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15/04/2019 | di Leonardo Olivari
Backstage event, l’Alfa Romeo Giulia senza segreti
Il quarto appuntamento con l’iniziativa “Dietro le quinte – Backstage” ha visto protagonista al Museo di Arese il primo prototipo dell’Alfa Romeo Giulia.
15/04/2019 | di Leonardo Olivari

Il quarto appuntamento con l’iniziativa “Dietro le quinte – Backstage” ha visto protagonista al Museo di Arese il primo prototipo dell’Alfa Romeo Giulia. Un’occasione speciale per scoprire la nascita e l’evoluzione di un modello scolpito nel cuore degli appassionati.

Chissà se Giuseppe Scarnati e gli altri disegnatori del Centro Stile diretto da Ivo Colucci avranno mai pensato che, quasi sessant’anni dopo, la Giulia sarebbe stata un’automobile da collezione. Un oggetto quasi venerato e che sarebbe divenuto sinonimo dell’Alfa Romeo e dei suoi valori nel mondo.

Uno stile di rottura. Un’auto che ha fatto breccia nel cuore di tanti, da subito, tanto che dal suo esordio, nel 1962 all’autodromo di Monza, “Giulia non fu più solo nome di donna”. A dispetto di una meccanica tradizionale, che manteneva e migliorava quanto realizzato nel decennio precedente con la Giulietta, la nuova berlina media portava con disinvoltura e piglio sportivo un abito molto personale e che, inizialmente, fu definito dalla stampa specializzata e da una buona fetta del pubblico alfista addirittura “sconcertante”.

Con un giro d’anticipo. E pensare che alla nuova linea si era arrivati dopo un ripensamento totale. In principio, il Centro Stile aveva realizzato qualcosa che sì, abbandonava le sinuosità della Giulietta, ma era sicuramente più standard, con gradevoli linee squadrate. Ma quando gli uomini del Biscione visitarono il salone di Londa del 1959, non poterono fare a meno di notare come gli altri costruttori stessero portando sulle linee di produzione molte delle soluzioni estetiche che in Alfa erano in cantiere già da tempo.

Disegnata dal vento. Satta volle con decisione “qualcosa” che si staccasse nettamente dal resto del panorama automobilistico. E quindi la 105, questa la sigla del progetto della nuova berlina, cambiò forma, facendo tesoro delle notevoli esperienze di aerodinamica, patrimonio e vanto dell’Alfa Romeo. “Disegnata dal vento” non era solo uno slogan pubblicitario, l’auto era davvero una campionessa nel fendere l’aria.

Dettagli inconfondibili. Il prototipo mostrato al pubblico del quarto backstage, al Museo dei Arese, è stato allestito verosimilmente nel 1959, come indica una scritta a mano ancora presente sul radiatore. Il telaio 105.00*00001 fa capire che è lo studio master (dopo la sigla progetto ci sono due zeri, quindi nessuna indicazione che faccia intuire la cilindrata o il tipo carrozzeria) ed è il primo costruito. Fra l’altro, i lettori di Quattroruote ne videro due foto “rubate” durante una sessione di collaudo e pubblicate nella primavera 1962, quindi poco tempo prima la presentazione della Giulia definitiva: è proprio lui, per le fattezze della presa d’aria dinamica sotto il parabrezza anteriore specifica di questo muletto.

L’aerodinamica, un chiodo fisso. Il veicolo si presenta conservato e consente quindi di apprezzare il grande lavoro di affinamento aerodinamico realizzato dai tecnici Alfa con i pur modesti e limitati strumenti dell’epoca. Se infatti alcune impostazioni estetiche tipiche della Giulia sono perfettamente visibili, gli ingombri di alcuni particolari di carrozzeria non tornano e non sono presenti le caratteristiche scalfature sulla fiancata e sul tetto. La coda non è ancora quella tronca, che ha dato così tanta personalità al modello oltre a dimostrarsi aerodinamicamente efficientissima, come dimostrarono gli studi del professor Kamm messi in pratica per la prima volta dall’Alfa Romeo e da Zagato sulla Giulietta SZ.

Dentro nessun indizio. Anche il parabrezza fu modificato in seguito e sempre secondo precise esigenze aerodinamiche: sul muletto è meno inclinato e meno avvolgente sui lati, mentre lo “zoccolo” alla base è molto più pronunciato. Salta subito all’occhio la presenza del cambio a cloche, mentre il modello di serie avrebbe debuttato con il comando al volante e la panca anteriore unica (i sedili divisi ed il comando al pavimento sarebbero arrivati solo negli anni successivi). L’interno appare appena abbozzato, con una plancia che non dà alcune indicazioni al riguardo di come sarebbe stata sul modello di serie. La strumentazione deriva direttamente da quella dalle Giulietta sportive.

Una vita da star. Messi a disposizione dal Registro Giulia, i tre esemplari presenti in sala hanno permesso al pubblico di apprezzare le differenze col prototipo e l’evoluzione stilistica del modello. Erano presenti: una Giulia TI nel caratteristico colore biancospino, targata MI 87…, che ha permesso di evidenziare tutte le particolarità della prima serie (cambio al volante, freni a tamburo alettati, ecc.); una 1300 TI blu olandese, che ha rappresentato la Giulia più venduta; una Nuova Super 1300 conservata, verde pino, che ha avuto il merito di far capire ai presenti quanto la Giulia si sia evoluta, specialmente negli arredi interni, per poter rimanere competitiva anche nei difficili anni 70, a più di dieci anni dalla presentazione del modello d’origine.

Arrivederci al prossimo appuntamento. Neppure il maltempo è riuscito a fermare i proprietari delle Giulia accorsi a bordo della propria vettura. Come di consueto, gli alfisti sono stati protagonisti di un défilé sul pistino di fronte al museo, questa volta scortati dalla TI Super della collezione della Casa. Tra gli esemplari più particolari, una giardinetta promiscua carrozzata Colli e un’altra Ti Super. Il prossimo evento a calendario dei backstage, che stanno diventando un appuntamento fisso molto gradito agli appassionati del Biscione, sarà incentrato su un tema insolito: i trofei firmati da grandi artisti che l’Alfa Romeo donava come premio ai propri clienti sportivi.

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