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BMW Z8: glamour senza tempo

All’alba del Terzo Millennio BMW intendeva ritornare in grande stile in un segmento molto esclusivo, quello delle roadster di lusso. Con la BMW Z8, la Casa di Monaco lanciava nuovamente il guanto di sfida all’acerrima rivale Mercedes-Benz riprendendo una partita aperta negli anni 60: quando la fascinosa BMW 507 rispondeva alle sensuali Mercedes-Benz SL. E per l’occasione scomodò un tale James Bond…

Nel 1993, nel Centro Stile BMW venne avviato il progetto “E52”, l’idea era quella di dar vita a una spider sportiva a due posti secchi. Nel mirino c’era ancora una volta la Mercedes-Benz SL, la roadster di lusso che dominava il segmento. Negli anni 90, il trend stilistico delle showcar era caratterizzato da influenze retro-futuristiche. Come richiesto dalle alte sfere, la futura spider rispettava due parametri essenziali: un richiamo al passato e l’utilizzo di un motore V8 di derivazione sportiva. Il nome della concept car evocava passato e presente, Z07. La Z, secondo la nomenclatura BMW indicava l’appartenenza al filone delle Spider, mentre 07 era un chiaro riferimento alla gloriosa antenata 507. Lo staff capeggiato da Chris Bangle si mise al lavoro per dar vita all’erede spirituale della BMW 507: la sportiva di punta del Marchio negli anni ’50, appartenuta anche a Elvis Presley. Tra le peculiarità del modello, le eleganti prese d’aria nei parafanghi anteriori. Lo stile venne definito da Enrik Fisker, designer emergente che firmerà anche diverse Aston Martin, come la DB9 e la V8 Vantage. Il concept venne presentato quattro anni dopo, al Salone di Tokyo 1997, dove conquistò il pubblico e la critica.

Spirito glamour. Con il successo della Z3 e il clamore suscitato dalla Z07, apparve chiaro che c’erano buone possibilità di un seguito commerciale e dalla “Z07” derivò il modello di serie, indicato come Z8. Per esigenze produttive e per rispettare le norme di omologazione, vennero apportate delle piccole modifiche che non mutarono eccessivamente l’idea di partenza. Ad esempio, il parabrezza era più alto e la vettura aveva un paraurti anteriore più esteso. La BMW Z8 si differenziava dalla Z07 sostanzialmente per l’hardtop senza la doppia gobba e l’assenza del particolare lunotto ondulato. A vettura aperta, il modello di serie rinunciava anche alla peculiare carenatura del poggiatesta sul lato guida, un tributo alle auto da corsa anni 50. L’hardtop della Z8 tuttavia venne sviluppato fin dall’inizio per completare della vettura: realizzato in metallo e verniciato in tinta con la carrozzeria, prevedeva anche il lunotto termico in vetro.

Questione di stile. La silhouette della Z8 rimase filante ed essenziale. Vennero mantenuti i fari carenati, i due lobi della griglia frontale che evocavano il tradizionale doppio rene integrando i due fendinebbia circolari; così come la fanaleria e il volume posteriore della vettura rastremati. In fiancata l’elemento principale era rappresentato dalla presa d’aria con gli indicatori di direzione integrati, invisibili fino alla loro attivazione. Il mix tra fascino d’antàn e minimalismo contemporaneo della BMW Z8 dette vita a un’instant classic dalle linee affascinanti e senza tempo. Per gli interni, il designer Scott Lempert mantenne l’approccio minimal: molti dei comandi erano celati sotto pannelli a scomparsa. Il volante era di ispirazione vintage, mentre il contachilometri e gli strumenti principali vennero posti al centro della plancia. Inoltre, come da tradizione BMW, la strumentazione era leggermente inclinata verso il conducente. Lo spostamento della strumentazione al centro del cruscotto era inteso per offrire una visione senza ostacoli del cofano e della strada davanti al guidatore. Per contribuire all’ordine dell’abitacolo, vennero adottati svariati comandi multifunzione: ad esempio, gli alzacristalli elettrici e gli specchietti erano azionabili da un unico strumento.

La tecnica. La BMW Z8 adottava un particolare telaio in alluminio di tipo spaceframe con valori di rigidità torsionale doppi rispetto a quelli delle spider dell’epoca. L’Ingegner Rathgehber, a capo del progetto Z8 dichiarò che occorreva una forza di 10.500 Nm per flettere il telaio di un solo grado. Per quanto riguarda le sospensioni, le anteriori erano di tipo MacPherson in alluminio, riprogettate sulla base di quelle in uso sulla BMW M5 E39, mentre per l’assale posteriore erano previste sospensioni multilink a cinque bracci. Anche il propulsore era condiviso con la superberlina: sotto il lungo cofano trovava posto un 5 litri V8 da 4.941 cc capace di erogare 400 CV a 6.600 giri/min e una coppia massima di 500 Nm 3.800 giri/min. Questo motore, indicato con la sigla S62 venne sviluppato dal reparto sportivo BMW Motorsport ed era abbinato a un cambio manuale a sei marce. Il motore venne arretrato dietro l’asse anteriore per migliorare la distribuzione del peso  (51/49). Con un telaio raffinato e un motore dal grande carisma, la Z8 offriva un’esperienza di guida di altissimo livello. Le prestazioni? BMW dichiarava uno scatto da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi e una velocità massima limitata elettronicamente di 250 km/h (290 senza limitatore).

Una lampadina non basta. La BMW Z8 fece il suo debutto semi-ufficiale al cinema, figurando come protagonista al fianco dell’affascinante Pierce Brosnan nell’episodio “Il mondo non basta” della saga di 007. Un’operazione di product placement riuscita, che dopo le BMW Z3 e 750IL E38, contribuì ad elevare il fascino della prestigiosa roadster bavarese. La vettura dissimulava bene le sue misure, celando sotto i suoi volumi una lunghezza di 4,4 m. La Z8 è stata anche l’unica auto di serie mai prodotta ad avere fanali e indicatori di posizione al neon che garantivano un’attivazione più rapida rispetto alle lampadine standard e, stando alla Casa, una durata per tutta la vita del veicolo.

Un rapporto speciale. A causa del limitato volume di produzione, molte componenti della vettura sono state realizzate o rifinite a mano, determinando l’importanza di un supporto continuo da parte del costruttore verso i possessori delle Z8. Per promuoverla tra i collezionisti e rafforzare il rapporto con questa clientela “speciale”, BMW ha promesso di mantenere una scorta di ricambi per 50 anni. La produzione della Z8 venne avviata nello stabilimento di Dingolfing (Monaco) nel 2000. I processi di finizione vennero curati dal reparto BMW Individual, designato per le personalizzazioni più esclusive dei modelli della Casa dell’Elica. Per quanto riguarda le vernici, erano disponibili cinque tinte ufficiali: due pastello (nero e rosso) e tre metallizzate (Argento, Grigio Stratus e Blu Topazio). Il programma Individual, consentiva poi una scelta vastissima di colori extraserie e su campione, comprese combinazioni bicolore. Dopo aver totalizzato oltre 5700 esemplari, la Z8 uscì di scena nel novembre 2002.

Made in Buchloe. Nel 2003, una piccola serie di BMW Z8 venne affidata all’Alpina, segnando l’avvento della Alpina Roadster V8. L’interazione della Casa di Buchloe, storico elaboratore di modelli BMW, mitigò il temperamento sportivo della Z8, per avvicinarsi allo spirito da “granturismo” della rivale SL. La BMW Z8 era un modello di nicchia, fin troppo “tecnico” per la clientela di riferimento, che lamentava in primo luogo l’assenza di un cambio automatico. La nuova Alpina venne dotata in prima luogo di una trasmissione automatica Switchtronic (evoluzione del cambio BMW Steptronic) a 5 marce accoppiato al M62 V8 da 4,8 litri (versione più mansueta dell’S62 dell’M5) montato sull’Alpina B10 V8 S (realizzata a sua volta sulla base della 540i E39). Per completare il passaggio da sportiva purosangue a roadster raffinata, vennero adottati sospensioni e pneumatici più morbidi, sebbene la Alpina Roadster viaggiasse su grandi cerchi da 20 pollici. Anche all’interno Alpina operò alcune modifiche: per i rivestimenti venne impiegata una pelle Nappa molto morbida al tatto, così come venne montato un nuovo volante che potesse integrare anche le palette del cambio automatico.

Guardando Oltreoceano. Contrariamente agli altri modelli Alpina, le prestazioni e la potenza della Roadster V8 erano inferiori alla Z8 standard, in quanto i cavalli vennero ridotti a 375 CV (contro i precedenti 400), mentre la coppia venne lievemente aumentata a 519 Nm (contro 500). Altra differenza sostanziale era la coppia motrice, disponibile ad un numero di giri molto più basso rispetto all’originale, per consentire una guida più rilassata. Curiosamente, la velocità massima limitata elettronicamente fu ufficialmente aumentata a 259 km/h. Queste modifiche vennero adottate per favorire le vendite della Roadster V8 sul mercato Nordamericano. Delle 555 unità realizzate, si stima che 450 siano state esportate sul mercato statunitense. Negli USA, la Alpina Roadster V8 è stata venduta direttamente dalle concessionarie BMW, segnando per volta l’ingresso di un modello Alpina nella rete vendita ufficiale di BMW USA.

La Bertone Birusa. Al Salone dell’Automobile di Ginevra 2003, il Centro Stile Bertone presentò la Birusa, una particolare showcar basata sulla BMW Z8. La meccanica rimase invariata, a cambiare completamente era lo stile, più geometrico e monolitico che delineava una coupé granturismo con le portiere ad ala di gabbiano realizzate  in fibra di carbonio. All’interno, la Birusa faceva sfoggio di tecnologie innovative come il tettuccio apribile capace di filtrare i raggi UV, un controllo vocale multilingue e il sistema di visione notturna.

Per sentirsi James Bond. La BMW Z8 segnava il ritorno della Casa di Monaco nella parte alta del mercato, offrendo al contempo una sportiva con prestazioni da brivido e uno stile iconico ed evocativo. Sul fronte tecnico, la Z8 puntava a battere la Mercedes SL con un’handling affilato e un motore più rabbioso. Anche il prezzo, di circa 5mila euro inferiore voleva essere un ulteriore incentivo. Che la Z8 fosse una instant classic, era chiaro a tutti, ma per fugare ogni dubbio, alla consegna dell’auto veniva fornita anche una valigetta dedicata con all’interno alcuni modellini-campione con le colorazioni disponibili e il libro che raccontava la nascita e sviluppo della vettura. Oggi, la BMW Z8 continua ad essere un modello ambito e ricercato dai collezionisti: in primis gli amanti dell’elica bianco blu e in secondo luogo dai fans della saga di James Bond, un’icona di stile dal fascino intramontabile. 

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