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07/03/2006 | di Redazione Ruoteclassiche
FERRARI ESPRESSO
Fu ordinata da Renato Bialetti, l’inventore della nota caffettiera, ed esposta nel 1956 al Salone di Torino. Non aveva rivali: era al vertice per potenza, eleganza e prezzo di listino. Molti i passaggi di mano, altrettanti i premi vinti ai concorsi d’eleganza. Motore V12, 5 litri, 340 CV, 260 km/h. L’infatuazione per la “410 Superamerica” fu […]
07/03/2006 | di Redazione Ruoteclassiche

Fu ordinata da Renato Bialetti, l'inventore della nota caffettiera, ed esposta nel 1956 al Salone di Torino. Non aveva rivali: era al vertice per potenza, eleganza e prezzo di listino. Molti i passaggi di mano, altrettanti i premi vinti ai concorsi d'eleganza. Motore V12, 5 litri, 340 CV, 260 km/h.

L'infatuazione per la "410 Superamerica" fu passeggera per Renato Bialetti, re delle caffettiere e abile industriale. Di questa automobile se ne costruirono solo 22 esemplari della prima serie nel 1956/57 e altri 12 nel 1958/59, identificati come seconda serie. Tutti gli autotelai tranne quattro furono vestiti da Pinin Farina. La "410 Superamerica", presentata al Salone di Bruxelles del 1956, nacque sull'onda dei successi della "375 Plus" che aveva trionfato nel 1954 alla 24 ore di le Mans e alla Carrera Panamericana.

L'intento della fabbrica di Maranello era quello di allestire in tiratura limitata una vettura granturismo di classe elevatissima, al vertice della produzione mondiale in termini di prestazioni, meccanica sofisticata ed eleganza di linea. Il motore era il V12 Lampredi con distribuzione a singolo albero a camme per bancata a lungo collaudato sulle monoposto da G.P. e sulle Sport, ma con cilindrata elevata a 4963 cm³. Alimentato da tre carburatori Weber a doppio corpo, erogava 340 CV a 6000 giri/min e sviluppava una coppia massima di 43 kgm a 5000 giri/min. Il nuovo telaio, con tubi a sezione ellittica, aveva sospensione anteriore a ruote indipendenti con molle elicoidali e posteriore a ponte rigido con balestre semiellittiche longitudinali. L'impianto frenante prevedeva tamburi a tutte e quattro le ruote. La velocità arrivava a 260 km/h.

Bialetti fu uno dei primi a ordinare quella meraviglia, il cui prezzo era circa 8,5 milioni di lire (una Lancia "Aurelia B20 2500" costava 2.822.000 lire). Eppure dopo appena un anno la vettura fu venduta a un membro della famiglia reale saudita e poi ad alcuni cittadini britannici, per attraversare infine l'Atlantico. Subì un restauro completo nel 1992-93 e conquistò una miriade di trofei ai concorsi di eleganza. Nella primavera del 2005 è rientrata in Europa. Arduo reperire una testimonianza altrettanto valida sull'alta scuola carrozziera italiana. Incurante del tempo, questa Ferrari continua a tener viva la tradizione di eccellenza nel design, che talvolta non ha trovato convincenti riscontri nelle successive "400 Superamerica" e "500 Superfast".

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