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01/11/2001 | di Redazione Ruoteclassiche
CONVIENE FARSELA AMICA
Sulle prime mette soggezione. Persino paura. Ci vuole un approccio prudente, delicato, graduale. Dopodiché sarà sempre fedele. Nel 1961, vinse la Castell’Arquato-Vernasca, teatro del nostro test. Appartenuta a Clay Regazzoni, ha carrozzeria alleggerita e motore potenziato a 280 CV.La denominazione “250 GT berlinetta alluminio Competizione ’61” era decisamente troppo lunga e difficile per gli inglesi, […]
01/11/2001 | di Redazione Ruoteclassiche

Sulle prime mette soggezione. Persino paura. Ci vuole un approccio prudente, delicato, graduale. Dopodiché sarà sempre fedele. Nel 1961, vinse la Castell'Arquato-Vernasca, teatro del nostro test. Appartenuta a Clay Regazzoni, ha carrozzeria alleggerita e motore potenziato a 280 CV.

La denominazione "250 GT berlinetta alluminio Competizione '61" era decisamente troppo lunga e difficile per gli inglesi, che subito la sostituirono con la semplice sigla "SWB" (Short Wheel Base, ossia passo corto). La sigla piacque molto anche in Italia e fu ufficialmente adottata per indicare questa splendida granturismo.

A quarant'anni di distanza abbiamo voluto valutare le eccellenti doti della "SWB" sulle difficile rampe della Castell'Arquato-Vernasca, gara in salita piacentina vinta nel '61 proprio da una Ferrari "SWB" tipo "Lusso", cioè con carrozzeria in acciaio. L'esemplare della nostra prova è invece una versione evoluta con carrozzeria in alluminio (200 kg in meno) che si differenzia esteticamente dalla "Lusso" per le prese d'aria sulle fiancate e per il bocchettone del carburante a vista sul parafango posteriore sinistro.

Gli interni sono più spartani, ma le differenze maggiori si incontrano nel telaio a traliccio di tubi, ora a sezione ellittica, e nel motore 3 litri a 12 cilindri tirato a 280 CV a 7400 giri/min. Sono stati prodotti pochissimi esemplari di questa vettura: alcune fonti parlano di 18 vetture costruite, ma secondo altre il numero è addirittura inferiore.

Il proprietario Marco Peliziari, industriale di Parma, racconta: "L'ho comprata 15 anni fa da Clay Regazzoni, che aveva montato il sistema "Guidosimplex". L'ho lasciata così per circa dieci anni, ma poi il sistema è stato smontato". Il 12 cilindri gira al minimo col classico borbottio dei motori spinti ad aspirazione libera. La frizione è insolitamente dolce e stacca giusto a metà corsa.

Peliziari ci svela piccole astuzie: "L'uscita di curva è sempre una fase delicata: se non sei ancora padrone della macchina, meglio tenere un filo di gas e affondare il piede solo alla fine della curva". I quattro dischi Dunlop sono sempre all'altezza della situazione. L'assetto, pur rigido, non causa il saltellamento delle ruote: merito degli ammortizzatori Girling, appena revisionati e delle molle tarate per un impiego sportivo.

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