Diritto all’oblio: Alfa Romeo Arna - Ruoteclassiche
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10/03/2020 | di Andrea Zaliani
Diritto all’oblio: Alfa Romeo Arna
L’Arna rappresenta, indubbiamente, uno dei modelli più chiacchierati di sempre nel settore automobilistico. Un progetto nato con l’intento di creare una sinergia prolungata ed efficiente ma conclusosi nel giro di qualche anno, in maniera non particolarmente entusiasmante.
10/03/2020 | di Andrea Zaliani

L’Arna rappresenta, indubbiamente, uno dei modelli più chiacchierati di sempre nel settore automobilistico. Un progetto nato con l’intento di creare una sinergia prolungata ed efficiente ma conclusosi nel giro di qualche anno, in maniera non particolarmente entusiasmante

Nei primi anni Ottanta, dopo una serie infinita di polemiche antecedenti l’ufficializzazione dell’accordo tra Alfa e Nissan, finalmente, viene presenta l’Arna. Corpo vettura della Cherry-Pulsar e meccanica Alfa, viene costruita negli stabilimenti di Pratola Serra (Avellino) e Pomigliano (Napoli), con una serie di componenti provenienti dal Giappone. La carrozzeria è cuneiforme: la linea è accentuata dall’andamento spiovente del cofano motore e del parabrezza, incollato direttamente alla scocca. Il frontale è caratterizzato da un grosso paraurti avvolgente, due proiettori rettangolari e lo scudetto Alfa nel centro della calandra. Sulle fiancate non mancano poi le tradizionali listelle di proiezione. Il posteriore, invece, si caratterizza per l’ampia superficie vetrata del portellone abbinata a grandi gruppi ottici.

Abitacolo sobrio. Nonostante le dimensioni contenute, vanta interni discretamente spaziosi, omologati per cinque persone, e una dotazione di accessori di buon livello. La strumentazione è raggruppata in tre elementi ovali, integrata dalle solite spie e da un orologio analogico. L’impostazione è quella della Cherry (Nissan): essenziale ma funzionale. L’Arna non ha un allestimento particolarmente vistoso e anche tutta la componentistica è poco appariscente.

Meccanica collaudata. La struttura generale della vettura non presenta caratteristiche originali, in quanto sfrutta soluzioni già note e ampiamente collaudate. In questo progetto, infatti, s’incontrano due filosofie. Da una parte c’è la Nissan, dedita alla progettazione e produzione delle componenti della scocca. Dall’altra c’è l’Alfa, alla quale spetta il compito di fornire (quasi) tutta la meccanica e la messa a punto complessiva. Inizialmente è disponibile con un solo motore di 1.2 litri, il più piccolo della gamma dei quattro cilindri boxer del Biscione, lo stesso che equipaggiava la versione base dell’Alfasud.

Modifiche ad hoc. L’integrazione, da subito, non funziona come dovrebbe. Si presentano i primi problemi di rilievo, presagio di un’avventura destinata a finire male: al momento dell’assemblaggio i tecnici si accorgono che le scocche Nissan devono essere modificate e adattate, perché non riescono ad accogliere la meccanica Alfa. A tal proposito le sospensioni anteriori sono costruttivamente nuove, ma riprendono lo schema McPherson. Il loro montaggio ha richiesto ai giapponesi modifiche alla parte anteriore della struttura e del pianale, per adattare gli attacchi delle sospensioni e ricavare lo spazio per il cambio. Le sospensioni posteriore sono invece quelle originali Nissan, a bracci oscillanti longitudinali. Nel complesso l’Arna non rappresenta certo una vettura rivoluzionaria ma, proprio perché impiega componenti lungamenti collaudati su altri modelli da ben due Case, dovrebbe garantire una certa robustezza e affidabilità.

La prova di Quattroruote. Il test effettuato dalla “nostra” rivista ha evidenziato un motore dal comportamento discreto. Un’unità pronta e vivace, le cui qualità sono leggermente mortificate dalle dimensioni e dal corpo della vettura. L’elasticità ai bassi regimi non è eccezionale, anche se il motore risponde senza indecisione. Piuttosto rumoroso ai regimi medio-alti. Inoltre, le caratteristiche di tale propulsore e l’adozione di rapporti al cambio abbastanza lunghi rendono necessario il massimo utilizzo della potenza per ottenere accelerazioni vivaci. Rapido e preciso il cambio, così come lo sterzo. Efficace e resistente l’impianto frenante.

Voi, che ne dite? La breve carriera dell’Arna, durata dal 1983 al 1987, nel corso degli anni è già stata elemento di vivaci dibattiti. Nella circostanza odierna non siamo interessati a conoscere la posizione della community in merito alle scelte aziendali e commerciali, bensì ci farebbe piacere sapere la vostra opinione sul prodotto finale. Avete mai posseduto un’Arna? Se sì, come vi siete trovati? Potendo tornare indietro, la ricomprereste? Ai “detrattori” chiediamo invece: cosa non sopportavate proprio di questo modello? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia originale da raccontarci sul suo conto, potete scriveteci una mail formato post (breve descrizione abbinata, se possibile, a immagini) all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.

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