Fiat 126, una supermini all’italiana - Ruoteclassiche
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09/07/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla
Fiat 126, una supermini all’italiana
Genesi ed evoluzione della Fiat 126, la vetturetta erede della 500.
09/07/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla

Erede della Fiat 500, la 126 è stata fino al 1998 l’auto più compatta venduta in Europa. Un primato che ha reso popolarissima questo modello in Italia, ma ancor più nell’Europa dell’Est dove veniva prodotta dalla Polski Fiat.

Tre metri e cinque centimetri, tanto era la lunga la Fiat 126: per molti anni è stata l'auto più compatta venduta in Europa. Erede dell’iconica Fiat 500 abbandonava le forme tondeggianti in favore di linee tese e squadrate, simbolo della “modernità” anni 70. La 126 riprendeva infatti alcuni stilemi del prototipo “City Taxi” realizzato nel 1968 dal geniale Pio Manzù, antesignano di una mobilità urbana del futuro popolata da microvetture destinate al trasporto pubblico. Una visione che definiremmo per certi aspetti profetica alla luce del proliferare delle varie “Smart” impiegate dai servizi di car sharing, un idea che venne ripresa anche da un altro straordinario designer nostrano, Giovanni Michelotti che nel 1975 realizzò l’innovativa showcar Fiat 126 Michelotti.

Supercompatta. La Fiat 126 venne presentata 4 anni dopo al Salone dell'automobile di Torino del 1972, con il compito di sostituire l’ormai anziana "500". La nuova piccola di casa Fiat riproponeva lo stesso layout: compatta due porte, 4 posti, motore bicilindrico posteriore. La scocca venne progettata da Sergio Sartorelli e introduceva un primordiale accenno alla sicurezza, dato dalle zone ad assorbimento d’urto differenziate. Le forme squadrate e una diversa disposizione del motorino di avviamento consentì di recuperare 10 cm nell’abitacolo, a tutto vantaggio dello spazio a bordo. Gli interni erano totalmente nuovi, dotati di una strumentazione più moderna e meglio rifiniti rispetto alla 500. Un altro intervento sostanziale fu lo spostamento del serbatoio del carburante alloggiato sotto il sedile posteriore, una posizione più sicura in caso di incidente. Per un breve periodo, a partire dal 1978 la 126 adottò un nuovo sterzo a cremagliera in luogo del precedente a vite e settore della 500.

Italo-polacca. La produzione della Fiat 126 venne delegata agli stabilimenti di Cassino, Termini Imerese e Desio (Autobianchi), ma gran parte della produzione vene affidata agli stabilimenti polacchi della FSM (Fabryka Samochodów Małolitrażowych - Fabbrica di automobili di piccola cilindrata) a Bielsko-Biała, costola della ex Polski Fiat. Dal 1975 si aggiunse un secondo stabilimento a Tychy, tutt'ora di proprietà FCA. La Fiat 126 segnava l'avvento della motorizzazione di massa In Polonia, un po' come 20 anni prima avvenne in Italia con la 600. L'8 luglio del 1979 dopo quasi 1,5 milioni di unità terminava la produzione italiana delle 126: da questo momento anche i modelli per il mercato italiano vennero prodotti oltrecortina. Nello stabilimento di Termini Imerese fino al 1981 continuò la produzione delle 126 con guida a destra e il modello con tettuccio apribile, opzione molto apprezzata in Gran Bretagna.

Le altre 126.
La 126 venne assemblata su licenza dalla Zastava in Jugoslavia e commercializzata come "Zastava 126" (ma la produzione della componentistica era sempre in Polonia). In Austria venne prodotta per breve tempo dalla Steyr-Puch, ma non ottenne il successo della fortunata “Puch 500”, gli esemplari realizzati furono poco più di 2 mila fino al 1975. Anche in Grecia si cercò di produrre una vetturetta basata sulla Fiat 126, la DIM, ma ne vennero ultimate solo dieci prima che il progetto venisse abbandonato.

L’evoluzione.
Nel 1976 venne presentata la seconda serie disponibile in tre versioni: "Base”, "Personal” (con sedile posteriore asportabile e tasche laterali portaoggetti sui passaruota) e "Personal 4" (dotata di un più ampio divanetto posteriore non asportabile, senza le tasche portaoggetti). Nella primavera del 1983 venne lanciata la 126 “unificata”, una sola versione proposta con lo stesso allestimento della Personal 4, non più a listino. Nel 1985 la 126 venne sottoposta ad un leggero restyling, riconoscibile per i paraurti integrali, nuovi fascioni e specchio retrovisore, oltre alla targhetta “Made by FSM”. Completamente rivisti gli interni, con la strumentazione completamente riprogettata e l’avviamento a chiave (in luogo delle levette sul tunnel). La luce di retromarcia venne spostata al di sotto del paraurti posteriore.

Facciamo il Bis! Per quanto riguarda il motore della Fiat 126, si trattava bicilindrico raffreddato ad aria montato posteriormente a sbalzo, lo stesso della Fiat 500 R: un 594 cm³ con una potenza di 23 CV. Nel 1977 la cilindrata passò a 652 cm³ e aumentò ancora in occasione del restyling del 1987 in cui la cilindrata raggiunse i 704 cm³ e la potenza i 26 CV. Debuttava così la Fiat 126 “Bis”. La nuova 126 era immediatamente distinguibile per il pratico portellone posteriore che dava accesso a un vano bagagli e al nuovo motore a sogliola abbinato ad un inedito impianto di raffreddamento ad acqua. La Fiat 126 Bis riproponeva la stessa soluzione tecnica della 500 Giardiniera: ovvero quella del bicilindrico ruotato di 90° per ottenere una zona di carico piatta. Nuovi anche i cerchi da 13" con copriruota in plastica; le modifiche estetiche principali interessarono maggiormente la zona posteriore, ecco quindi un nuovo paraurti più pronunciato e con luci retromarcia e retronebbia integrate; un nuovo specchietto e una fanaleria ridisegnata. Per raffreddare il motore, le prese d’aria aria vennero spostate a lato, sotto i finestrini posteriori.

I modelli particolari. I pneumatici più larghi assicuravano una miglior guidabilità, così come migliorarono leggermente anche le prestazioni (116 Km/h). La 126 Bis venne esportata anche in Australia. Da questa versione derivò il prototipo "126 Kombi", una versione familiare che strizzava l’occhio alla "500 Giardiniera" mai entrata in produzione. Nei primi anni 90, una società tedesca chiamata POP propose invece delle varianti convertibili sulla base della Fiat 126 Bis. In Europa Occidentale la Bis rimase l'unico modello disponibile nella gamma 126, mentre sul mercato polacco rimase in listino anche la 126 FSM, con la configurazione classica.

La Maluch.
La produzione dei modelli per l’export terminò nel 1991, ma in alcuni Paesi la commercializzazione si protrasse fino al 1993. In Polonia, l’amatissima "126p" tenne banco per molti anni, uscendo di produzione nel 2000 con la serie “Happy End”, totalizzando quasi 5 milioni di esemplari! La Fiat 126 non raggiunse la popolarità e la celebrità della 500, in quanto negli anni 70 la configurazione a motore posteriore risultava meno favorevole del motore e la trazione anteriori. La 126 è stata tuttavia una delle più longeve (e una delle ultime) auto a motore posteriore prodotte in Europa: in Polonia quest'auto, rimane un modello apprezzatissimo, soprannominata Maluch (“piccola") non è soltanto un'icona, ma anche parte integrante del patrimonio culturale.

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