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“Fuoriserie”, le vincitrici del nostro concorso

Per favore, non chiamatele di Serie B. Va in archivio con un buon successo di partecipazioni e l’entusiasmo di chi si è sentito parte di una bella festa la seconda edizione del concorso d’eleganza “Povere ma belle”. Dopo gli straordinari riscontri ottenuti lo scorso ottobre a Padova, il contest tenutosi il 14 aprile presso la Nuova Fiera di Roma, nella cornice di “Fuoriserie”, consolida una formula che il piccolo collezionista sembra gradire moltissimo: dare visibilità e dignità alle “storiche” sotto i 12.000 euro, di norma tenute in poca considerazione dai collezionisti, pur essendo una parte importante del nostro patrimonio storico su quattro ruote. A Roma si sono presentati in una cinquantina al concorso organizzato da Intermeeting in collaborazione con Ruoteclassiche: con vetture restaurate quasi tutte in modo impeccabile, a costo spesso di sacrifici economici “irragionevoli” rispetto al valore commerciale dell’auto. Ma la passione è così, non le si può fare i conti in tasca, specie quando s’incrocia con le motivazioni affettive e i ricordi di gioventù. E ogni proprietario, poi, aveva una storia da raccontare.


1° – Roberto Di Biagio, 50 anni di Roma, Fiat “1800 Familiare” (1964)
“Mi serviva un’auto solida e comoda per viaggiare con la famiglia nel tempo libero e cercavo una giardinetta anni 70. Leggendo un po’ di inserzioni ho visto che a Torino era in vendita questa, che era in perfette condizioni avendo avuto in precedenza un accurato restauro; servivano solo piccoli interventi di manutenzione Mi è costata solo 8500 euro, penso li valga tutti e sono entusiasta dell’acquisto. Consuma un po’, è vero, ma non me ne accorgo dato l’uso occasionale e poi, fuori del traffico, sulle lunghe percorrenze, il consumo non è eccessivo”.


2° – Massimo Follaro, 50 anni di Roma, Opel “Rekord” (1959)
“Mi piaceva la sua linea americaneggiante retrò e poi ne avevo visto in giro pochi esemplari. L’ho presa ormai vent’anni fa nelle condizioni in cui si trova e allora mi costò solo 5 milioni di vecchie lire. Grazie alla robustezza e alla resistenza dei materiali non risente delle insidie del tempo. Devo confessare che quando piove non la uso, e per questo motivo non l’ho portata a Padova, dove era stata selezionata per lo stesso vostro concorso. Non me ne priverei per nulla al mondo”.


3° – Attilio Mocci Demartis, 59 anni di Quartu S.Elena (CA), Pegeut “203” (1959)
“L’ho acquistata da un tunisino che l’aveva portata dal suo Paese. Era completamente da restaurare, e la spesa per l’intervento non era certo giustificata dal suo valore commerciale: 15 mila euro per meccanica e carrozzeria che ora, però, ora sono perfette, grazie anche alla robustezza dei materiali originali. Sapevo comunque della solidità di questa macchina che in Nordafrica gira ancora normalmente percorrendo, con i taxi in particolare, centinaia di migliaia di chilometri. I miei allievi mi rimproverano benevolmente che inquina, dato che operiamo nel campo dell’ecologia, ma rispondo loro che non la porto mai nel traffico e che negli itinerari che percorro abitualmente non danneggia l’ambiente”.

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