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05/11/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
BMW M3: instant classic si nasce
La BMW M3 è tra i modelli più amati della Casa bavarese: un'epopea iniziata nel 1985, quando i tecnici del reparto Motorsport dettero vita ad una nuova stirpe di modelli sportivi (stradali e da competizione) sulla basate della berlina media Serie 3. Ecco la storia e l'evoluzione della capostipite, la M3 E30.
05/11/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Nel 1985, il reparto BMW Motorsport presentava la M3: una sportiva di medie dimensioni derivata dalla Serie 3 E30. Compatta, agile e potente, si impose subito ai vertici della categoria dove conquistò una platea di appassionati, conciliando il gene sportivo dell’elica biancoblu con una grande fruibilità nell’uso quotidiano.

BMW Motorsport Division, il reparto sportivo della Casa di Monaco (indicato oggi come “M Division”), fu estremamente zelante nello sviluppo della sua berlina media ad alte prestazioni: la capostipite della dinastia M3, basata sul pianale della Serie 3 E30 due porte mutuava infatti diverse soluzioni tecniche derivate dal mondo agonistico. A metà anni 80, la prima generazione della BMW M3 rappresentava lo zenit tra le berline compatte ad alte prestazioni, con il plus di una praticità che la rendeva adatta anche alle condizioni di utilizzo ordinario.

Le mire dell’Elica biancoblu. La BMW M3 debuttò all’IAA di Francoforte del 1985 e, sotto i riflettori del Salone, stupì per le vistose appendici aerodinamiche e il body kit. Accorgimenti che davano alla M3 un’aria decisamente più minacciosa rispetto alla “bonaria” Serie 3. Sotto il cofano trovava posto un quattro cilindri 16 valvole da 2,3 litri capace di erogare 200 CV.
La vettura mal celava l’impegno sportivo di BMW: la M3 E30 nacque col preciso intento di far primeggiare la Casa di Monaco nel Campionato Turismo. L’idea era quella di sviluppare un'auto da corsa per il Gruppo A (Auto da Turismo di produzione) disponibile anche in una versione stradale. Tuttavia, il regolamento del Gruppo A stabiliva che, per ogni auto da corsa da omologare, dovevano essere prodotte 5.000 unità stradali da immettere sul mercato entro 12 mesi: per questo motivo le prime vettura non furono consegnate prima del 1987.

La metamorfosi. Con l’obiettivo delle corse ben in mente, BMW non lesinò sulla leggerezza al fine di rendere l’M3 agile e veloce: con peso contenuto in poco più di 1.200 chili, la BMW M3 sfiorava i 240 km/h.
La scocca della nuova sportiva bavarese prevedeva, pertanto, l’uso combinato dell’acciaio per il telaio e passaruota, mentre i paraurti anteriore, le bandelle laterali, il cofano del bagagliaio e lo spoiler erano in materiale plastico. Molto curata anche l'aerodinamica: nell’ottica di una migliore gestione dei flussi, incanalati verso lo spoiler posteriore, il montante venne irrobustito e inclinato maggiormente rispetto a quello del modello due porte standard.

Che caratterino! Gli esperti del reparto sportivo partirono dal motore a quattro cilindri BMW da due litri impiegato sulle auto da Formula 2, in virtù del peso ridotto e della sua costruzione relativamente semplice. Inoltre, con la coppia erogata ad alto numero di giri, si configurava come la base ideale per sviluppare un nuovo motore da corsa. La testa dei cilindri derivava invece dal motore a sei cilindri della BMW M1. Il manovellismo della M3, inoltre, venne progettato per poter gestire rotazioni di 10.000 giri al minuto ma sul modello stradale la velocità nominale venne contenuta in 6.750 giri/min lasciando un ampio margine per la preparazione sportiva. Nuova anche la trasmissione, caratterizzata dal cambio “dogleg” con la prima in basso a sinistra: un ulteriore indizio sulle velleità corsaiole del modello, poi confermate da un ricco palmarès sportivo. Ma procediamo con ordine.
Oltre ad aumentare la cavalleria, i tecnici del reparto Motorsport misero a punto un assetto dedicato, comprensivo di sospensioni sportive e un impianto frenante maggiorato, che combinava l'ABS (di serie) con dischi freno autoventilanti all'anteriore.

Sempre più forti. Nel 1988, BMW presentava la M3 Evo 2: questa si distingueva per i cerchi più grandi, lunotto e finestrini alleggeriti e appendici ancora più vistose. Intanto, il 2,3 litri guadagnava 15 CV toccando quota 215 CV. Per godere delle performance più elevate anche a cielo aperto, nello stesso anno la Casa bavarese introdusse anche la M3 Cabriolet, la prima convertibile affidata alle cure di BMW Motorsport.
Come se non bastasse, nel 1989 venne svelata la BMW M3 Evo3: questa, procedendo in parallelo con l’arcirivale Mercedes-Benz 190E 2.5-16, montava un 2,5 litri da 238 cavalli erogati a 7000 giri.
Nella vista frontale, la “Sport Evolution” si caratterizzava per la griglia anteriore più grande, lo splitter anteriore regolabile su più posizioni per migliorare l’aerodinamica, unitamente ad un nuovo alettone posteriore. La maggior potenza del motore richiese l’adozione di condotti supplementari per il raffreddamento dei freni, che vennero installati in luogo dei fari fendinebbia. All'interno spiccavano invece i sedili sportivi a guscio e il volante rivestito in Alcantara.

Le gloriose gesta dell’M3. La BMW M3 E30 si confermò un istant classic sin dal suo debutto riscuotendo un grande successo tra i collezionisti e gli appassionati. Prodotta tra il 1987 e il 1992, la M3 E30 totalizzò quasi 18.000 esemplari.
La sua carriera agonistica fu altrettanto luminosa: nelle varie discipline la M3 conquistò oltre 1500 vittorie e più di cinquanta titoli internazionali. Tra i titoli più importanti ricordiamo la vittoria nel rally Tour de Corse, due campionati DTM (Campionato Turismo Tedesco), due BTCC (Campionato Britannico Turismo), quattro Campionati Italiani Superturismo, un Campionato del Mondo Turismo (WTCC) e due ETCC (Campionato Europeo Turismo). Vittorie celebrate con serie limitate come la Tour de Corse, la Europmeister, le Johnny Ceccotto e Roberto Ravaglia Edition e la Sport Evolution.

Oggetto cult. Il palmarès, l’estetica prorompente, il magico equilibrio tra la ciclistica analogica e l’usabilità quotidiana, rendono la BMW M3 E30 un vero oggetto di culto: un’auto da custodire gelosamente, non prima di essersi messi al volante, gettandosi a capofitto in un’appagante sessione di guida.

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