Autobianchi 500 Giardiniera: l’ebbrezza della felicità - Ruoteclassiche
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05/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche
Autobianchi 500 Giardiniera: l’ebbrezza della felicità
Il nostro lettore Renato Biondini ci racconta un bellissimo aneddoto su un'auto che ha segnato la sua infanzia: la Fiat 500 Giardiniera, piccola grande utilitaria adatta sia alle famiglie che all'uso professionale.
05/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche

Renato Biondini è un affezionato lettore di Ruoteclassiche che ha voluto condividere con noi i ricordi della sua infanzia legati a un’auto, l’Autobianchi 500 Giardiniera. Ecco il suo appassionato racconto.

Uno dei giorni più felici della mia vita è legato al mondo delle auto, avevo 10 anni e mio padre a quei tempi aveva una vecchia Fiat 500 C Giardiniera Belvedere, l’erede della “Topolino”. Era giunto il momento di sostituire la sua auto con una più nuova e affidabile, che fosse adatta anche al suo lavoro. Il tempo passava, giorni settimane, mesi… mio padre non si decideva a comprare questa agognata macchina nuova: desideravo una nuova automobile e la volevo subito! Ogni giorno quel desiderio cresceva, sembrava un sogno...

In viaggio con papà. Finalmente il giorno tanto atteso arrivò; partimmo da Recanati con la sua vecchia 500 C per andare alla concessionaria Menchi di Macerata, che all’epoca vendeva Autobianchi e Citroën e aveva il salone in via S. G. Bosco, non lontano dal centro storico. Appena entrati nel salone, scorsi l’auto, che sembrava aspettare proprio noi lì all’ingresso: era pronta per essere consegnata nel suo bel colore avorio antico. Anche mio padre era desideroso di provarla: salì subito a bordo sedendosi al posto di guida. Io presi posto sul lato passeggero e, anche se si trattava di una piccola utilitaria, rimasi estasiato: per me la 500 Giardiniera era una macchina fantastica! L’abitacolo era pulito, perfetto, ma ciò che mi ha sorpreso e conquistato era l’odore di auto nuova che respiravo, un profumo che mi inebriava.

Un’emozione nuova. Entrato in macchina, mio padre fece delle prove per prendere padronanza dei comandi dell’abitacolo, pochi in verità, ma per me era tutto nuovo e affascinante. Aveva la capote di tela che si apriva quasi completamente lasciando aperto l’abitacolo: la consideravo alla stregua di una vera e propria auto “scoperta”. Mio padre scese e andò verso l’ufficio per ultimare le pratiche di acquisto, io ne approfittai per sedermi al posto di guida e assaporare la gioia di averla finalmente con noi: giravo il volante, toccavo i comandi, fingevo di guidarla, sognavo, che momenti felici! Ma il piacere più grande era quell’odore che emanava l’abitacolo, un piacere unico ed estasiante. Posso dire con certezza che quei momenti sono stati tra i più felici della mia vita.

I momenti più belli. Nel corso degli anni ho continuato a frequentare le concessionarie, mi piaceva salire sulle auto nuove per sentire quell’odore nell’abitacolo e quel piacere scoperto da bambino, ma rimasi sempre deluso: si, l’odore di auto nuova c’era e lo sentivo, però non era così piacevole come quello che ricordavo e che avevo “gustato” la prima volta. Il ritorno a casa con l’auto nuova fu emozionante, la pulizia, quell’odore di nuovo, l’avere finalmente realizzato quel sogno tanto atteso, la sicurezza e la comodità dell’auto… ricordo che cercavo di godermi ogni istante, pieno di eccitazione e di vivo piacere. Guardavo mio padre guidare, anche lui contento e soddisfatto di quell’auto nuova e moderna, mi sorrideva orgoglioso. Ricordo con tanta nostalgia ed emozione quel momento: una delle poche volte che lo vidi così felice. Eravamo complici, perché entrambi condividevamo la stessa piacevole emozione, un’ora tutta nostra, dimenticando il resto. Istanti indimenticabili che ti segnano per sempre.

Il tempo passa, l’amore resta. Con il passare del tempo l’auto sfiorì, mio padre faceva molti chilometri per lavoro e l’auto un po’ ne risentiva. Lavavamo spesso la nostra auto, ma non poteva tornare nuova. I segni del tempo erano evidenti, ma per noi era sempre la nostra beniamina, un’auto piccola e umile, ma che ci dava anche delle belle soddisfazioni accompagnandomi in mille piccole grandi avventure. L’Autobianchi 500 Giardiniera era molto versatile e robusta, si adattava bene alle più svariate necessità, partendo dalla base mitica Fiat 500, la piccola utilitaria che è stata per molti un simbolo e un traguardo di libertà. Una familiare tutta nuova. In casa Fiat alla fine degli anni ’50 si pensava a una familiare utilitaria di nuova concezione che sostituisse la Fiat 500 C Belvedere, ultima evoluzione della “Topolino”. Per questa familiare adatta alle famiglie e al lavoro, si pensò di utilizzare la base della Fiat Nuova 500 lanciata nel 1957, ma le modifiche da apportare al pianale originario furono importanti. Per prima cosa il passo della “berlina” venne allungato di 210 mm, ma il motore della 500 era troppo alto e non poteva essere montato sotto il pianale, perché impediva di avere un vano di carico capiente e completamente piatto.

Sogliola. Per far fronte a questa necessità, venne progettato un nuovo propulsore scaturito dalla mente di uno dei più brillanti progettisti dell’epoca, il vulcanico Dante Giacosa, che riuscì a sviluppare un motore bicilindrico disposto orizzontalmente. Un’unità estremamente compatta e soprattutto, con un ridotto ingombro verticale, denominata “a sogliola”. Oltre al motore vennero riprogettate l’accensione, l’alimentazione e l’aspirazione dell’aria: per montare il grande portellone posteriore si dovettero eliminare le feritoie sulla copertura del cofano motore della berlina, perciò vennero ricavate due grigliette di aspirazione laterali, poste dietro i cristalli posteriori, per convogliare l’aria nel vano motore. Vennero cambiate le sospensioni con una nuova balestra all'avantreno, ma soprattutto nuove molle e ammortizzatori rinforzati al retrotreno, in vista di un maggior carico da sostenere. Il sistema frenante venne potenziato montando i freni della 600 e adottate ruote dal disegno specifico anch’esse diverse da quelle della 500 berlina. Soltanto l’abitacolo rimase identico alla berlina.

Un’auto, due marchi. La nuova familiare denominata Fiat 500 Giardiniera viene presentata nel 1960, accanto alla versione standard indicata comeGiardinieravennero presentate altre due versioni prodotte per poco tempo e in un numero di esemplari decisamente più basso: una versione più elegante, la Bianchina Panoramica, e la versione commercialefurgonata, caratterizzata da un ampio vano di carico ottenuto con l'eliminazione del sedile posteriore. Su questo modello i finestrini posteriori e il tetto apribile di tela erano sostituiti da lamiera. Nel 1968, quando l’Autobianchi venne totalmente acquisita dal gruppo Fiat, la Giardiniera viene commercializzata dall’Autobianchi con la denominazione 500 Giardiniera e con piccole modifiche estetiche: il volante e il tachimetro ora inplastica nera, come le grigliette laterali per l’aspirazione dell’aria, mentre i finestrini posteriori, con apertura a scorrimento diventano apribili a compasso; infine, il fregio Autobianchi sulla calandra.

Grande lavoratrice. La Fiat 500 berlina terminò la sua carriera nel 1975, mentre l’Autobianchi 500 Giardiniera, grazie alla sua versatilità, rimase in produzione altri due anni, fino al 1977. In totale vennero prodotte circa 330.000 Giardiniera, un numero nettamente inferiore a quello della berlina, trattandosi di una versione da lavoro. Tuttavia, è importante ricordare la Giardiniera per il suo contributo alla crescita economica del nostro Paese: questa familiare compatta veniva utilizzata prevalentemente da piccoli imprenditori, artigiani, agricoltori e commercianti di ogni tipo, ciascuno con la sua storia da raccontare. Citarle tutte sarebbe impossibile, ma raccontandovi della 500 Giardiniera voglio ricordare un periodo di grandi speranze, quando a un bambino di 10 anni bastava una semplice utilitaria per provare l'ebbrezza della felicità.

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