Un nome nobile, che richiama i fasti delle Alfa Romeo degli anni 30, e un carattere che porta avanti senza compromessi le tradizioni di purosangue da corsa della marca. La 1750, degna erede della Giulia, quest’anno raggiunge le 50 primavere. In occasione di questo anniversario tondo, vi raccontiamo la sua storia.
Nella cabala dell’Alfa Romeo il numero 1750 ha un significato molto particolare: indica infatti la cilindrata del leggendario sei cilindri in linea della 6C 1750 del 1929, autentica pietra miliare nella storia della marca. Sul finire degli anni 60, a quarant’anni di distanza da quella regina della strada, la Casa del Biscione ripropone la gloriosa denominazione per una nuova vettura.
All’inizio del 1968, a Vietri sul Mare, in provincia di Salerno, l’Alfa Romeo presenta la 1750, con il classico quattro cilindri doppio albero a camme in testa portato a 1779 cm³: è la berlina con cui la Casa milanese si prepara ad affrontare la concorrenza italiana ed estera degli anni 70. Le somiglianze con la Giulia (che sarà prodotta fino al 1978) si notano soprattutto osservando le fiancate, dove sono evidenti le caratteristiche scalfature in corrispondenza delle maniglie e all'altezza padiglione. Elementi distintivi del modello sono invece il frontale, che ricorda quello della 2600 Sprint di Bertone (lo stesso carrozziere della 1750), e i grandi gruppi ottici posteriori, inediti. Il motore sviluppa una potenza massima di 114 CV (secondo norme IGM) a 5000 giri/minuto, per una velocità massima di 180 km/h. L’alimentazione è garantita da due carburatori doppio corpo orizzontali per le versioni destinate al mercato europeo, e da un impianto d’iniezione Spica per i modelli venduti negli Stati Uniti.
Il raffinato schema meccanico della Giulia viene ulteriormente migliorato: l’alternatore sostituisce la dinamo, la frizione è a comando idraulico e al retrotreno è presente il limitatore di frenata. A partire dal 1970 inoltre, assieme ad alcune modifiche riguardanti il volante, la pedaliera e la fanaleria (che prevede l'adozione di nuove lampade allo iodio), la 1750 dispone anche del circuito frenante sdoppiato. Per quanto riguarda le sospensioni, rispetto alla Giulia varia il posteriore, dove è stata aggiunta una barra stabilizzatrice. Invariato, invece, lo schema all'avantreno: ruote indipendenti, bracci trasversali e biella obliqua, molla elicoidale e barra stabilizzatrice.
Nel corso della sua breve carriera (esce di scena nel 1972, aprendo la strada all’Alfetta), la 1750 (che al lancio costava quasi 2 milioni di lire) ha ricevuto una buona accoglienza da parte del mercato: a fine produzione le unità uscite dalle catene di montaggio sono più di 100.000. Oggi, con quotazioni nettamente inferiori rispetto a quelle della più ambita Giulia, può essere la macchina giusta per entrare a buon diritto nell'universo delle grandi berline Alfa Romeo a trazione posteriore.
Alberto Amedeo Isidoro