Classiche e fintech: il garage azionario di Rally Rd - Ruoteclassiche
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22/10/2018 | di Luca Pezzoni
Classiche e fintech: il garage azionario di Rally Rd
Come funziona l'app che crea il mercato azionario delle classiche e che ha già raccolto oltre dieci milioni dagli investitori per svilupparsi
22/10/2018 | di Luca Pezzoni

La app Rally Rd che crea il mercato azionario delle classiche funziona e che ha già raccolto oltre dieci milioni dagli investitori per svilupparsi. Come funziona, le prime auto quotate e quelle sulle quali è possibile investire ora.

Mercato azionario per le classiche. Ne avevamo già parlato un anno fa e, forse, più di qualcuno avrà pensato trattarsi di uno dei tanti annunci di start up fintech (unione di strumenti finanziari ad applicazioni tecnologiche e web) che poi si fermano al comunicato stampa o poco più. Invece Rally Rd, la app che punta a creare una sorta di mercato azionario delle auto classiche, viaggia spedita verso lo sviluppo e oltre ad aver “quotato”, secondo il meccanismo finanziario che andremo a descrivere, un manipolo di classiche più o meno recenti e costose, ha già raccolto altri 10 milioni di dollari da fondi e investitori per sviluppare il business plan.

50.000 iscritti con età media 26 anni. Le nuove risorse serviranno in massima parte per acquistare e rendere disponibili agli iscritti attuali e futuri nuovi modelli e allo sviluppo del marketing, vedi ad esempio la programmata apertura di altri show-room dopo quello di New York dove saranno esposte le auto disponibili. Ma la vera notizia è che questa app, pensata per consentire l’investimento in auto da milioni di euro anche a chi non ha risorse così elevate, frazionandone la proprietà in quote azionarie di piccolo taglio, ha già 50000 iscritti con una età media di 26 anni. Il numero di aderenti è significativo ma lo è ancor di più registrare l’interesse e l’avvicinamento dei giovanissimi ad un tema che solitamente inizia a vedere un ruolo attivo nel collezionismo intorno ai quarant’anni.

Come funziona, si parte da 50 dollari. Ricapitolando come funziona la piattaforma, è bene ricordare che l’idea alla base di Rally Rd, parte dal presupposto che le auto con maggior rivalutazione sono le classiche molto costose e irraggiungibili ai più, l’idea è quella di democratizzare l’investimento e renderlo facile e veloce sia nella fase di entrata che uscita, suddividendo ogni veicolo in una serie di azioni disponibili per l’acquisto anche in tagli piccoli. Si parte da 50 dollari ad azione per i modelli più economici, non è più necessario disporre di conti milionari o avere la possibilità di girare tra aste e concorsi di eleganza, estremizzando è sufficiente avere uno smartphone, una connessione e un piccolo gruzzolo da parte.

Non si possono guidare. Certo occorre accontentarsi, la scelta è limitata alla selezione fatta dai gestori della piattaforma, sono loro a scegliere, acquistare le auto e gestirne rimessaggio, mantenimento e marketing. Ed è altrettanto vero che si tratta di un investimento “immateriale”, nel senso che non ci si porta a casa un pezzo di motore o di volante sia prima che dopo e neppure si possono, o potranno mai, guidare le auto di cui si possiedono azioni, al massimo sarà possibile vederle negli showroom che via via verranno aperti. I fondatori sottolineano che mantenere le auto in condizioni da concorso e non aggiungerci chilometri è essenziale per le future rivalutazioni. Il piano di business prevede un mix di digitale e “fisico”, nella testa dei fondatori una serie di showroom molto curati, in stile Apple, piazzati nelle principali metropoli potrebbero invogliare gli acquirenti a investire, sempre però rigorosamente via smarthphone o pc.

Si guadagna o si perde. In prospettiva quindi si partecipa alla rivalutazione (o svalutazione se le cose andassero male) del singolo modello sia sul mercato reale quando verrà venduto dalla piattaforma che, in tempi più ravvicinati, su quello “secondario” creato dalla app e relativi aderenti che risentirà dell’andamento di quotazione dei modelli simili. Andando a spulciare nel prospetto si scopre che a differenza dei fondi specializzati in auto classiche che hanno iniziato ad operare negli anni passati qui per l’investitore ci sono due differenze importanti. La prima è che nei fondi se si investe si “compra” una quota parte di tutto il portafogli di classiche mentre Rally Rd crea per la gestione di ogni singolo veicolo una sub società specifica.

Investimento singolo. Ecco perchè si può scegliere di investire in un solo specifico veicolo, anche se nessuno vieta di investire in più di uno o addirittura tutti, volendo in percentuali diverse, a seconda di gusti e strategia. La seconda innovazione dal punto di vista finanziario rispetto ai fondi è che qui si può decidere, pur all’interno di finestre predeterminate, quando disinvestire o aumentare le proprie quote scambiandole nel mercato creato dagli iscritti sulla piattaforma e, in più, insieme agli altri soci di ogni singolo veicolo si può “forzare” il gestore a vendere o tenere il veicolo in portafogli (ma non per sempre).

Offerte iniziali. Scendendo nel dettaglio quindi le azioni di un veicolo si possono comprare in una prima fase, che assomiglia alla Initial Public Offering di una neo quotata sul mercato borsistico come ad esempio Aston Martin, dove Rally Rd ne presenta storia, razionale di investimento e prospettive e ne stabilisce il prezzo, mentre terminata questa prima fase iniziano gli scambi tra proprietari e acquirenti interessati iscritti alla piattaforma. Di fatto non è molto diverso dal comprare e vendere azioni con una piattaforma trading online, solo che qui ci sono specifici modelli di auto e al posto di aziende e, invece di prospetti e dati finanziari, ci sono le specifiche del modello, la sua storia e altri dati su rivalutazione dei veicoli simili.

Per tutti i gusti. Non a caso la app, alla quale si può accedere anche senza investire, basta registrarsi online, offre accurate spiegazioni non solo sul modello in genere ma anche sulla storia specifica di quello in portafogli. Tra le auto quotate e che hanno già fatto “il pieno” di azionisti ci sono una Porsche 356 Speedster del 1956 da 425.000 dollari, una Ferrari 512 BB del 1983 da 350.000 dollari e una BMW M3 Lightweight del 1995 quotata inizialmente a 118.000 dollari. Attualmente sono ancora in fase di offerta iniziale altri veicoli come ad esempio come una Jaguar XJ220 del 1993 valutata al momento 495.000 dollari, pare che ogni azione costerà all’incirca 125 dollari.

Una Countach unica. E altre sono in arrivo, come una particolarissima Lamborghini Countach Turbo 80 LC1 del 1980 con soli 20.000 km valutata 635.000 dollari per la quale presto si apriranno le contrattazioni. Auto dalla storia particolare, era stata costruita per importatore svizzero della casa per poi finire negli USA in mano ad un collezionista e poi sparire, fino ad essere ritrovata e poi acquistata dai gestori di Rally RD: per chi fosse curioso su youtube si trova anche un video di Valentino Balboni che la guida solo pochi mesi fa. Ricordiamo per completezza che, al momento, possono investire in Rally Rd solo cittadini residenti in 32 stati degli USA ma secondo rumors presto la piattaforma farà i passi necessari in Europa e altri mercati su scala globale.

Altre 100 e niente commissioni. Ed è altrettanto interessante notare che al momento, come accade a molte altre start up digitali, l’iniziativa non sta guadagnando eppure non ricarica spese, fee e commissioni sugli investitori. Il modello di business prevede infatti una rapida espansione non solo delle auto quotate, dovrebbero essere un centinaio entro il 2019, ma anche nelle memorabilia e oggetti artistici legati al mondo automotive. Inoltre a breve arriverà una forma di iscrizione a pagamento “premium” con servizi aggiuntivi che si aggiungerà a quella gratuita disponibile ora. Tutto farebbe pensare che il traguardo finale sia quello di una quotazione in borsa anche se per ora non ci sono conferme.

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