Compie vent’anni la 360 Modena, una delle berlinette col V8 di Maranello più belle di sempre. Ecco perché, oggi come ieri, questa rossa mozzafiato fa battere il cuore agli appassionati…
A Maranello le sfide difficili sono il pane quotidiano. Gli uomini del Cavallino, fieri mandatari di quell’approccio all’automobile sanguigno e passionale che fu proprio di Enzo Ferrari, non hanno mai avuto (né mai avranno) bisogno di alcuna forma di risarcimento dalla quotidianità, perché tutti i giorni il loro lavoro – sia esso sui banchi d’officina, sui tavoli da disegno, nei laboratori di sperimentazione o a bordo pista – li pone davanti a una nuova prova. Con un unico obiettivo: superare se stessi, migliorando tutto quello che di straordinario avevano fatto fino al giorno prima.
Un mito nel mito. Nella seconda metà degli anni Novanta, con tutto l’entusiasmo per il ritorno – dopo anni di luci e ombre – tra i top team di Formula 1, la Ferrari concentra i propri sforzi sul rinnovamento della gamma delle berlinette stradali a 8 cilindri. Un’epopea – quella delle “piccole” sportive col V8 montato dietro ai sedili – i cui inizi risalgono alla metà degli anni Settanta, quando la 308, dopo essere approdata in un segmento di mercato prima d’allora inesplorato, seppe regalare al Cavallino un successo commerciale senza precedenti.
La baby Ferrari per gli anni 2000. La nuova piccola di casa si chiama 360 Modena e ha l’arduo compito di sostituire la F355, la berlinetta filante e grintosa che nel 1994 aveva fatto dimenticare in fretta ai ferraristi la controversa 348 (non perdete il “match” sul quinto numero di Youngtimer in edicola: abbiamo messo a confronto Mondial Quattrovalvole, 328, 348 e F355). Gli stilemi della progenitrice, figli di un’architettura nata vent’anni prima dalla matita di Leonardo Fioravanti, vengono profondamente rivisitati e s’ispirano, reinterpretandoli, a icone del passato come la 268 P, la 250 LM e la Dino. Il nuovo modello, svelato in anteprima mondiale al Salone di Ginevra del 1999, conserva il corpo atletico della F355 ma sfoggia forme più morbide e sinuose, come si confà a una sportiva d’alto rango che si prepara ad affrontare da protagonista il nuovo millennio.
Aerodinamica con (un nuovo) stile. Per consentire la canalizzazione dell’aria nel sottoscocca e ottenere l’effetto suolo, sulla 360 Modena i radiatori anteriori sono separati, nascosti dietro le due grandi aperture che prendono il posto della classica calandra col cavallino rampante. La stessa configurazione si ritrova al posteriore, dove ai lati del doppio estrattore fuoriescono le coppie dei terminali di scarico. L’accorgimento aerodinamico, direttamente mutuato dalla monoposto di Formula 1 F399 (e frutto di ben 5400 ore trascorse in galleria del vento), consente di rinunciare a vistose appendici aerodinamiche (evitando così di compromettere l’estetica della vettura) e genera una deportanza da record: ben 180 chilogrammi a 290 km/h.
Più leggera, più veloce. L’impiego dell’alluminio per il telaio, la scocca e i triangoli delle sospensioni consente, nonostante un aumento delle dimensioni del 10%, un risparmio di 100 chili rispetto al modello precedente. Il rapporto peso/potenza scende da 3,5 a 3,2 Kg/CV, con un notevole miglioramento delle prestazioni in tutte le condizioni di guida. Significativo, più della velocità di punta, il tempo sul giro sulla pista di Fiorano, inferiore di quasi tre secondi rispetto alla F355.
Cavallino di razza. Al debutto, la 360 Modena fa segnare un primato anche alla voce potenza: i suoi 400 CV a 8500 giri/minuto rappresentano il tetto massimo raggiunto da un V8 aspirato. Merito di una progettazione sofisticata da parte dei tecnici di Maranello, che per il motore della 360 Modena mettono a punto un innovativo sistema di aspirazione a geometria variabile e decidono di adottare bielle in titanio. La distribuzione è a cinque valvole per cilindro (3 di aspirazione e due di scarico, queste ultime comandate da assi a camme con fasatura variabile per migliorare le prestazioni agli alti regimi). Per la prima volta, poi, il V8 non alloggia sotto un cofano tradizionale, ma fa bella mostra di sé attraverso un lunotto in vetro. Il cambio è, a scelta, tradizionale a sei marce con cancelletto o di tipo elettroattuato F1.
Forever young. Vent’anni dopo, la 360 Modena è ancora splendida. E visto il dilagare di overdesign di questi ultimi tempi, con forme sempre più esasperate e ridondanti, la sua bellezza assume oggi un valore ancora più importante, e un significato più profondo. La 360 Modena si fa beffa degli anni che passano e resta giovane anche perché, per definizione, è lei la Ferrari che riempie i sogni dei millenial con la fissa dei motori. Sono proprio loro, i ragazzi nati tra i primi anni Ottanta e la fine dei Novanta, a sentirla dentro più di chiunque altro. Su un poster, sulla mensola in cameretta o nel garage dei sogni. In fin dei conti, che differenza fa?