Citroën GSA: l’evoluzione della specie - Ruoteclassiche
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20/08/2020 | di Andrea Zaliani
Citroën GSA: l’evoluzione della specie
Presentata nel 1979 tale declinazione rappresenta la naturale evoluzione dell’affascinate vettura francese, con una serie di elementi decisamente innovativi per l’epoca.
20/08/2020 | di Andrea Zaliani

Presentata nel 1979 tale declinazione rappresenta la naturale evoluzione dell’affascinate vettura francese, con una serie di elementi decisamente innovativi per l’epoca

Nella cronistoria della Citroën il 2020 ricopre un’annata speciale, in quanto rappresenta il cinquantesimo anno di vita della GS. Nonostante le sue origini siano cosa nota, è bene ricordarle. Nel secondo dopoguerra il marchio amplierà progressivamente la propria gamma grazie al debutto delle 2CV (1948) e ID/DS (1955). A quel punto, però, diventò necessario introdurre sul mercato anche una nuova vettura di medie dimensioni, capace di soddisfare un mercato in forte espansione, l’AMI6. Presentata nel ‘61, l’auto risolse solo parzialmente il problema.

L’inizio di una storia di successo. Robert Opron, successore di Flaminio Bertoni, venne quindi incaricato di disegnare la carrozzeria di una nuova vettura media, mentre Magès (il padre dell’idropneumatica) si occupò della geometria delle sospensioni, ispirate a quella della DS. Il lavoro filò spedito e già nel 1970 la nuova gamma “G” (da cui GS) divenne pronta al lancio, debuttando nel marzo di quello stesso anno al Salone dell’Auto di Ginevra. Negli anni successivi crebbe progressivamente il suo successo, ma col passare del tempo diventò necessaria una rivoluzione per permettere alla vettura di rimanere sulla cresta dell’onda.

L’arrivo della GSA. Così si arrivò al 1979, anno in cui nacque la GSA. Dove la “A” finale significava Améliorée, ovvero migliorata. Le modifiche apportato rispetto alla sua progenitrice, effettivamente, erano molteplici. Le più rilevanti riguardavano gl’interni. Michale Harmand disegnò una plancia decisamente originale e innovativa per l’epoca, dotata di una coppia di “satelliti” che prendevano il posto di gran parte delle tradizionali levette di comando. Non solo: vennero ridisegnati anche i sedili, i pannelli delle porte e il tunnel centrale. In contemporanea, la carrozzeria abbandonò i paraurti d’acciaio in favore di vistosi scudi di plastica. Nel complesso la GSA riscosse un buon successo di pubblico, che apprezzò la sua modernità, il comfort e le prestazioni del motore (che nel frattempo aveva raggiungo i 1299 cc) al punto che neanche l’arrivo di BX nel 1982 ne fermò la produzione; proseguì in Europa fino al 1986 e nello stabilimento indonesiano di Giacarta addirittura fino al 1990.

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