Spesso si dice che ormai tutto quel che si poteva scovare è stato scovato, che di auto di un certo livello nascoste nei fienili e nei cascinali non ce ne sono più; sicuramente ne sono state cercate, trovate e recuperate tante, ma non ancora tutte.
E non solo in campagna: se vi dicessimo che due barn find di classe sono recentemente saltati fuori da altrettanti garage in pieno centro a Milano? Un ingegnere meneghino con una passionaccia per tutto quanto abbia ruote e motore e provenga dalla Gran Bretagna e di età, diciamo, giusta per apprezzare le MG B e le Norton Commando, è l’autore del colpo fortunato.
Galeotto fu il notaio. Parlando con la moglie dei problemi di eredità di una cugina, si ricorda del notaio che gli aveva dato una mano in precedenza per una successione. Lo va a trovare e, grazie alla reciproca simpatia, cominciano a parlare di auto e moto, delle rispettive preferenze e dei tempi andati, quando si collezionavano le Corgi Toys e le piste Scalextric. Da qui a parlare di auto vere, quelle della gioventù, il passo è breve. Il nostro ingegnere era passato dalla Mini Cooper all’MG B, blu e fascinosa, con un buon appeal sulle ragazze.
Giaguaro addormentato. E il notaio? Sapendo che aveva posseduto una Fiat sportiva e una berlina Jaguar, gliene chiede la sorte. La risposta è sorprendente: “Le ho ancora, ma non le uso più da non so nemmeno io quanto… Dovrebbero essere ancora dove le avevo lasciate molti anni fa. Le vuole vedere?” Certo che sì, e l’appuntamento viene preso per il sabato successivo. Uno stabile signorile, in zona Sempione, i box nel cortile: si alza la saracinesca e appare una grossa berlina coperta di polvere, tanto da non poterne determinare con sicurezza il colore. Non è esattamente una Jaguar, che già non sarebbe poca cosa; si tratta di una Daimler Sovereign 4.2 del 1970, la versione più rifinita ed equipaggiata della gamma del tempo! Gomme a terra, interno completamente sporco perché un finestrino era abbassato, ma sembra completa e priva di botte. Certo che deve essere dimenticata lì da parecchi anni… L’interno, sotto la coltre di sporcizia, sembra in ordine e recuperabile. Anche i legni dovrebbero essere sani. Bisognerà convincere il notaio a venderla, pensa l’ingegnere.
Torinese maltrattata. Ma è ora di andare a scoprire in quale stato si trova la Fiat, che dorme da tempo immemore in una rimessa, adiacente un elegante palazzo Liberty, nientemeno che in piazza Repubblica, a due passi dalla Stazione Centrale e dai bastioni di Porta Venezia. Dal palazzo, ancora dotato del suo ascensore con le panche in legno per sedersi, si percorrono corridoi, si aprono e chiudono porte e alla fine si perde l’orientamento. Poi, finalmente, si arriva all’area dove sono parcheggiate le solite berlinone tedesche. E la Fiat? “Dovrebbe essere là dietro”, fa il notaio. E in effetti, oltre alcune lamiere arrugginite e sotto due teli cerati ormai a brandelli, ecco la coupé torinese: una Fiat Dino 2400 del giugno 1970. Lei, purtroppo, abbandonata in uno spazio dove altre persone potevano accedere, è stata vandalizzata: un deflettore rotto, gli inequivocabili segni di qualcuno che ci ha camminato sopra, l’interno ridotto a una pattumiera dove è stato buttato di tutto… Ma, un po’ perché lo zio del nostro ingegnere aveva una macchina simile, una Dino 2000 gialla del 1967, e un po’ perché gli sembra impossibile lasciare lì a marcire una coupé di questa levatura, ha già deciso in cuor suo che anche la Dino deve cambiare proprietario.
Un recupero impegnativo. Le operazioni di recupero sono difficili per entrambe le auto, tra gomme sgonfie, freni bloccati e spazi angusti, ma alla fine Daimler e Dino arrivano a destinazione e possono essere ripulite a dovere. Con la pulizia di carrozzerie e interni arriva anche il lieto fine: inaspettatamente, entrambe le auto sono complete di tutto; maniglie, interruttori, guarnizioni… non manca nulla!
In attesa di risplendere. Addirittura, sotto il tappetino, ecco saltar fuori le chiavi della Dino, che parevano smarrite. I suoi sedili erano molto sporchi, ma sono integri, mentre la carrozzeria, ammaccata dai vandali, è comunque priva di ruggine. Ci sarà un po’ da spendere, ma la Dino è assolutamente recuperabile. La Daimler, addirittura, dopo essere stata totalmente ripulita, sembra quasi nuova: niente ruggine, niente botte né graffi, interno perfetto sia per quanto riguarda il cielo, sia gli strumenti, le radiche e la pelle dei rivestimenti. Nel bagagliaio, la trousse dei ferri originale e alcuni ricambi; nel cofano, il motore è in ottimo stato, non denota perdite o trasudamenti e ha ancora tutte le sue etichette e i suoi dettagli come quando è uscito di fabbrica. D’altra parte, l’ultimo adesivo del tagliando sul montante della porta indica 13.000 km! Per la Daimler, probabilmente, basteranno una lucidata, una bella revisione e quattro gomme nuove. Qualche tempo dopo arriva anche la telefonata del notaio: “Rovistando in un mobile antico, indovini cosa ho trovato? Le chiavi della Daimler!”. Bel colpo, ingegnere! Quando si dice che Milano è una città che offre qualsiasi cosa, evidentemente si dice il vero…
Fulvio Zucco