Bugatti Type 41: la Royale - Ruoteclassiche
Cerca
Auto
15/04/2020 | di Laura Ferriccioli
Bugatti Type 41: la Royale
Bugatti Type 41, l'ammiraglia extralusso voluta da Ettore Bugatti.
15/04/2020 | di Laura Ferriccioli

Negli anni Venti Ettore Bugatti ha costruito quella che era con grande probabilità non solo l'automobile più grande ma anche la più veloce e lussuosa al mondo.

Un passo di 4,3 mt e oltre sei di lunghezza in totale. È la Bugatti Type 41 Royale, una sorta di elegante architettura semovente più grande anche della già monumentale Isotta Fraschini Tipo 8 e dell'Alfa Romeo RL SS, altre due mastodontiche creazioni rappresentative degli anni Venti. Era l'epoca in cui le grandi cilindrate fungevano da status symbol, la loro opulenza serviva a dimostrare l'agio e il potere di chi le possedeva. E mai come nel caso della Royale una vettura ha saputo assolvere a questo compito: era concepita con il massimo del lusso e destinata, come dice il nome, a regine e imperatori.

Esclusiva come poche. Con un prezzo di 100mila marchi tedeschi, la Type 41 Royale era in media tre volte più costosa delle limousine concorrenti e rispetto alle altre Bugatti valeva più o meno dieci volte tanto. La vettura è stata realizzata nel 1926 e commercializzata dal 1932 con la prima vendita di un esemplare roadster all'industriale parigino Armand Esders. Visto che il proprietario l'avrebbe guidata solo di giorno, la vettura è priva di fari anteriori con un ulteriore guadagno estetico. Seguirono altre tre versioni costruite – una Cabriolet, una Pullman Limousine e una Travel Limousine. Oltre a una Coupé Napoleon con interfono elettrico per le comunicazioni tra passeggero e autista.

Tocco d'arte. Per “vestire” cotanta vettura si sono messi all'opera nomi famosi della carrozzeria quali Kellern & Cie, Weymann, Binder, Bugatti, Weinberger e Park Ward. Ciliegina sulla torta, la Type 41 Royale è l'unica automobile made in Molsheim dotata di un ornamento sopra all'inconfondibile radiatore a forma di ferro di cavallo. Un elefante danzante, nientemeno. E per di più firmato Rembrandt Bugatti, fratello di Ettore, artista celebre e particolarmente apprezzato proprio per i suoi bronzi di animali.

Veloce e maestosa. Quale spinta era necessaria per muovere un tale gigante? Il motore a otto cilindri in linea era areonautico, Ettore Bugatti l'aveva disegnato nel 1927 per il governo francese. Nella versione originaria aveva una capacità di 14.7 litri, poi è stato portato a 12.8 per le Royale: quello che però nel frattempo non è cambiato è la potenza, impressionante, di 300 CV. Nonostante la stazza, che poteva arrivare a tre tonnellate e mezzo, le “Bugatti reali”, a trazione posteriore, potevano filare fino a 200 km/h. E con un serbatoio da 200 litri anche le lunghe percorrenze erano garantite.

Meccanica haute couture. Tutto in queste vetture era unico, anche la meccanica, studiata con un albero verticale a coppie coniche che collegava l'albero motore, montato su nove cuscinetti a sfera, e l'albero a camme. E poi, frizione a secco multidisco con cambio a tre marce e sospensioni a quarto di ellittica raddoppiate per dare maggiore confort. Eppure, nonostante le prestazioni e la qualità straordinarie, dei sei esemplari che hanno visto la luce fino al 1933 solo quattro sono stati venduti. La buona notizia è che tutti sono arrivati fino a noi: due si possono vedere al museo Cité de l'Automobile di Mulhouse, in Francia, e uno nel quartier generale Bugatti a Molsheim. Genio com'era, visto l'insuccesso commerciale Ettore Bugatti ha pensato ben presto a una versione differente di quel motore enorme, stavolta da impiegare per le locomotrici dei treni espresso. Locomotrici che dopo solo nove mesi erano già operative nelle ferrovie francesi.

COMMENTI
In edicola
Segui la passione
Novembre 2024
In uscita il 7 novembre il nuovo numero di Ruoteclassiche
Scopri di più >