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È morto Dario Radaelli, una vita tra i motori dell’Alfa Romeo

È scomparso a 96 anni Dario Radaelli, una carriera trascorsa all’Alfa Romeo come tecnico e dirigente. Legnanese di origini, ciclista a livello agonistico da giovane e persona di carattere aperto e cordiale, Radaelli è stata una delle figure di maggiore spicco – pur se meno nota al grande pubblico rispetto ad altre della Casa – nella sperimentazione tecnica del Biscione, avendo contribuito in modo decisivo in particolare allo sviluppo dei sistemi di iniezione meccanica ed elettronica. Il 18 ottobre del 2015, presso la sede della Confindustria dell’Alto Milanese, aveva ricevuto la nomina di Maestro Del Lavoro, un riconoscimento alla sua proficua carriera all’interno del marchio milanese. Ricostruiamo la figura di questo grande tecnico grazie al contributo di Stefano Agazzi, FCA Heritage-Alfa Romeo Classiche.

Programma CEM. Ai tanti appassionati dell’Alfa Tomeo, Radaelli è noto per essere stato una figura chiave nel programma CEM (Controllo Elettronico del Motore), che nasce nel 1976 nell’ambito del “Progetto finalizzato Energetica”, del Consiglio nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l’Università di Genova. Nel 1981 la Casa di Arese allestisce un’Alfetta con motore 2.0 a funzionamento e controllo modulare elettronico. La caratteristica principale del sistema CEM è quella di poter escludere l’alimentazione e la combustione in due dei quattro cilindri quando la richiesta di potenza è minima, con conseguente riduzione dei consumi.

Anche Audi… Un’idea molto efficace e innovativa, quella dello staff in cui lavorava Radaelli, che verrà poi trasferita alla grande serie molti anni più tardi dal Gruppo VW sui motori TFSi equipaggiati con sistema “COD” (Cylinder on Demand”), in grado di disattivare, appunto, i singoli cilindri in situazioni di basso carico. In casa Alfa, invece, le cose andranno un po’ diversamente: dieci esemplari di Alfetta “CEM” su base “2.0 Li America” vengono affidati nel 1981 ad altrettanti tassisti di Milano per circa un anno, con buoni risultati (ne abbiamo parlato su Ruoteclassiche del gennaio 2022). Nel 1983, poi, l’Alfetta 2.0i CEM da 130 CV viene realizzata in poco meno di mille esemplari, proposti a una clientela selezionata e legata alla Casa. Il progetto in cui è attivamente coinvolto Radaelli, nonostante i buoni risultati, non porta ad alcun sviluppo pratico in termini di produzione in serie per il Biscione. Un peccato.

Test negli Usa. Ma non è tutto. Radaelli è stato anche il progettista dell’iniezione meccanica delle Alfa Romeo che vengono esportate sul mercato statunitense negli anni 60. Per questo, si occupa anche dei test di omologazione delle emissioni effettuati in altura, sempre negli States. Un personaggio, Dario Radaelli, a tutto tondo nel mondo dell’automobile e del Biscione, che la redazione di Ruoteclassiche ha voluto ricordare così.

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