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Fiat 128, tutti i segreti dell’auto che ispirò la Golf

Dal 1969 al 1983, sono stati oltre tre milioni gli automobilisti che hanno scelto la Fiat 128 per le sue doti di confort e maneggevolezza. Un progetto così brillante e innovativo da aver ispirato la nascita della Volkswagen Golf.

Giorgetto Giugiaro ama ricordare che quando iniziò la sua collaborazione con la Volkswagen, all’inizio del 1970, fu convocato a Wolfsburg, sede del Gruppo tedesco, e fu accompagnato in un grande locale dove vide completamente smontata una Fiat 128.

Musa ispiratrice. I tecnici gli spiegarono che quella vettura doveva essere il punto di riferimento per la nuova Golf. A Giugiaro, ovviamente, scoprire che il metro di misura per la Volkswagen era un’automobile italiana fece molto piacere ma gli rimase in mente soprattutto un’affermazione da parte loro: “Non possiamo ottenere tanto, ma ci accontentiamo”.

Cinquant’anni e non sentirli. Della 128 venne poi ripresa la disposizione meccanica, con motore anteriore trasversale, ma non la linea che, come sappiamo, per la Golf sarebbe stata a due volumi con portellone. Ma torniamo alla nostra 128, che compie quest’anno mezzo secolo di vita.

Avanti tutta! La sua nascita segnò una svolta molto importante per la Fiat, e cioè il passaggio dalla trazione posteriore a quella anteriore, una soluzione sperimentata con la Primula dell’Autobianchi e poi affinata fino a raggiungere il massimo livello di affidabilità.

I primi prototipi. Lo sviluppo della 128, diretto dall’ingegner Dante Giacosa, responsabile della Direzione Progetti e Studi Autoveicoli, iniziò con un primo prototipo, denominato X1/1, definito nel 1965 e dalla linea molto simile a quella che avrebbe avuto la vettura definitiva. Nel maggio del 1968 tre 128 erano pronte per i test e altre otto seguirono il mese successivo.

Se non ora, quando? La Direzione generale stabilì che l’inizio della produzione sarebbe dovuto avvenire a gennaio del 1969. C’era dunque poco tempo, anche perché in quel periodo erano quasi pronti altri modelli, come le coupé e spider 850 seconda serie e le 124/125 Special, oltre all’aggiornamento della 500 con la nuova L.

Un’eredità pesante. Altre automobili sarebbero arrivate a breve, come la 130 e le Autobianchi A112 e A111. Ma la 128 era particolarmente importante: doveva sostituire la 1100 e inserirsi in un segmento di mercato fondamentale in Europa.

Uniti per centrare l’obiettivo. I collaudi si susseguirono senza sosta e senza orari, tra i difetti da sistemare c’erano le vibrazioni del tubo di scarico e l’eccessivo beccheggio. Giacosa ricorda così quel periodo: “La convinzione di compiere un lavoro importante, la comunicazione diretta tra i capi di ogni ordine e grado, la capacità di capirsi senza perdere tempo in parole inutili e l’ambizione di dimostrare che alla Fiat si sapeva mettere in produzione due modelli del tutto nuovi (128 e 130, ndr), anzi quattro con quelli dell’Autobianchi (A112 e A111, ndr) in uno stesso anno muoveva tutti, dai massimi responsabili fino ai capi di ogni grado dell’officina”.

Segni particolari. Quando uscì, alla fine di marzo del 1969, fu subito un successo: la “1100 degli anni Settanta”, così titolò all’epoca Quattroruote, era prodotta nel nuovo stabilimento di Rivalta ed era offerta inizialmente con due tipi di carrozzeria, berlina a due o quattro porte. Tra le caratteristiche ricordiamo il parabrezza e il lunotto incollati, come nella 124 Sport Coupé, la struttura anteriore e posteriore a resistenza differenziata, il tergicristallo a intermittenza, le portiere posteriori con sicurezza bambini, gli attacchi delle cinture a tre punti.

Tra tradizione e innovazione. Per quanto riguarda il motore, esso aveva una cilindrata di 1116 cm³, una potenza di 55 CV Din e la distribuzione ad albero a camme in testa comandata da cinghia dentata. Tra le raffinatezze, la base del carburatore riscaldata dall’acqua di raffreddamento per migliorare l’efficienza a freddo e l’elettroventola che si inseriva automaticamente sopra i 90°.

World car. Il cambio era a quattro marce, lo sterzo a cremagliera con piantone in tre pezzi. Velocità massima 135 km/h e consumo di 8 litri per 100 km. Pluripremiata con sette riconoscimenti internazionali di “Auto dell’anno”, è stata costruita in ben quattordici Paesi del mondo.

In perfetto equilibrio. Nel corso della sua carriera ha avuto vari rimaneggiamenti della carrozzeria, come i paraurti in plastica e i fari rettangolari, pur restando di base sempre la stessa, e ha avuto varie declinazioni, familiare, Rally e coupé. Al motore 1100 venne aggiunto anche un 1300. Sul dépliant dell’epoca si poteva leggere: “La 128 è così comoda e veloce in autostrada da non far desiderare una macchina più grande, ed è così compatta, maneggevole ed economica in città da non far rimpiangere un modello più piccolo”. Una frase che ha convinto più di tre milioni di persone ad acquistarla…

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