Moto, ad Automotoretrò la Golden Age delle "jap" - Ruoteclassiche
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24/01/2019 | di Maurizio Schifano
Moto, ad Automotoretrò la Golden Age delle “jap”
Alla prossima edizione di Automotoretrò, dal 31 gennaio al 3 febbraio, un'ampia rassegna aprirà una finestra sull'epoca d'oro delle moto giapponesi.
24/01/2019 | di Maurizio Schifano

Alla prossima edizione di Automotoretrò, dal 31 gennaio al 3 febbraio, un'ampia rassegna aprirà una finestra sull'epoca d'oro delle moto giapponesi.

Quattro autentiche icone dei marchi Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha, modelli che hanno segnato un periodo cruciale dell’evoluzione della motocicletta, saranno protagonisti alla 37a edizione di Automotoretrò (leggi qui la news di anticipazione dell'evento), la kermesse torinese dedicata alle due e alle quattro ruote storiche in programma al Lingotto Fiere dal 31 gennaio al 3 febbraio 2019.

L’Età dell’Oro. Sono passati esattamente cinquant’anni, da quando, nel 1969, ebbe inizio quella che tutti poi avrebbero definito la Golden Age delle moto giapponesi. Un periodo che si protrasse per tutto il decennio successivo e anche oltre, cambiando per sempre il modo d’intendere la motocicletta. Da allora infatti la moto non fu più vista semplicemente come un veicolo utilitario, ma come un nuovo mezzo per godersi, con libertà e passione, il tempo libero e lo sport, e che poi divenne pure un’icona di stile e di moda.

La febbre delle maximoto. La Honda CB 750 Four e la Kawasaki H1 500 Mach III, presentate al Salone di Tokyo del 1968, ma di fatto commercializzate negli Usa e poi in Europa dalla primavera del 1969, hanno contenuti tecnici e prestazioni straordinarie rispetto a una concorrenza che non può neanche definirsi “diretta”. Ma vantano pure una qualità costruttiva, un’estetica e delle rifiniture mai viste su una moto, con incantevoli e ricercate livree metallizzate e “caramellate”, particolari in alluminio e acciaio inox lucidati a specchio e cromature spesse e scintillanti. Forte di un 4 cilindri a 4 tempi con l’avviamento elettrico, un’erogazione fluida, seppur ruggente, e senza trafilaggi d’olio, di un freno anteriore a disco e di un assetto di guida davvero confortevole, la Honda CB 750 Four diventa subito il simbolo della “maximoto” (un termine coniato proprio in quel periodo), sogno pure di chi la motocicletta non l’ha mai considerata.

Solo per chi ha il manico. Con il suo 3 cilindri a 2 tempi, dall’erogazione dapprima fluida e poi selvaggiamente rabbiosa, con una spiccata tendenza a impennarsi, espressamente richiesta dall’importatore americano, la più essenziale Kawasaki H1 500 Mach III fa breccia invece nel cuore dei motociclisti più esperti e smaliziati, che però talvolta faticano a dominarla e a frenarla, anche perché lei il freno a disco all’inizio non ce l’ha.

In scia alle grandi. Degna comprimaria, la Suzuki 500 Titan è la prima delle nuove maximoto giapponesi ad arrivare in Italia e può contare solo su un bicilindrico a 2 tempi, ma spicca per la sua robustezza e per la facilità con cui si guida. Nel comparto delle “maxi”, la Yamaha appare al momento defilata, perché alla fine degli anni 60 può proporre solo la bicilindrica a 4 tempi XS 650, clone peraltro riuscitissimo, e decisamente più affidabile, della Triumph Bonneville; in fatto di moto moderne e competitive ha però a catalogo l’agile e velocissima R5 350, dotata di un bicilindrico a 2 tempi che, con la nuova RD, farà molta strada anche nelle gare di velocità.

Ce n’è per tutti i gusti. Nel decennio successivo la Honda completerà la gamma delle sue 4 cilindri in linea con la CB 350 Four e la CB 500 Four, ma lancerà pure l’evoluta 1000 Gold Wing, dotata di un 4 cilindri boxer raffreddato ad acqua, e la straordinaria CBX 1000, che monta addirittura un 6 cilindri in linea. La Kawasaki risponderà prima con la potente e altrettanto insidiosa H2 750 Mach IV, che monta un 3 cilindri 2 tempi con ben 71 CV, ma poi si voterà al 4 tempi battendo la Honda con la 4 cilindri Z1 900 da 82 CV ben più sfruttabili.

L’evoluzione continua. La Suzuki poi presenterà la gamma vincente delle sue GT 380, 550 e 750, dotate di modernissimi e affidabilissimi 3 cilindri a 2 tempi. Quindi lancerà pure la bella serie delle GS con motori 4 cilindri a 4 tempi da 500 a 1000 cm³. Nel settore delle maxi, la Yamaha rimarrà sempre un po’ defilata, pur tentando di emergere con le due massicce 4 tempi XS 750 a 3 cilindri e XS 1100 a 4 cilindri.

Quaranta pezzi da sogno. L’innovazione dovuta alla visionaria ingegneria nipponica di quell’epoca memorabile sarà raccontata attraverso un’ampia rassegna. Ad Automotoretrò, dal 31 gennaio al 3 febbraio, i visitatori potranno toccare con mano oltre 40 pezzi esclusivi, gioielli a due ruote che promettono di far sognare gli appassionati più nostalgici e anche i motociclisti più giovani.

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