Salone di Ginevra, 1985: Ferrari presenta la 412, ultima rappresentante ed evoluzione finale del progetto che aveva dato origine, 13 anni prima, alla 365 GT4 2+2. Una vettura imponente (4,81 metri) e aristocratica, che è stata protagonista di una “prima volta” importante per il Cavallino Rampante, oltre ad aver tenuto alta la bandiera del granturismo.
Pochi dettagli per distinguersi
Prende il posto della 400i, seconda evoluzione del progetto originario e prodotta, nella versione a carburatori, dal 1976; da essa differisce per pochi dettagli esterni, volti a modernizzarne l’aspetto. E, quindi, paraurti in tinta carrozzeria, gruppi ottici portati in primo piano nella calandra. Stessa cosa si può dire per la scelta di sostituire le cornici cromate con un più sobrio e sportivo nero, introdurre gli indicatori di direzione chiari e un nuovo disegno dei cerchi di lega.
È la prima Ferrari con l’Abs
Altri dettagli che permettono di riconoscere una 412 sono gli specchietti retrovisori di maggiori dimensioni, mentre all’interno sono diversi i sedili e la forma della console centrale, con le bocchette di aerazione ora rettangolari, cui si aggiungono nuovi pulsanti più moderni nella zona del tunnel centrale. Diverso anche il volante, sempre però a tre razze e privo di airbag, mentre viene confermata la scelta tra un cambio manuale a 5 marce oppure un automatico a tre, introdotto per la prima volta su una vettura di Maranello con la 400. Curiosamente però – e diversamente dalla 400i – non è più presente la targhetta esterna con la scritta “Automatic” .Tocca alla 412 invece portare al debutto sulle Ferrari l’Abs, di produzione Bosch.
Il V12 arriva a quasi 5 litri
Il nome 412, seguendo lo stesso criterio che aveva portato dalla 365 alla 400i, indica l’ulteriore aumento di cilindrata del V12, che passa a 4.943 cm3 e 340 CV, sufficienti per raggiungere i 250 km/h e scattare da 0 a 100 in 6,7 secondi. Come nella precedente 400i, la granturismo modenese adotta l’iniezione Bosch K-Jetronic ma non verrà mai realizzata una versione per il mercato americano. Quella che guida Tom Cruise nel film “Rain Man” del 1988 è infatti una 400, mentre quella presente in “Electroma”, pellicola del 2006 con il duo francese di musica elettronica Daft Punk, è proprio una 412.
Prodotta in pochi esemplari
Una Ferrari spesso trascurata rispetto alle berlinette sportive, ma che ha indubbiamente un livello di raffinatezza ed eleganza – oltre al prestigio del V12 – che non può lasciare indifferenti. A distanza di 40 anni il crescente interesse dei collezionisti ne sta facendo salire le quotazioni, segnandone la definitiva rivincita. Della Ferrari 412, inoltre, ne sono stati realizzati solo 576 esemplari fino al 1989, un numero esiguo e trovarne una con il cambio manuale è una vera impresa, visto che la maggioranza della clientela ne aveva capito perfettamente l’indole, votata a confortevoli lunghi viaggi ad andatura sostenuta.