Fiat 130 Coupè: granturismo da "Cumenda" - Ruoteclassiche
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19/05/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla
Fiat 130 Coupè: granturismo da “Cumenda”
Nel 1971 la Fiat 130 Coupè debuttava nel difficile segmento delle auto di lusso, ma il marchio Fiat e i consumi la penalizzarono.
19/05/2020 | di Giancarlo Gnepo Kla

La Fiat 130 Coupè è la tipica vettura da “commendatore”. Proponeva comfort e lusso a fronte di una linea elegantissima, ma più informale rispetto alla berlina.

A fine anni ’60 anche le più quotate località di villeggiatura italiane iniziavano a popolarsi delle coupè di lusso tedesche, che cominciavano a imporsi nelle fasce più alte del mercato. Il gruppo Fiat non aveva ancora acquisito Lancia (1969), che a quei tempi era il marchio italiano più quotato nella produzione di auto lusso. La Casa torinese decise perciò di cimentarsi in una missione difficile: conquistare un pubblico raffinato ed esigente che cercava un’auto potente, comoda ed elegante. Le Fiat 2300 Coupè ormai risentivano dell’età, il cambio della guardia era imminente.

Movimento 3 litri. La Fiat 130 Coupè venne sviluppata a partire dalla 130 berlina e presentata nel 1971. Rispetto alla precedente 2300, proponeva una carrozzeria più tesa e moderna: le sue linee minimali segnavano il passaggio ad un linguaggio stilistico improntato all’orizzontalità. Per lo sviluppo di questa coupè si alzava l’asticella della sfida, in quanto Fiat doveva prepararsi a dovere per entrare nell’esclusivo club delle “3 litri”; ma a complicare le cose contribuirono il delinearsi di una stagione calda di conflitti sociali e successivamente la crisi petrolifera. Per definire lo stile della nuova coupè, Fiat chiese il supporto della Pininfarina, che nella persona di Paolo Martin delineò il profilo moderno e raffinato della 130 Coupè.

Variazione sul tema. La Fiat 130 Coupè rinunciava a molte delle cromature della variante berlina, classica 3 volumi di rappresentanza svelata nel 1969, che anche a causa dei suoi stilemi (più vicini agli anni ’60 che alla pulizia formale dei venturi ’70), non incontrò particolari favori del pubblico. La 130 Coupè proponeva invece un’immagine nuova: i volumi e i profili, i tagli di porte e finestrini si fecero più squadrati e moderni, in un piacevole contrasto con le scalfiture che accarezzavano il frontale e la fiancata. I gruppi ottici e la calandra anteriori erano inediti e lineari: un semplice gioco di rettangoli che rendevano più tenebroso lo “sguardo” della vettura. La Pininfarina tra il 1974 e il 1975 partendo dalla 130 Coupè propose due interessanti vetture rimaste allo stadio di prototipo: la berlina 4 opera Opera e la particolare Maremma, una coupè Shooting Brake con portellone.

Galanteria su ruote. All’interno della Fiat 130 Coupè lo spazio abbondava: nel lussuoso abitacolo potevano accomodarsi 4 persone. Nonostante l’uso di materiali pregiati, qualche finitura tradiva ancora l’impostazione utilitaristica di Casa Fiat, ma nel complesso l’atmosfera a bordo era confacente alle aspettative di un pubblico maturo e facoltoso. La plancia, dal disegno classico e lineare era caratterizzata da strumenti circolari con numeri e lancette di facile lettura. Il volante a due razze forate era specifico per la Fiat 130 Coupè, mentre per le finiture è stato fatto ampio uso di legno laccato, per i rivestimenti invece si poteva scegliere tra un raffinato velluto o la selleria in pelle. Considerato la status elevato di questa vettura, la ricca dotazione includeva servosterzo e 4 freni a dischi con servofreno. Meriterebbe un capitolo a parte il “cavo Bowden”, il dispositivo che dal posto di guida mediante una leva consentiva l’apertura della porta del passeggero: una soluzione di grande eleganza, più unica che rara.

Assetata. Sotto il lungo cofano dall’estremità spiovente trovava posto un “aristocratico” 6 cilindri V derivato dal 2.8 litri della Fiat 130 berlina. Per assicurare un temperamento più brillante, la cilindrata venne incrementata a 3235 cm³, mentre la potenza rimase pressochè la stessa, 165 CV contro 160 per non inficiare l'elasticità di marcia, fondamentale su una vettura di prestigio. Il motore progettato dall'Ing. Lampredi prevedeva ilmonoblocco di alluminio con valvole parallele, distribuzione a cinghia dentata con tenditore semiautomatico, mentre l'alimentazione prevedeva carburatore a doppio corpo (Weber 45DFC6). Il propulsore era abbinato a una trasmissione automatica a 3 marce Borg Warner. A richiesta, un classico manuale a 5 marce, più in linea con le consuetudini di guida italiane. Nel corso del 1971 il nuovo 3.2 e la plancia vennero riproposte anche sulla Fiat 130 berlina. Rispetto alla concorrenza diretta, ovvero Jaguar Xj6 Coupè e Mercedes-Benz 280SE Coupè, la Fiat 130, pur avendo una cilindrata maggiore, scontava un'efficienza meccanica inferiore che si traduceva in un consumo veramente proibitivo, con un dato medio nell’ordine dei 5 km/l… La velocità massimadella 130 Coupè era di 190 km/h con cambio automatico, che salivano a 195 km/h con cambio manuale.

Una serie di sfortunati eventi. La sinergia con la Pininfarina, oltre alla definizione dello stile, prevedeva che le scocche saldate nell’impianto Fiat di Rivalta venissero inviate alla Pininfarina che ne avrebbe curato verniciatura, assemblaggio e finizione. Ultimo tocco, il logo Pininfarina sulle fiancate. Se lo scoglio dello stile venne aggirato brillantemente, in un settore così "snob" la Fiat 130 Coupè scontava le “umili origini”: il prezzo alto, se da un lato era necessario per rimarcare il prestigio del modello, dall’altro era del tutto inusitato su una vettura con marchio Fiat. Del resto oggi come allora il segmento delle alte cilindrate resta appannaggio dei marchi specializzate nella produzione di auto di lusso. La Fiat 130 Coupè con la sua eleganza attirava gli sguardi e riuscì ad approdare in diversi garage importanti, ma a frenare ogni possibilità di successo fu la crisi petrolifera del ’73. I consumi altissimi di tutte le Fiat 130 erano insostenibili in un clima di austerity: prodotta per sei anni, dal 1971 al ’77, la Fiat 130 Coupè venne realizzata in meno di 4500 esemplari.

Senza impegno. L’indole da granturismo più che da sportiva si percepiva immediatamente al volante: con uno sterzo leggero e una ripartizione dei pesi che gravava sull’assale anteriore, la Fiat 130 Coupè non era particolarmente avvezza alla guida più smaliziata. La coupè torinese nasceva per sfilare tra viali eleganti, locali esclusivi e ville sui colli, un'auto per viaggiare in souplesse in autostrada, da e per gli uffici direzionali delle grandi aziende. Oggi con la sua linea pulita la Fiat 130 Coupè continua ad esercitare un grande fascino, a distanza di quasi mezzo secolo la 130 Coupè è riuscita finalmente a scrollarsi buona parte dei pregiudizi legati al marchio Fiat. Nel caso voleste acquistarne una dimostrereste di avere una buona dose di buon gusto, ma a quel punto assicuratevi di avere anche un amico benzinaio…

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