra”, o double digit come amano dire gli esperti di finanza. Una crescita di tutto rispetto anche se confrontata con quella degli andamenti dei mercati azionari.
Tornando ai beni di lusso e da collezione, a fotografare l’andamento ci ha pensato la decima edizione del Knight Frank Luxury Investment Index, società che opera nel settore degli investimenti immobiliari, che registra ogni anno le tendenze globali legate ai sempre più numerosi individui dalle elevate capacità economiche su scala mondiale.
Per intenderci, stiamo parlando di soggetti con oltre 30 milioni di dollari di patrimonio, esclusa l'abitazione principale, che sono più numerosi di quanto superficialmente si sarebbe portati a pensare, poiché non basterebbe uno stadio per radunarli tutti in assemblea: dai 116.800 del 2005 ora siamo a quota 187.500. Non si tratta di un dato secondario: è evidente che un mercato fatto di pezzi limitati possa cogliere grandi vantaggi dall'aumento di potenziali collezionisti in grado di spendere per portarsi in salotto un Picasso piuttosto che una Ferrari 250 GTO in garage.
Tornando all'analisi comparata dei dati, le auto storiche hanno fatto registrare un +490% su base decennale e +162% nell’ultimo lustro, sovraperformando per distacco tutti gli altri beni come, per esempio, gli orologi (+5% nel 2015 e + 67% su base decennale). Numeri che sempre con gli stessi parametri temporali diventano 13% e 232% per le monete antiche, 5% e 241% per il vino.
Guardando la tabella si evince che ci sono differenze importanti e non tutti i beni da collezione hanno reso felici i portafogli degli investitori: i mobili antichi, per esempio, hanno fatto registrare le performance più deludente su base decennale con un -29% di cui un buon -6% nell'ultimo anno.
Ma forse, oltre alle statistiche, il Knight Frank Luxury Index nasconde tra le pieghe altre informazioni interessanti che vanno oltre i freddi numeri. Pare che in futuro il tasso di crescita di nuovi grandi patrimoni sarà meno elevato. Inoltre, se la maggioranza di milionari risiederà ancora in Nordamerica, la crescita maggiore in termini percentuali avverrà invece in Asia. Si tratta di scenari anticipati dal report che, se troveranno conferma, aprono spazio a riflessioni e spunti interessanti per chi ama le auto classiche o vuole farne una "assett class" di investimento.
Come si muoveranno gusti, collezionisti e valutazioni non solo in base a una minore crescita di nuovi ricchi ma anche con una diversa distribuzione territoriale che potrebbe tradursi in una diversa sensibilità o preferenza dei clienti per un marchio piuttosto che per un altro? I prossimi collezionisti che saranno anche nativi digitali, si polarizzeranno intorno ai marchi più conosciuti e sicuri o andranno alla ricerca di auto di nicchia? E le muscle car tipicamente yankee risentiranno del tasso inferiore di crescita rispetto a oggi dei nuovi ricchi a stelle e strisce?
Di sicuro l'auto di lusso (e un domani quella da collezione) rimarrà tra i principali temi di questo mondo ad alta capacità di spesa. Non a caso gli autori del report la inseriscono tra le tendenze emergenti insieme agli yacht, i jet privati e l'arte, ma anche qui sottolineano come la crescente globalizzazione stia determinando un cambiamento dell'offerta per rispondere ai gusti di mercati emergenti come l'Africa con Suv e fuoristrada sempre più presenti nei listini di chi prima costruiva solo auto sportive. Il tempo dirà.
Luca Pezzoni