Dodge Viper GTS: la vipera del Michigan - Ruoteclassiche
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26/11/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
Dodge Viper GTS: la vipera del Michigan
Sono passati 25 anni dal debutto della Dodge Viper GTS: la variante coupé della leggendaria Viper RT/10, una sportiva dura e pura per piloti esperti.
26/11/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Con l’avvento della Viper “Series 2” della Viper, nel 1996 Dodge presentava anche l’inedita variante a tetto chiuso: una coupé dal fascino letale.

Alla fine degli anni 80 la Chrysler conobbe un periodo di prosperità, dopo il grande rilancio ad opera di Lee Iacocca, il Gruppo del Pentagono si preparava all’espansione e acquisì la Lamborghini. All’epoca il brand emiliano non aveva la visibilità e le capacità produttive odierne, si trattò di una mossa di marketing per dare prestigio alla Casa di Detroit.
Serviva quindi un segnale forte per riaffermare la rilevanza del Gruppo Chrysler tra le “Big Three” americane, una sportiva vecchia maniera che incarnasse lo spirito americano, idealmente vicina alla Shelby Cobra. Nacque così un altro e velenosissimo rettile a quattro ruote: la Dodge Viper RT/10. Un anno prima del lancio ufficiale il modello di punta della gamma Chrylser si fece ammirare, in veste di Pace Car, alla 500 Miglia di Indianapolis del 1991. Alla guida c’è Carroll Shelby della leggendaria AC Cobra: il rimando era chiaro. L’auto venne commercializzata ufficialmente nel 1992 in veste roadster, seguita quattro anni dopo dalla coupé GTS.

Una sportiva mozzafiato. Le linee sensuali della Dodge Viper vengono preannunciate dalla showcar “Viper Concept”, svelata al NAIAS (North American Auto Show) di Detroit del 1989 e il cui debutto destò grande clamore tra il pubblico e la stampa. Ai vertici del gruppo, Lee Iacocca aveva lasciato (temporaneamente) il timone a Bob Lutz e questi dette il semaforo verde per il modello di serie.
A capo del progetto, Roy Sjoberg e un’equipe di oltre 80 ingegneri, che adattarono le linee mozzafiato della Concept alla produzione: esagerata sotto ogni aspetto, la Viper sembrava l’incarnazione automobilistica di Jessica Rabbit. La Viper si rivelò una instant classic capace di far breccia tra appassionati e collezionisti, americani in primis, e nei primi sei anni di commercializzazione ne furono vendute quasi 10.000 unità.

Atto secondo. A quattro anni dal lancio, venne introdotta la seconda serie: aumentava sensibilmente la potenza del motore, così come vennero implementati il telaio, i freni e le sospensioni, che si avvalevano di bracci in alluminio al fine di ridurre le masse non sospese. Le Viper “SR/10” furono esportate anche in Europa, dove furono vendute con il marchio Chrysler.
La novità principale, tuttavia, fu la presentazione della versione coupé. Realizzata sulla base della roadster, la Dodge Viper GTS aveva l’abitacolo arretrato, praticamente a ridosso dell’asse posteriore mentre, all’anteriore, il lunghissimo cofano prevedeva anche delle nuove presa d’aria: la “Naca” di tipo aeronautico, frontale e le due griglie in corrispondenza dei passaruota. Una caratteristica peculiare della coupé era il profilo del tetto “double bubble”, con due gobbe per consentire l’accesso in auto con il casco. La GTS rimarcava l’indole corsaiola della Viper e, come il primo modello, nel 1996 fu nuovamente l’apripista della 500 Miglia di Indianapolis.

Le differenze. Sotto il cofano, un colossale otto litri V10 da 450 CV (50 in più rispetto alla prima RT/10) accappiato ad un cambio manuale a sei marce, il “T56” della Borg Warner. Anche la velocità massima aumentava, passando dai 260 ai 295 km/h. Il tutto senza alcun ausilio elettronico, a tenere in strada la belva ci pensano i pneumatici spropositati per l’epoca, 275/40 R17 all’anteriore e 335/35 R17 al posteriore, e il manico del pilota. Stop. Sul fronte della sicurezza si segnalava l’adozione del doppio airbag, mentre l’ABS, non è stato disponibile prima del 2001.
La Dodge Viper GTS, inoltre, faceva a meno degli scarichi laterali, prolungati in questo caso fino alla coda. Una soluzione che mitigò, in parte, il surriscaldamento dell’abitacolo, dove guidatore e passeggero si ritrovavano spesso a dover spostare le gambe dalle superfici laterali per non scottarsi.
Curiosamente, sul mercato italiano, la potenza venne limitata a 381 CV per rispettare le norme sulle emissioni inquinanti.

Pronto pista. Fino al 1999 la Dodge Viper montò pistoni forgiati, sostituiti da quelli di tipo “ipereutettico”, più leggeri, e venne migliorato l’impianto di scarico. Nello stesso anno la gamma si completava con la Viper ACR (American Club Racing). A fronte di alcuni nuovi interventi sulle sospensioni e sul potente V10 (capace di 460 CV), la ACR si rivolgeva principalmente a chi voleva usare l’auto in pista.
Nel 2002 la fine della produzione della GTS, l’unica variante Viper rimasta a listino nel nuovo millennio, venne celebrata con i 360 esemplari "Final Edition". Questi modelli si distinguevano per la livrea rossa con strisce bianche, un omaggio alle vittoriose Viper della scuderia Oreca.

Il palmarès. Alla fine degli anni 90, Dodge aveva incaricato il team francese Oreca di sviluppare una versione da corsa della Viper: la GTS-R, impiegata nella categoria GT2 del FIA GT Championship. La Dodge Viper GTS-R vinse per cinque anni nella sua classe: 1997, 1998, 1999, 2001 e 2002 (gli ultimi due con la Larbre Competition). Nel 1999 si aggiudicò il titolo Mondiale nel Campionato GT, seguito dalla prestigiosa vittoria alla 24 Ore di Daytona. Ma non è finita qui perché la GTS-R vinse la sua classe alla 24 Ore di Le Mans per tre anni di fila, dal 1998 al 2000.

L’eredità. Nel 2003 il Gruppo Chrysler annunciò la nascita di una nuova Dodge Viper, la SRT-10: migliorata nella dinamica e nelle prestazioni ma fedele alla sua identità. La cilindrata passava da otto a 8,3 litri, per 500 CV e 712 Nm di coppia. Il telaio era molto più rigido mentre il peso era inferiore di 230 kg. Nel 2006, la variante roadster venne affiancata dalla nuova coupé.
Giungiamo così alla terza generazione, svelata nella sola configurazione “chiusa” al Salone di New York del 2012. La cilindrata aumenta ancora, a 8,4 litri e la potenza tocca i 650 CV per 813 Nm. Il telaio, sviluppato ex novo, diventava più rigido del 50%. Implementata anche la sicurezza, inclusiva del controllo di stabilità e l’impianto frenante sviluppato dalla Brembo. La velocità massima supera i 330 km/h mentre lo 0-100 è coperto in soli 3,7 secondi.

Fine di un’epoca. Intanto la Viper, nell’ottica della riorganizzare aziendale conseguente alla creazione del gruppo Fiat-Chrysler Automobiles veniva commercializzata con il brand SRT, braccio armato della Dodge. Per la prima volta viene posto l’accento sulla qualità costruttiva: materiali ed assemblaggi sono nettamente migliorati. Nonostante l’impegno profuso, Dodge ne vende pochissimi esemplari. La sportiva con motore aspirato più potente e dalla coppia più elevata al mondo uscì di produzione nel 2017, sancendo la fine del mito della vipera.

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