Compie quarant’anni la vettura svedese che ha segnato un’epoca. Prodotta per quasi un ventennio ha lasciato un vuoto che non è stato più colmato.
Era il 21 agosto del 1974 quando la Volvo presentò per la prima volta quella che sarebbe diventata un’icona dell’automobilismo svedese e non solo: la 240. Fu un tale successo che ancora oggi la serie 200 è il modello Volvo più venduto nella storia della Casa di Göteborg con 2.862.573 esemplari costruiti tra il 1974 e il 1993. Diciannove anni durante i quali la Volvo 240 è stata prodotta in numerose versioni a due, quattro e cinque porte, più una versione coupé esclusiva, la 262C, costruita da Bertone in 6.622 esemplari tra il 1977 e il 1981.
Numerose anche le opzioni del motore. Dalla prima versione del 1979 dotata di un quattro cilindri di due litri di nuova concezione offerto sia nella versione a carburatori da 97 cv sia nella versione a iniezione da 123 cv, alla 264 dotata di un V6 da 2,7 litri e 140 cv frutto di una partnership con Renault e Peugeot lanciata appena due mesi dopo il debutto della 240. E’ poi arrivato un motore diesel a sei cilindri sviluppato in collaborazione con Volkswagen disponibile, che in alcuni mercati anche in versione a cinque cilindri; quindi, nel 1981, il lancio della 244 turbo con 155 CV. Successivamente, con la 245 Turbo da 155 cv, la Volvo ha lanciato la prima station wagon di serie equipaggiata con un motore benzina turbo. La Volvo 240 Turbo sarebbe poi diventata anche un’auto da corsa di successo, conquistando nel 1985 il Campionato Europeo Turismo.
Importanti anche i riconoscimenti sulla sicurezza e sul rispetto dell’ambiente. Nel 1978, per esempio, la Volvo 240 è stata nominata “Auto più pulita degli Stati Uniti” dal California Air Resources Board, mentre, nel 1976, la qualità dei sistemi di sicurezza della Volvo 240 è stata presa come riferimento dal Traffic Safety Administration degli USA (NHTSA). Per quattro anni, alla fine degli anni 1980, la Volvo 240 è stata riconosciuta come l'auto più sicura della sua categoria sempre negli Stati Uniti. Tutto ciò merito di una serie di congegni che introducevano nuovi limiti di sicurezza come il piantone dello sterzo collassabile, la struttura a deformazione programmata con paraurti per assorbire piccoli urti, l’ABS, le cinture di sicurezza.
Una corrazzata che ha conquistato i cuori di molti italiani grazie anche alle linee squadrate della sua carrozzeria, ancora eleganti nonostante l’età; alla solidità della sua struttura e, nella versione Station Wagon, allo spazio interno. Un’auto al di sopra delle mode, classica, razionale, affidabile, maneggevole e adatta ai lunghi viaggi, che è riuscita a tenere banco nel suo segmento per quasi un ventennio e della quale ancora oggi se ne sente la mancanza.