La Chrysler TC by Maserati è una vettura nata dalla sinergia tra Chrysler e Maserati. Costosa e poco performante risentì di scelte progettuali discutibili, ma la sua storia resta affascinante e segna un triangolo ideale tra Modena, Milano e Detroit.
Nei primissimi anni '80, Lee Iacocca a capo della Chrysler intendeva rilanciare il marchio nella fascia premium dopo le gravi insolvenze che rischiarono di far crollare l’intero gruppo: la parte alta dei listini americani era dominata dai modelli europei che conquistavano per le performance e il look raffinato. Anche a Modena Alejandro DeTomaso era impegnato con il rilancio della Maserati ed era pronto ad aggredire il mercato con i nuovi modelli Biturbo. Si trattava di auto sportive di categoria “intermedia” pensate per attrarre una clientela composta da giovani rampanti alla ricerca di una vettura prestante e distintiva.
Mossa avventata. Entrambi accomunati da origini italiane, i due top manager dal temperamento sanguigno e pragmatico trovarono facilmente un’intesa. A metà anni anni 80 venne raggiunto l'accordo per produrre una nuova vettura, elegante e dal (vago) piglio sportivo che combinasse "the best of both brands", il meglio di entrambi i marchi. In realtà Chrysler stava ottenendo buoni risultati nella fascia media, ma arrancava nella parte alta del mercato. Il finto lusso e un’immagine dimessa stridevano spesso con le prerogative velleitarie dei marchi più prestigiosi. Maserati dal canto suo era con l’acqua alla gola dopo il lancio delle Biturbo: il passaggio dalla produzione limitata e artigianale a volumi nell’ordine delle migliaia di esemplari sancì almeno nei primi anni un calo della qualità e non pochi grattacapi... Negli anni dell’edonismo sfrenato le suggestioni del nome Maserati e una spolverata di eleganza sembravano provvidenziali per far colpo su yuppies e viveur, ma forse entrambi i marchi sopravvalutarono un po' i mezzi a disposizione e il progetto si rivelò un flop.
Umili origini. La Chrysler TC by Maserati (abbreviazione di "Turbo Cabrio") debuttò al salone dell'auto di Los Angeles del 1986. Dotata di carrozzeria due posti con tetto apribile, la TC venne sviluppata sulla piattaforma Q: versione ridotta e modificata della piattaforma K, destinata alla gamma di vetture compatte come la Chrysler LeBaron e della Dodge Daytona. Non certo la base ideale per dar vita a proporzioni seducenti, il passo corto e gli ampi sbalzi non giovarono alla linea della TC…
Di tutto un po'. La Chrysler TC by Maserati prendeva in prestito dalla Dodge Daytona anche il motore 2,2 litri turbo: un quattro cilindri in linea da 160 CV, accoppiato a un cambio automatico a tre velocità. In alternativa era disponibile un V6 da 3 litri prodotto dalla Mitsubishi, ma dalla potenza di soli 141 CV. In ogni caso la trazione era anteriore. Ma quindi cosa aveva di Maserati la TC? Ben poco a dire il vero, se non un motore più potente disponibile a richiesta: anche questo a quattro cilindri, 16 valvole da 200 CV (di derivazione Maserati) accoppiato a un cambio manuale Getrag a cinque marce. Il “by Maserati” era riferito essenzialmente alla produzione della Chrysler TC, che avveniva nell’ex stabilimento Innocenti a Milano. L'impianto milanese, rilevato dalla DeTomaso venne adibito all’assemblaggio dei modelli Maserati a partire dal 1980…
Melting pot. L'unità più interessante era sicuramente il motore "Maserati". In realtà la testata era realizzata in Inghilterra dalla Cosworth e poi rifinita in Italia dai tecnici Maserati, mentre pistoni erano prodotti in Germania dalla Mahle. Gli alberi a camme vennero progettati dalla Crane Cams, in Florida e forgiati dalla Maserati a Modena come il basamento. Infine il turbocompressore venne realizzato dalla giapponese IHI.
Tocchi di classe. La ricca dotazione della Chrysler includeva l'aria condizionata, un impianto audio a 10 altoparlanti con lettore cassette, sedili in pelle pieno fiore con regolazione elettrica a sei vie, in pelle anche pannelli porta e la plancia con la strumentazione. La gamma colori della Chrysler TC by Maserati includeva Bianco Artico, Rosso Esotico, Nero Jet, Giallo Chiaro, tra questi anche tinte perlate come il Royal Cabernet e Quarzo Fumè. Per i rivestimenti interni Nero, il Bordeaux e Zenzero. La TC era dotata di un hardtop rimovibile con il caratteristico finestrino “Opera window” e sbrinatore elettrico per il lunotto. Unico accessorio optional, il lettore CD.
Quel ponte per Detroit. Nel 1989 la TC in configurazione base era proposta a partire da 33.000 dollari (circa 70.000 dollari odierni), mentre la best seller LeBaron, dotata di quattro posti e dall’aspetto molto simile e completa di tutti gli optional non superava i 20 mila dollari. Qualcuno ironizzò che la sigla TC stesse per “Too Costy” (troppo cara). La raffinatezza dei pellami non compensava prestazioni globalmente mediocri e un pianale da utilitaria su un’auto di quel prezzo. Come avvenuto per la Cadillac Allantè, un’altra vettura americana assemblata in Italia, la produzione tramite ponte aereo si rivelò un salasso. Questo comportò inevitabilmente un prezzo di listino molto alto che limitò la diffusione di entrambe le vetture.
I conti non tornano. Nel 1990 Bob Lutz, ex dirigente della Chrysler dichiarò che la TC costò alla Chrysler circa 600 milioni di dollari: ogni esemplare richiedeva all'azienda un esborso di circa 80.000 dollari. Con un prezzo di listino di circa 35.000 dollari, le Chrysler TC vennero prodotte in perdita... Nel triennio di produzione della Chrysler TC by Maserati, dal 1989 al 1991 vennero costruite poco più di 7300 unità. La Chrysler TC by Maserati tuttavia può vantare un primato: è stata l’unica auto con il tridente Maserati integrato nel pentagono Chrysler. Una combinazione piuttosto inconsueta per quei tempi, ma col senno di poi quel logo è stato quasi premonitore, oggi Chrysler e Maserati sono riunite sotto l’egida del gruppo FCA…