L’ex stabilimento Bugatti di Campogalliano, icona dell’ingegno e del sogno automobilistico italiano, è tornato sotto i riflettori della cronaca. Nella notte di Halloween, in migliaia hanno trasformato la celebre Fabbrica Blu in una discoteca improvvisata, invadendo i capannoni abbandonati per un rave party abusivo che ha riacceso il dibattito sul destino di questo luogo simbolo della Motor Valley. A denunciare lo scempio e a chiedere un intervento immediato è l’Associazione Bugatti Automobili Campogalliano, custode morale e storica del sito, che, attraverso una petizione online, chiede la messa in sicurezza dell’area e il riconoscimento ufficiale come patrimonio della cultura industriale italiana.
Dall’ingegno all’abbandono
A seguito della bancarotta della Bugatti Automobili Spa avvenuta nel 1995, la struttura – voluta da Romano Artioli, progettata dall’architetto Giampaolo Benedini e inaugurata nel 1990 per ospitare la produzione della EB110 – è stata protetta e mantenuta dalla famiglia Pavesi, che ha impedito vandalismi e intrusioni, aprendo le porte a migliaia di visitatori. Nell’aprile 1997 il gruppo Volkswagen acquisisce il marchio Bugatti, ma non la fabbrica, aggiudicata all’asta dall’azienda tessile Nadini. Fallirà a sua volta nel giro di pochi anni. Nel 2008 Stefano Pulsoni, avvocato anch’egli con esperienza nel settore tessile, si aggiudica a un’asta giudiziaria il complesso per farne, con la collaborazione di Lapo Elkann, un centro commerciale. Mai realizzato. Il declino è iniziato nel 2022, quando la custodia privata è cessata e l’immobile, passato nel frattempo nelle mani dell’investitore francese Adrien Labi, è stato lasciato al proprio destino. Nello stesso anno, tra l’altro, l’occupazione abusiva di un capannone abbandonato, sempre in provincia di Modena, dà origine al decreto anti rave. Da allora, si sono moltiplicati i furti e gli atti vandalici e le segnalazioni al Comune e alla Regione sono rimaste inascoltate. Durante il rave, gli organizzatori hanno installato potenti impianti audio nei capannoni, mentre le strade d’accesso si sono intasate per ore. Un episodio, quindi, che non ha creato solamente problemi di ordine pubblico, ma che rappresenta l’abbandono di un luogo simbolo di un capitolo unico della storia automobilistica mondiale. L’appello si rivolge ora alle autorità locali e alla proprietà: mettere in sicurezza l’area, fermare le occupazioni illegali e avviare un percorso di valorizzazione e recupero. La Fabbrica Blu, con le sue linee moderne e la sua storia interrotta troppo presto, non è solo un rudere industriale, ma un luogo dove l’Italia ha sognato di tornare grande nel mondo delle hypercar. Oggi, però, quel sogno rischia di crollare, sommerso dalla polvere, dai graffiti e dall’indifferenza.
                            
                
                