Sul finire degli anni Cinquanta, una nuova convertibile di dimensioni compatte si univa alla grande famiglia Fiat e, presentata come 1100/103 TV, coniugava l’eleganza delle linee a una meccanica semplice e poco onerosa. Ottenne grande visibilità in Europa ma anche negli Stati Uniti, dove si fece apprezzare per lo stile ricercato e il prezzo accessibile.
In principio fu la Fiat 1100/103 TV, ordinaria e instancabile berlina media, a donare la sua collaudata meccanica alla nuova “Trasformabile”, svelata nel marzo del 1955 durante una memorabile edizione del Salone di Ginevra. In quell’occasione Fiat presentava in anteprima due importanti novità: la piccola 600 che, di fatto, avviò il processo di motorizzazione di massa in Italia (e non solo) e un’inedita spider. La prima vettura di questo tipo prodotta in serie dal colosso torinese debuttava con successo, dando il via ad una fortunata progenie di decapottabili.
La mano di Rapi. Le linee dell’avvenente due posti furono tracciate dal noto Fabio Luigi Rapi, ai tempi a capo del Dipartimento Carrozzerie Speciali della Fiat. La vettura, indicata con il codice progettuale “Tipo 103.400”, si distinse per la silhouette semplice ma raffinata.
Prima di procedere con il modello definitivo, si valutò anche una proposta con i fari gemellati che, avrebbe anticipato un trend stilistico diffusosi negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni 50. La soluzione classica, con un solo faro circolare per lato, oltre ad essere chiaramente più economica sottolineava il lato grintoso dell’auto.
Lo stile. Il profilo, agile e filante, si caratterizzava per i parafanghi posteriori leggermente affusolati e sporgenti, con una grande mostrina cromata (verticale) a ridosso del passaruota. La carrozzeria della Fiat 1100/103 TV Trasformabile era impreziosita da molteplici dettagli cromati, all’epoca sinonimo di prestigio, come pure le ruote con coppe specifiche nel disegno multirazza.
Di chiara ispirazione americana il particolare fregio sul cofano, una “V” che inglobava il logo Fiat e anche il parabrezza Panorama con vetro curvato, sempre con cornice cromata. Tra i dettagli più ricercati c’erano poi gli indicatori di direzione, incapsulati nei rostri anteriori dei paraurti.
Approccio zen. Analogamente a molte altre vetture coeve, la parte posteriore era più essenziale e meno personale, con fanalini ellittici di piccole dimensioni, posti in verticale e il paraurti cromato.
L’abitacolo riprendeva la linearità delle forme esterne, qui con un tocco di esclusività evocato dalle finiture in pelle (estese alla plancia) e dal volante, dotato del tipico profilo cromato per il clacson. Era minimale anche la strumentazione che prevedeva solo contachilometri, contagiri e orologio.
Brillante. Come suggeriva il nome, la Trasformabile condivideva gran parte della meccanica con la più umile 1100/103. In virtù dell’acronimo TV, Turismo Veloce, la spider era più prestante rispetto alla berlina. Mediante un carburatore Weber a doppio corpo, la convertibile beneficiava di una quindicina di CV rispetto all’unità di partenza, indicata con la sigla 103.006: un quattro cilindri di 1.089 cc da 50 CV. Ciò consentiva alla Trasformabile di superare i 140 km/h, una velocità molto buona per l’epoca.
L’evoluzione. Nel 1956, con la seconda serie, debuttava il motore della 1100/103 “E” da 53 CV unitamente a sospensioni migliorate e piccoli aggiornamenti nelle finiture.
Il passaggio chiave, tuttavia, è datato 1957: con l’introduzione della 1100/103 “D”, la Trasformabile adottò la meccanica della nuova Fiat 1200 “Gran Luce” che sostituiva la precedente 1100/103 TV berlina. Il propulsore, indicato con la sigla 103 “G” aveva una cilindrata di 1.221 cc e poteva erogare 55 CV. Esteticamente, la 1200 si caratterizzava per il frontale con gli indicatori di direzione circolari posti al di sotto dei proiettori principali. In totale si contano circa un migliaio di Fiat 1100/103 Trasformabile con motore 1,1 litri costruite prima che del modello “1200”.
Da 1200 a 1500. Mentre l’industria automobilistica era in pieno fermento, si susseguivano rapidamente nuovi modelli e aggiornamenti. Intanto, con una nuova carrozzeria disegnata da Pininfarina, la 1200 Trasformabile lasciava il posto alla 1200 Cabriolet. Oltre al nome anche il design fu rivisto con importanti modifiche alla carrozzeria, più lineare: la parte anteriore era più semplice e con proiettori di dimensioni maggiori mentre il posteriore, riprogettato nell’ottica di ospitare due posti di fortuna si fece più scolpito e geometrico.
Dal 1959 la gamma si suddivise in due versioni: la 1200 con motore a quattro cilindri da 58CV e la più potente 1500 S con motore Osca da 80CV. Quattro anni, dopo entrambi i modelli furono aggiornati nelle brillanti 1500 (72 CV) e 1600 S (derivazione Osca, 90 CV).
L’alba di una nuova era. Con un prezzo di 1.250.000 lire (circa 20.000 euro odierni), la spider torinese si rivelò molto appetibile facendo breccia tra le fila della borghesia italiana ed estera, desiderosa di un’auto sbarazzina e distintiva ma non impegnativa.
La produzione si concluse nel 1966, non prima di aver totalizzato 43.000 esemplari e spianato la via all’iconica 124 Spider, la roadster torinese più amata nel mondo.