È possibile rivivere un’avventura che ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo e ha rappresentato un evento motoristico capace di catalizzare l’attenzione del pubblico e coinvolgere le principali Case automobilistiche? La risposta è sì e la Dakar Classic, in pieno svolgimento, sta lì a dimostrarlo, con quasi 100 concorrenti che si stanno sfidando tra le dune dell’Arabia Saudita, a bordo di veicoli leggendari che hanno fatto la storia della competizione.
Quattro categorie e tre "età". Giunta alla quinta edizione, la Dakar Classic è cresciuta rapidamente dai soli 24 veicoli dell’esordio nel 2021 fino agli oltre 200 tra piloti e copiloti che hanno preso il via il 3 gennaio a Bisha, in Arabia Saudita e che dovranno sopravvivere - fisicamente e a livello meccanico per i mezzi – a un percorso di ben 7.246 km, di cui 4.033 di prove speciali. L’arrivo è previsto il 17 e il regolamento, per garantire sicurezza e credibilità all’evento, è estremamente dettagliato, con quattro categorie (da H1 a H4), corrispondenti a velocità medie da rispettare il più rigorosamente possibile in settori specifici e un’ulteriore suddivisione per anni di produzione. Il periodo A raggruppa i veicoli costruiti prima del 1986, il periodo B quelli tra il 1986 e il 1996, e infine il periodo C riguarda quelli tra il 1997 e il 2005.
Regolarità, navigazione e abilità. La Dakar Classic è essenzialmente una gara di regolarità, ovvero i concorrenti devono avvicinarsi il più possibile alla velocità media stabilita dagli organizzatori, ma sono previste anche prove di navigazione, nelle quali l'obiettivo è passare attraverso i check-point percorrendo una distanza il più possibile vicina a quella stabilita e infine una sfida sul terreno di pura abilità di guida, che prevede il passaggio tra le dune con la traiettoria più efficiente. Ma passiamo alle auto, le vere protagoniste, insieme ovviamente a moto e camion, il mix che ha reso unica e irripetibile la Parigi-Dakar e che qui diventa un'occasione per gli appassionati e i cultori di rivedere le grandi glorie del passato.
La regina è la Porsche 959. Dieci sono i marchi rappresentati, con - inevitabilmente - la Porsche a catalizzare l’attenzione, soprattutto con la 959 nella sua mitica livrea Rothmans e guidata dal duo spagnolo Juan Morera-Lidia Ruba. Un’auto che ha lasciato un segno indelebile, trionfando con una doppietta nell’edizione del 1986 e che sarà circondata da un esercito di fuoristrada pure, come ad esempio Mitsubishi Pajero, Nissan Patrol, Range Rover e Land Rover Defender, Toyota Land Cruiser. Ci sono anche le Audi Quattro, iscritte dal team olandese Quattro Legends, riconoscibili per la curiosa protuberanza sul tetto dovuta alla necessità di alzare la seduta per offrire una migliore visibilità a pilota e navigatore. Più, ovviamente, una folta rappresentanza francese.
Ci sono anche due italiani. Se le Citroën 2CV Sahara (bimotori, 4 ruote motrici) stravincono il premio simpatia, assistere a una delle tappe sulle piste saudite è come fare un viaggio nel tempo del motorismo transalpino. C’è infatti la sorprendente Renault 30 TX, berlina cinque porte motorizzata V6 del Team Boucou, come la Peugeot P4, in pratica la Mercedes Classe G prodotta su licenza e con il motore della 504, anch’essa presente in versione coupé iscritta dalla scuderia Montana Racing. La 205 del Team Passion-Aventure non è invece la mitica Turbo 16, che faceva parte dello squadrone ufficiale dominatore delle edizioni 1987 e 1988 con Ari Vatanen e Juha Kankkunen, ma un esperimento più casalingo, vista la presenza sotto al cofano del 1.9 turbodiesel di una Citroën Xantia. Lo spirito pionieristico rivive anche nell’equipaggio italiano Favre-Iacovelli, a bordo di una Mitsubishi Pajero 3.0 V6: ben riconoscibili grazie alla livrea Malossi che fa molto anni 90. Hanno passato nove mesi a preparare l’auto per la Dakar Classic e il loro motto è “o la va o la spacca” .