DKW, il marchio che (ri)lanciò l'Audi - Ruoteclassiche
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02/03/2018 | di Alberto Amedeo Isidoro
DKW, il marchio che (ri)lanciò l’Audi
Chemnitz, Sassonia, 1916: nel bel mezzo della Prima guerra mondiale un brillante ingegnere danese, Jørgen Skafte Rasmussen, mette in piedi una fabbrica. La chiama DKW, acronimo di “Dampf-Kraft-Wagen”, in tedesco “vettura spinta dal vapore”.
02/03/2018 | di Alberto Amedeo Isidoro

Chemnitz, Sassonia, 1916: nel bel mezzo della Prima guerra mondiale un brillante ingegnere danese, Jørgen Skafte Rasmussen, mette in piedi una fabbrica. La chiama DKW, acronimo di “Dampf-Kraft-Wagen”, in tedesco “Vettura spinta dal vapore”.

L’automobile, ancora lontanissima dall’affermarsi come mezzo di trasporto a buon mercato, comincia a imporsi come oggetto di moda tra le fasce più alte della società. In Europa alcuni imprenditori visionari l’hanno capito da un pezzo: due esempi su tutti, Louis Renault (la cui Type A risale addirittura al 1898) e André Citroёn (che lancerà la sua prima automobile nel 1919).

Rasmussen non vuole essere da meno: dalla posa della prima pietra del suo piccolo stabilimento sogna anche lui di costruire automobili. Imbocca la strada del vapore, poi quella dell’elettrico. Le percorre entrambe in lungo e in largo (celebre la Elektrowagen prodotta nel biennio 1926-1928), ma capisce presto che il futuro dell’auto è destinato ad assumere contorni molto diversi. Il nuovo miracolo del progresso dev’essere più potente, veloce e - cosa ancor più importante - deve avere più autonomia.

Dopo vari studi ed esperimenti, con gli anni 30 alle porte, la DKW è finalmente pronta a sedersi al tavolo dei principali costruttori automobilistici europei: al Salone di Lipsia del 1928, esattamente 90 anni fa, viene svelata la P15, prima automobile tipo roadster del marchio con motore endotermico. Propulsore a due cilindri di derivazione motociclistica, una quindicina di cavalli, trazione posteriore e una carrozzeria in legno rivestita di finta pelle colorata, tutti ingredienti per piacere alle nuove generazioni di automobilisti.

Nonostante un buon successo di mercato, la morsa della crisi si fa sempre più stretta, i conti della DKW sono in rosso e Rasmussen, sommerso dai debiti, è costretto a farsi da parte. Per risollevare le sorti dell'azienda viene creata la Auto Union, che oltre alla DKW raggruppa anche i  marchi Horch, Audi e Wanderer: nasce il mito dei "quattro anelli". Nel 1964 Volkswagen rileva tutto il pacchetto; la produzione della DKW continua fino al 1966 quando il suo ultimo modello, la F102, ha ormai spianato la strada alla rinascita dell'Audi.

Alberto Amedeo Isidoro

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